Ticino

HelvEthica sull’e-mail del Cantone: ‘Votateci e finanziateci’

Il messaggio è stato ricevuto anche da diversi docenti. Il cancelliere dello Stato: ‘Comunicazioni politiche ammesse solo con il consenso del ricevente’

Mandate nel complesso 25mila e-mail
(Keystone)
4 ottobre 2023
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Un’e-mail, con tanto di codice Qr per eventuali versamenti e modulo di adesione. Mittente HelvEthica. Il messaggio di posta elettronica è stato inviato durante la scorsa settimana anche a diversi docenti ticinesi. Che lo hanno ricevuto all’indirizzo aziendale – edu.ti.ch – di Amministrazione cantonale. Obiettivo di HelvEthica? Promuovere il movimento politico, entrato con due deputati in Gran Consiglio alle elezioni di aprile, in vista delle Federali del prossimo 22 ottobre.

Dati i precedenti, la questione è più complessa di quanto possa apparire. Facciamo un passo indietro. Nei mesi scorsi il Consiglio di Stato ha avviato un’inchiesta disciplinare nei confronti di Enrico Quaresmini e Paolo Galbiati – docenti liceali e membri dell’associazione ErreDiPi, la Rete per la difesa delle pensioni costituitasi in seguito alla decisione dell’Istituto di previdenza del Canton Ticino di abbassare il tasso di conversione –, “per l’utilizzo improprio degli indirizzi e-mail aziendali (dell’Amministrazione cantonale, ndr) per scopi propagandistici”. Inchiesta affidata al consulente giuridico del governo Francesco Catenazzi e al capo della Sezione amministrativa del Dipartimento educazione, cultura e sport Giorgio Franchini. E con HelvEthica cosa succederà? Due pesi e due misure? La domanda comunque si pone: come si comporta l’Amministrazione cantonale nel caso di e-mail indirizzate in massa al personale statale? Abbiamo interpellato il cancelliere dello Stato Arnoldo Coduri.

Arrivano spesso e-mail di questo tipo? Ne sono arrivate recentemente da altri partiti o movimenti politici?

Situazioni di questo genere sono già capitate in passato, anche se finora non frequentemente. Visto che i nomi delle collaboratrici e dei collaboratori dei dipendenti dello Stato sono pubblici, è abbastanza semplice costruire una lista di indirizzi. Partiti, movimenti politici e – più in generale – chi desidera fare un invio di massa dovrebbe però tenere conto del fatto che gli invii a fini politici o pubblicitari tramite posta elettronica sono ammessi solo con il consenso esplicito e preventivo da parte del ricevente (nel concreto: le persone devono iscriversi a una newsletter o altra comunicazione). Chi effettua materialmente gli invii, poi, deve ricordare che la posta elettronica professionale e gli strumenti informatici in Amministrazione cantonale possono essere usati per scopi privati solo se ciò non ostacola l’attività di servizio. Se queste regole non sono rispettate, il Consiglio di Stato è autorizzato a intervenire per preservare la normale attività dell’Amministrazione cantonale.

Come si può prevenire il fenomeno? Si possono applicare dei filtri?

Più che parlare di prevenzione, è utile spiegare il tipo di accordo che abbiamo trovato con le associazioni del personale che avevano una concreta esigenza di inviare informazioni di interesse diretto per i dipendenti. L’approccio ha tenuto conto di quanto stabilito dal Tribunale federale che ha riconosciuto l’interesse pubblico di garantire ordine, qualità ed efficienza dei servizi dell’Amministrazione cantonale anche nell’ambito della regolamentazione dell’accesso dei rappresentanti sindacali agli stabili dello Stato. Dato che sia il contatto con i funzionari dello Stato mediante posta elettronica, sia il contatto diretto all’interno degli stabili dello Stato potenzialmente potrebbero intralciare le attività dei servizi cantonali, sono state concordate con le parti sindacali una serie di disposizioni che regolamentano non solo l’accesso agli stabili pubblici, ma anche le modalità di comunicazione elettronica. Ad oggi i sindacati del personale dello Stato dispongono di uno spazio sulla pagina intranet dove inserire le informazioni con un interesse diretto per i dipendenti dello Stato. Le parti sindacali possono inviare informative direttamente solo se in possesso di un consenso esplicito e preventivo. In sostanza se i dipendenti si iscrivono nelle liste di distribuzione.

Al netto del caso di ErreDiPi, sono state o verranno prese delle misure al riguardo del messaggio di HelvEthica?

Non trattandosi di parti sindacali riconosciute, non c’è differenza tra le due comunicazioni. In entrambi i casi vale il principio che questo genere di invii non dovrebbe avvenire senza il consenso esplicito e preventivo del ricevente. Se fosse accertato un effetto negativo sulla qualità dei servizi dello Stato, il Consiglio di Stato potrebbe decidere di procedere con un blocco tecnico in entrata. Segnaliamo che già oggi una grande moltitudine di messaggi di posta elettronica con contenuti pubblicitari indesiderati o inviati da indirizzi non riconosciuti e non verificati (comunemente chiamati Spam) viene bloccata automaticamente dai sistemi.

La questione è soprattutto politica, siamo in piena campagna elettorale. Cosa implica la volontà di voler raggiungere nello specifico i docenti?

Riguardo agli scopi di questa azione non possiamo naturalmente esprimerci. Ci limitiamo a notare che, spesso, l’invio di messaggi non richiesti può produrre addirittura un effetto contrario a quello auspicato.

L’informatico risponde

‘Chi ha ricevuto l’e-mail ha acconsentito a delle comunicazioni politiche’

«Sono state mandate nel complesso 25mila e-mail. L’obiettivo non era raggiungere i docenti nello specifico o i dipendenti statali, semplicemente alcuni possessori di un indirizzo edu.ti.ch avevano acconsentito a ricevere delle comunicazioni politiche». Raggiunto dalla ‘Regione’, spiega così l’informatico – che preferisce rimanere anonimo – come si è occupato dell’invio dell’e-mail di HelvEthica. «Si tratta – prosegue – di liste proposte da delle aziende di marketing che contengono gli indirizzi di persone che a un certo punto hanno accettato di ricevere delle e-mail su un certo tema. Chi ha ricevuto questo messaggio non ha acconsentito di essere raggiunto in particolare da HelvEthica, ma da contenuti simili. Noi come azienda non abbiamo il controllo delle liste che compriamo, ma ci assicuriamo di rispettare la legge in materia di invio di e-mail pubblicitarie. Collaboriamo con molti partiti e candidati, soprattutto con quelli più piccoli i cui comunicati stampa non sono solitamente pubblicati dai media, questo perché crediamo che un elettorato informato delle scelte politiche agisca con una migliore consapevolezza. In tal senso, ci assicuriamo sempre che quanto viene inviato sia conforme alla verità, ovvero che rappresenti correttamente le posizioni, e che ci sia sempre la possibilità di disiscriversi; c’è una differenza importante tra l’e-mail marketing e lo Spam».

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