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Buio fuori, luce dentro: Loris Pedrotti ci guida per la città

Quattro chiacchiere col 44enne di Castione per parlare di cecità e dei problemi connessi, nell'imminenza della Giornata del bastone bianco

Loris Pedrotti e il suo indispensabile bastone bianco (Ti-Press)

Quattro chiacchiere col 44enne di Castione per parlare di cecità e dei problemi connessi, nell'imminenza della Giornata del bastone bianco

14 ottobre 2023
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In principio era la luce. Poi, gradualmente, per Loris Pedrotti, le tenebre hanno iniziato ad avvolgere il mondo attorno a lui. La luce, allora, il 44enne di Castione ha imparato a cercarla dentro di sé, con uno spirito e un’intraprendenza che lo aiutano ad affrontare le dure sfide che la vita gli mette quotidianamente di fronte. In previsione della Giornata internazionale del bastone bianco, che si celebra il 15 ottobre, l’abbiamo incontrato per farci raccontare la sua storia.

‘Mi piacerebbe avere ancora la possibilità di tenere per le mani un bel libro, sfogliarlo e leggerlo da cima a fondo’

I genitori capiscono subito che qualcosa, nella vista di Loris, non va. «Tecnicamente, io soffro di aniridia bilaterale congenita, un disturbo assai raro in Svizzera – racconta il nostro interlocutore dopo una vigorosa stretta di mano e le presentazioni di rito –. Ad accorgersene per prima è stata mia madre, notando che reagivo in maniera un po’ stizzita ai cambiamenti di luce. Da lì sono partiti i controlli pediatrici che hanno portato a questa diagnosi». Sintetizzando, a grandi linee, Loris non ha in pratica l’iride. «Già. A volte ci scherzo su dicendo che sono uno dei pochi ‘fortunati’ che può scegliersi il colore dell’occhio. Sui documenti d’identità, ora come ora, sono definiti ‘neri’. In sé il mio problema comporta una situazione in costante evoluzione. Da un giorno all’altro cambiano (in modo regressivo) le condizioni, e dunque ciò che posso distinguere. Ora sono solo contorni e forme, vaghi accenni di colore. Domani chissà… E questo continuo cambiamento un po’ stanca». Ma a stancare, soprattutto, sono i continui viaggi di questi anni a Lucerna, al centro oftalmologico specializzato, per analisi e operazioni. Ben 8 quelle sostenute negli ultimi 2 anni. «Il trapianto di cornea, oltre a essere rischioso, potrebbe migliorare un po’ la situazione, o almeno arrestarne il processo regressivo, ma rischierebbe di essere solo un rimedio temporaneo. Ecco perché lo tengo come ultima carta da giocare, quando davvero non ho più nulla da perdere».

Ti-PressLa Giornata del bastone bianco si celebra ogni anno il 15 ottobre

La quotidianità

‘Ho guidato finché mi sentivo sicuro al volante’

«Inizialmente era l’occhio destro quello più problematico, per cui mi sono affidato tanto al sinistro». Occhio che gli ha anche permesso di ottenere la patente di guida. «Ho guidato regolarmente per 9 anni. Poi, però, quando la mia vista è sensibilmente peggiorata, ho iniziato a guidare meno: non più di sera, non più col brutto tempo… Finché un giorno, nel 2014, ho deciso di smettere: non mi sentivo più sicuro al volante, così ho dato le chiavi a mio padre e gli ho regalato l’auto».

Assolte le scuole dell’obbligo (in una classe normale: «Sono state un po’ un incubo per me: ero l’unico che portava gli occhiali e per questo motivo venivo un po’ deriso dai compagni. In compenso però sono anche stato agevolato in certi aspetti da parte degli insegnanti»), Loris segue con successo il tirocinio di impiegato di commercio alla Federazione ticinese integrazione andicap, ora Inclusione andicap Ticino. «Dove poi ho lavorato per ventun anni come formatore, finché la salute me lo permetteva e mi permetteva di assolvere la mia mansione. Il non più poterlo fare ora mi manca».

Il bastone bianco

Prima di prendere in mano il caratteristico bastone bianco, Loris Pedrotti ha provato altre soluzioni… artigianali. «Per me il bastone bianco in quanto tale rappresentava una specie di compromesso, anche una sorta di resa verso la malattia che avanzava. Per cui all’inizio mi spostavo con bastoni autoprodotti. Ne avevo ideati di vari tipi: uno col manico riscaldato, uno con una pila in fondo per evidenziare i profili della strada, uno con il lettore mp3 integrato… Poi, alla fine, mi sono deciso, anche perché ho capito che il bastone bianco serve sì a me, ma è anche utile per essere riconosciuti dagli altri».

