Ticino

Afi e Api solo per chi risiede legalmente in Ticino

La modifica al vaglio del Gran Consiglio prevede pure lo scambio automatico di dati tra l’Ufficio migrazione e l’Istituto delle assicurazioni sociali

(Foto: Ti-Press)
27 luglio 2019
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Solo i residenti in Ticino hanno il diritto a ricevere l’assegno familiare integrativo (Afi) e l’assegno di prima infanzia (Api). Un criterio già valido oggi che il Consiglio di Stato intende esplicitare nella legge, grazie alla modifica proposta con il messaggio licenziato la settimana scorsa. L’intervento normativo sulla Legge sugli assegni familiari del 18 dicembre 2008 (Laf) mira da un lato a specificare la necessità della residenza “legale” in Ticino per il genitore che ha diritto all’assegno; dall’altra a velocizzare la comunicazione delle informazioni fra differenti enti pubblici, grazie all’autorizzazione dello scambio automatico di dati tra la Cassa cantonale di compensazione per gli assegni familiari e l’Ufficio della migrazione del Dipartimento delle istituzioni (Di). Questo non avviene oggi, in quanto “l’organo di esecuzione degli Afi-Api – spiega il governo nel messaggio – deve mantenere il segreto nei confronti di terzi”, Dipartimento delle istituzioni compreso. Le informazioni possono essere comunicate solo in casi particolari previsti dal regolamento. Situazione non ideale, poiché “la Cassa cantonale di compensazione per gli assegni familiari ha interesse a poter sapere se lo straniero è in possesso di un permesso in corso di validità”, afferma l’Esecutivo. Simili modifiche sono già state attuate per quanto riguarda le prestazioni complementari all’Avs/Ai (Pc). Come spiega alla ‘Regione’ l’Istituto delle assicurazioni sociali (Ias) “questo scambio di informazioni ha già delle basi legali specifiche”. Stando all’istituto, con la modifica normativa ora proposta e che sarà presto all’esame del Gran Consiglio si andrebbe a colmare “la lacuna rimasta per i beneficiari di Afi/Api”. Per il momento, se il beneficiario perde il permesso di dimora e l’Ufficio di migrazione non lo segnala automaticamente, l’Istituto delle assicurazioni sociali “rischia di pagare altre mensilità prima di sapere che la persona ha perso uno dei presupposti al diritto” (ovvero la residenza in Ticino). In passato, “anche se raramente”, si sono appunto verificate situazioni nelle quali “si è versato più a lungo del dovuto”, aggiungono dall’Istituto delle assicurazioni sociali. In questi casi si è in seguito presentata “la necessità di attivare la richiesta di restituzione”, con tutti i contrattempi burocratici del caso.

Interventi in vista

Per quanto riguarda le conseguenze finanziarie di questo adeguamento legislativo l’Esecutivo prevede un certo risparmio per il Cantone, anche se “assai limitato”. La modifica proposta è di tipo, diciamo così, procedurale. Per quanto riguarda invece l’importo dell’assegno e i relativi beneficiari come noto sono previste novità nei prossimi mesi. Nell’ambito dell’accordo politico trovato in Consiglio di Stato sul pacchetto fiscale presentato di recente (vedi la ‘Regione’ dell’11 luglio), sono stati riservati 15 milioni di franchi per misure nel campo della socialità. Parte di questo importo sarà verosimilmente destinato agli assegni familiari, come del resto specificato dal direttore del Dipartimento sanità e socialità Raffaele De Rosa al nostro giornale, che ha dichiarato di aver previsto “misure a sostegno deli Afi/Api”. Per capire quale sarà il contributo destinato a questi strumenti di politica familiare occorrerà attendere il messaggio specifico. A maggio, fra l’altro, il Partito socialista ha inoltrato due iniziative parlamentari riguardo questi assegni. Stando agli iniziativisti assegni familiari di prima infanzia e assegni integrativi “hanno subito eccessivi tagli con la manovra finanziaria di rientro del 2016, le cui conseguenze sono molto più dolorose di quanto previsto. I tagli hanno costretto più di 800 famiglie a vedersi negare questi assegni”.

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