Ticino

Operazione ‘Cavalli di razza’, da Lugano al tribunale di Firenze

In aula due imputati che hanno operato anche in Ticino. Sono accusati di traffico internazionale di stupefacenti con aggravante mafiosa

Arrestati da polizia cantonale e federale
(Ti-Press)
13 giugno 2023
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È iniziata l'udienza preliminare al tribunale di Firenze per il troncone toscano dell'operazione “Cavalli di razza”. 23 gli imputati, accusati a vario titolo di associazione a delinquere finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti (con l'aggravante mafiosa), possesso e fabbricazione di documenti d'identità falsi, detenzione di droga ai fini di spaccio, favoreggiamento personale e corruzione per atto contrario ai doveri d'ufficio.

Undici gli imputati che devono rispondere del reato associativo. Fra loro ci sono un 60enne milanese residente a Melano con permesso B e un 43enne calabrese a suo tempo domiciliato a Lugano, titolare di un permesso G. Entrambi sono stati arrestati in Ticino dalla polizia cantonale e da quella federale in occasione del blitz del novembre 2021.

Gli imputati “ticinesi” sono due figure di spicco secondo quanto emerge dalle carte processuali. Entrambi avrebbero avuto un ruolo apicale nell'ingente traffico di cocaina dall'Ecuador ai porti di Livorno a Vado Ligure. Il più giovane dei due, attualmente agli arresti domiciliari a Guardavalle (Catanzaro), presunto aderente alla locale ’ndrina, collegata alla cosca Molè, uno dei più potenti clan ’ndranghetista della piana di Gioia Tauro, è accusato di essere stato dall'agosto 2019 il committente che gestiva per conto dell'organizzazione l'importazione della cocaina. A Lugano il 43enne calabrese era arrivato nell'aprile 2017 per lavorare come cameriere (una occupazione, stando agli investigatori, di copertura per occultare l'attività di trafficante di cocaina e per beneficiare del permesso di soggiorno) in un ristorante di Lugano, il cui titolare era allora il 60enne milanese, originario di Senago.

Quest'ultimo, attualmente in libertà, è accusato di essere stato uno stretto e fidato collaboratore del 43enne calabrese tanto da diventare ‘la longa manus’. Il 60enne, per l'accusa, “si occupava delle movimentazioni delle ingenti somme di denaro frutto dei traffici di stupefacenti, svolgeva alla lettera gli incarichi affidatigli dal 43enne e fungeva anche da suo autista personale”. In sostanza il ruolo del 60enne sarebbe stato quello di collettore del denaro appartenente all'organizzazione. A questo proposito c'è d'aggiungere che gli investigatori svizzeri che hanno collaborato all'indagine della magistratura toscana hanno documentato frequenti viaggi del 60enne milanese da Lugano e Berna. L'udienza preliminare di Firenze continuerà nelle prossime settimane. Se il procedimento nel capoluogo toscano registra tempi abbastanza lunghi, quelli celebrati da Milano e Como, a carico di una cinquantina di imputati arrestati nell'ambito del filone lombardo dell'operazione “Cavalli di razza” hanno seguito percorsi spediti, tanto che nel capoluogo lombardo siamo già al processo di secondo grado. Sia a Milano che a Como sono state inflitte pesanti condanne. Fino a 20 anni di carcere.

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