Ti-PressPer muoversi con il bastone (e per altri ‘trucchi’ del mestiere) Loris ha seguito i corsi impartiti dall’Unitas

Prima montagne di libri, ora l’artigianato

«Una decina d’anni fa ho ereditato una vecchia azienda agricola che era di mio nonno. Lì ci ho fatto il mio atelier: mi piace fare lavoretti di artigianato. Anche quelli, oramai, sono in costante evoluzione: ciò che posso fare è condizionato dalla mia vista. Fino a qualche anno fa erano sculture in legno e pietra, ora lavoro più spesso col vimini e il macramè. Occupo la mia giornata, e in fondo è la mia salvezza psicologica: stare con le mani in mano non fa per me… In passato mi piaceva anche la fotografia, ma ormai quello è un hobby che non posso più coltivare».

A mancargli più di ogni altra cosa è però la lettura: «Mi piacerebbe avere ancora la possibilità di tenere per le mani un bel libro, sfogliarlo e leggerlo da cima a fondo. Leggere mi piaceva tanto: a casa, ben custoditi in una vetrina, ho circa 4’000 libri, catalogati per autore e archiviati in ordine alfabetico. Li ho letti tutti… Ricordo ancora l’ultimo che ho letto, nel 2015, di James Patterson. L’ho finito a sforzo, perché ormai facevo già fatica con gli occhi, e per questo non ho tratto grande piacere dalla sua lettura. Sì, ora ‘leggo’ gli audiolibri, ma non sono la stessa cosa. Ora, più che per la trama, li scelgo per la voce del lettore».

Come ti muovi fra gli scaffali dei negozi? «Non sono mai stato un grande amante dello shopping, per cui mi affido molto agli acquisti online. La pandemia, in questo senso, ha fatto anche la sua parte. Però in certi negozi ci vado, come in quelli di alimentari e quelli di hobbistica, per i miei lavori. Lì bene o male conosco la disposizione delle cose che mi servono, e mi muovo senza troppe difficoltà tra gli scaffali».

Loris Pedrotti è un appassionato di sport? «Mi piace seguirlo. In particolare le telecronache di motociclismo e automobilismo. Purtroppo, in altri sport, come nel calcio, il commento alle immagini tv, specie di taluni commentatori, è troppo di colore e poco descrittivo dell’azione, cosa che per chi è nelle mie condizioni ha davvero poco senso…».

Per le vie della città

‘Monopattini e auto ibride sono un’insidia’

Come si muove nella quotidianità Loris Pedrotti? Come si rapporta la gente quando si trova davanti una persona col bastone bianco? Il miglior modo per scoprirlo è… provarlo nella realtà. Così ci diamo appuntamento alla stazione di Bellinzona. «In un angolo appartato: quando aspetto qualcuno o cerco un po’ di ‘tranquillità’ preferisco trovarmi una zona un po’ discosta – premette subito –. Fa indubbiamente piacere che la gente voglia aiutarti, ma a volte è anche eccessivamente insistente, e questo può pure essere stressante».

Ti-PressSi parte per il nostro tour della capitale

Iniziamo con una passeggiata lungo viale Stazione, cercando di interagire il meno possibile con Loris per restituire un’immagine che rispecchi nel modo più veritiero possibile la sua vita di tutti i giorni. Imbocca le scale sul lato ovest della stazione, «perché è il modo che conosco meglio per uscire da qui». Si ferma al primo gradino, la punta del suo bastone ‘capta’ lo sbalzo e Loris si avvicina al corrimano, ci appoggia la mano e con passo deciso le scende fino in fondo. «Quando un itinerario lo conosco bene, come questo, le possibili insidie sono minori. Va da sé, ho le mie preferenze, come questo lato della strada piuttosto che l’altro, o quel passaggio pedonale piuttosto che quell’altro, magari perché provvisto di impianto semaforico o, ancora, perché ti concede più tempo per l’attraversamento e ha un isolotto tra le due corsie».

