Un'interpellanza di Bignasca (Lega), Ducry (Ps/indipendente) e Gaffuri (Plr) chiede al governo ulteriori chiarimenti sulla situazione del latitante italiano
"Negli elenchi dei latitanti italiani fuggiti all’estero durante o dopo gli Anni di piombo, figura anche Alvaro Baragiola Lojacono, condannato per due assassini (di un giudice e un militante di destra negli anni '70). Fuggito in Svizzera, ricevette il passaporto rossocrociato e rifiutò quello italiano, così da non poter essere estradato. Ha vissuto in Ticino per diversi anni, è stato arrestato a Lugano l’8 giugno 1988 e fu condannato per il caso Tartaglione". Lo ricordano, in un'interpellanza inoltrata oggi al Consiglio di Stato, Boris Bignasca (Lega), Jacques Ducry (Ps/indipendente) e Sebastiano Gaffuri (Plr). Ora, insistono i tre deputati "sembrerebbe che lavori per un’università svizzera (Friborgo) in qualità di “esperto su temi di sicurezza e conflitti” (e non è sarcasmo!). A prescindere dalle richieste italiane di estradizione, sulle quali si dovranno chinare gli organi di competenza, a noi preme fare chiarezza sul trascorso in Ticino, sulla concessione di naturalizzazione e sulle responsabilità politiche assunte dai responsabili di allora".
Pertanto, Bignasca, Ducry e Gaffuri chiedono al governo:
1) Chi fu Consigliere di Stato a capo del Dipartimento di Polizia, degli Interni e di Giustizia ai tempi dell’accaduto?
2) Quali erano i rapporti tra l’allora Governo, rispettivamente i singoli Consiglieri di Stato e la famiglia Baragiola?
3) Come è possibile che un terrorista ricercato internazionalmente abbia ricevuto il passaporto svizzero? Quali verifiche vennero svolte?
4) Per quali capi d’accusa è stato processato e condannato Baragiola in Svizzera?
5) Vi sono stati altri procedimenti oltre a quello per cui è stato processato, aperti nei suoi confronti in Svizzera? In caso affermativo, come si sono chiusi? Rispettivamente vi sono incarti ancora aperti nei suoi confronti?