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La tappa del rally non passerà dalla Valle di Muggio

Il Municipio di Breggia ha posto, a maggioranza, il proprio veto sulla richiesta di autorizzazione degli organizzatori per una ‘nuova’ prova speciale

Nella regione è divisivo
(Ti-Press/Archivio)
10 aprile 2024
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Nel Mendrisiotto ci sono poche manifestazioni divisive quanto i rally. Lo dicono le mobilitazioni popolari, gli atti parlamentari e persino i ricorsi che nel passato prossimo hanno portato il tema persino davanti ai giudici. Era la primavera del 2018 quando il Tribunale amministrativo cantonale (Tram) dava ragione ai contrari e definiva ‘illegittima’ la prova speciale ‘Penz’ dell’anno precedente, corsa in giugno, quindi all’interno del periodo dichiarato ‘off limits’ per motivi ambientali. Spostata la data (a settembre), la kermesse è tornata a misurarsi sul circuito del Basso Mendrisiotto. Una buona notizia per gli appassionati, un boccone amaro per gli ambientalisti e quanti non la vedono di buon occhio, proprio per i problemi di smog che affliggono da tempo questo territorio. Il conflitto si è riproposto di recente, quando gli organizzatori del Rally del Ticino – alla sua ventiseiesima edizione, prevista da calendario il 27 e 28 settembre – sono andati a bussare alla porta dei Municipi di Morbio Inferiore e Breggia, e di transenna anche a Castel San Pietro. L’idea? Riportare l’evento sulle strade della Valle di Muggio, ovvero lì dove l’ultima volta si era gareggiato nel 2006. Tant’è che, non appena si è sparsa la notizia, nella regione sono iniziati i mal di pancia.

Un ‘no’ inatteso

Il Comitato promotore, però, non ha trovato aperto ovunque. Staccato il via libera da Morbio Inferiore – nei programmi sede della partenza della ‘nuova’ prova speciale –, a Breggia lunedì sera l’Esecutivo ha deciso, a stretta maggioranza, di non concedere l’autorizzazione. Il dibattito al tavolo del ‘governo’ comunale, sia chiaro, non è mancato. Alla fine, tuttavia, come abbiamo potuto appurare, a prevalere sono stati i ‘no’; e a fare la differenza è stato il veto del sindaco Plr Stefano Coduri. La scelta, di sicuro, non è stata semplice davanti a un dossier così controverso, ma ha portato alla luce una buona dose di coraggio da parte degli amministratori. Tanto più che la tematica, una volta di più, ha diviso la politica, soprattutto in casa Plr e Centro, visto che nell’area progressista a livello distrettuale ci si è sempre dichiarati contrari. Inoltre, sin qui dai Comuni toccati dalla manifestazione in questi anni – Balerna, Novazzano e Chiasso – non è mai mancato il nullaosta. Qualcosa, insomma, sta cambiando anche su questo piano.

Tra timori e aspettative

In valle, quindi, in molti hanno tirato un sospiro di sollievo: a Sinistra si era già da un po’ sul chi va là e tra gli ambientalisti della zona si era pronti a salire sulle barricate pur di fermare il rally. Certo, sul versante opposto, non mancavano i sostenitori. Ora comunque il Comitato organizzatore dovrà rivedere i propri programmi. In effetti, sul calendario dei campionati svizzeri 2024, il Rally del Ticino, fatto salve le date, risulta ancora ‘da confermare’. Non che i promotori non abbiano cercato di mettere tutte le loro carte sul tavolo, chiedendo e ottenendo altresì un incontro di prassi per illustrare nei dettagli all’autorità locale la tappa momò – considerata quanto mai importante nell’ambito dell’iniziativa di carattere motoristico –, ma a quanto pare non è bastato.

Nei piani la prova speciale era stata agendata per venerdì 27 settembre, in serata: un unico passaggio su un percorso di circa 8 chilometri con partenza, come detto, da Morbio Inferiore e di seguito il transito da Morbio Superiore, Caneggio, Bruzella e Cabbio, e con il rientro a passo d’uomo dal territorio di Castel San Pietro che, da nostre informazioni, avrebbe dato preavviso favorevole. Messi in campo tutti i dispositivi di sicurezza, la gara avrebbe previsto la chiusura delle strade interessate e l’occupazione del suolo locale per circa 3 ore. Pianificate anche delle navette per trasferire il pubblico da un punto di ritrovo al tracciato di gara, evitando nelle intenzioni problemi di traffico. Tutti accorgimenti sui quali gli organizzatori sembravano confidare non poco, facendo leva pure sulle possibili ricadute della manifestazione.

Tra motori e indotto

In una lettera indirizzata a tempo debito all’Esecutivo, i promotori hanno evidenziato, infatti, il potenziale indotto per gli esercizi pubblici e le associazioni della valle. Società che si intendeva coinvolgere, affidando loro l’allestimento di punti di ristoro lungo il percorso. Come dire, tra gara e ricognizioni, che per la regione si prospettavano buoni affari, oltre a promuovere la valle. La maggioranza dei municipali, però, non ha ceduto alle ‘sirene’ del rally, prendendo un’altra strada. Sull’altro piatto della bilancia viene da pensare si sia messo l’impatto che una tale kermesse può avere su un territorio. Ricadute in particolare di valenza ambientale sulle quali i contrari hanno sempre posto l’accento in questi anni. Su Breggia questi aspetti hanno avuto un peso, forse maggiore di quello che viene valutato a livello cantonale.

Pur riconoscendo che le “manifestazioni automobilistiche come il Rally del Ticino possono causare un certo impatto ambientale, seppur momentaneo, con parziali effetti sull’inquinamento atmosferico e fonico”, in una risposta del gennaio 2022 a una interrogazione, il Consiglio di Stato poneva infatti l’evento sullo stesso piano di “qualsiasi grande manifestazione” quanto a emissioni inquinanti, rimandando alla pianificazione cantonale delle gare motoristiche e alle norme in vigore. A cominciare dalla limitazione numerica – 10 all’anno – e dal calendario stagionale, almeno durante i periodi di smog elevato.

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