Ti-PressIn cima alla rampa di scale sul lato ovest della stazione

Camminiamo tenendoci a debita distanza. In senso opposto si avvicina una coppia. La donna ha lo sguardo perso altrove, l’uomo invece vede Loris, scorge il suo bastone, e la sposta di lato. Una bicicletta lo supera, passando rasente perché nota solo all’ultimo il bastone bianco. «Le auto non sono un grosso problema. O, almeno, non lo erano finché non sono arrivate le vetture ibride: rispetto a quelle a benzina o alle elettriche, sono più difficili da ‘vedere’. Non è nemmeno evidente capire se si sono fermate, se hanno rallentato oppure se hanno svoltato… Ma ancora peggio è muoversi su tratti dove ci sono biciclette e monopattini: quelli davvero non li senti e si muovono assai velocemente».

Ti-PressUn ostacolo sul percorso, ravvisato dal bastone bianco

In città si stanno montando le ‘casette’ del mercato del formaggio. Loris ne scansa una all’ultimo momento: «Già, le insidie più grosse che si possono incontrare su un percorso sono gli ostacoli che non ho memorizzato. O quelli temporanei. Come una buca, una costruzione temporanea, un cantiere o altro. Fondamentalmente il mio problema è che ragiono ancora troppo da ‘vedente’, per cui mi affido di più alla memoria che alla percezione (limitata) del bastone bianco. Ecco, se girassi per viale Stazione il mercoledì avrei sicuramente più difficoltà data la presenza delle bancarelle del mercato».

Ti-PressPasso sicuro sul porfido di Piazza Nosetto

Arriviamo in Piazza Governo. Qui ci fermiamo alla terrazza di un ristorante per bere qualcosa. Lasciamo che Loris faccia tutto in completa autonomia. Si accomoda al tavolo scelto con estrema disinvoltura. Poi si versa da bere: per capire quando il bicchiere è colmo a sufficienza posa un dito sull’orlo, in modo da percepire l’eventuale schiuma arrivare fino in cima. E pagare, come va? «Di solito, se bevo unicamente qualcosa, pago subito: estraggo il borsellino e chiedo subito quant’è. Se invece mangio anche, e raramente lo faccio da solo al ristorante, a fine pasto mi faccio dire l’importo da pagare e poi saldo». Contanti o carta di credito? «Con la pandemia, molti sono passati dal denaro contante alla carta di credito. Io, invece, ho fatto il contrario. Non ho ancora sviluppato una sensibilità del tatto tale da poter riconoscere le banconote attraverso gli accorgimenti studiati per le persone con problemi alla vista, per cui lo faccio per le loro dimensioni: le banconote svizzere infatti sono tutte larghe uguali, ma si distinguono per la loro lunghezza, crescente in base al loro valore. Il problema nasce però quando ne hai solo una di banconota… Va poi detto che di recente hanno creato un’app che permette di riconoscerle e questo ha indubbiamente semplificato di molto le cose. Le monete invece non rappresentano un grosso problema: le riconosci per le loro caratteristiche, o per la loro grandezza».

Ti-PressSull’autopostale, in piedi: ‘Tanto il percorso è breve’

È tempo di ripartire. Direzione via Orico. Dove prendiamo un bus in direzione stazione. O, meglio, invitiamo Loris farci salire sul bus che porta in stazione. «Grazie a una tessera, le persone con problemi alla vista possono viaggiare gratuitamente sui bus all’interno delle aree urbane delle principali città svizzere. Altrimenti, per l’acquisto dei biglietti mi servo dell’app delle Ffs, che è molto pratica. A volte però capita che ci siano problemi di connessione, e allora devo passare al… piano B. Che può essere l’acquisto al distributore automatico che, comunque, ha tutti gli accorgimenti per le persone con problemi di vista». Arriva un bus e si ferma. Scende l’autista, che si avvicina a Loris per chiedere se necessita di aiuto: «No, no grazie, non prendiamo questo». Poi ci spiega: «È troppo piccolo, e muoversi in spazi ristretti con il bastone bianco non è l’ideale. Aspettiamo il prossimo». Che arriva in una manciata di minuti più tardi. “Sei minuti”, recita il messaggio registrato che esce dallo speaker del tabellone della fermata del bus, attivato da un bottone premuto da Loris alla sua base. Un bottone di cui, e non abbiamo vergogna ad ammetterlo, fin lì ignoravamo l’esistenza. «Ma questo, e molti altri ‘trucchetti’ che ti aiutano nella quotidianità te li spiegano al corso specifico che viene impartito dall’Unitas (l’Associazione ciechi e ipovedenti della Svizzera italiana, ndr)». Siamo al punto di partenza, in stazione. Dove ci congediamo da Loris, che monta sul treno in direzione di Castione. Facendolo, come tutto sin lì, muovendosi con assoluta disinvoltura.

Ti-PressSi torna al punto di partenza