Mendrisiotto

La Masseria di Vigino è a un passo dalla salvezza

Il Municipio di Castel San Pietro ha trovato un alleato nella Fondazione Carozza, che finanzierà il restauro. Poi il Comune se ne prenderà cura

Scampato pericolo
(Ti-Press)
11 novembre 2023
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La Masseria di Vigino potrà essere salvata. Questa volta sembra proprio che, allungando la mano, la comunità di Castel San Pietro riuscirà ad afferrare la soluzione tanto sperata e rincorsa per anni. Piegata dall’incuria del tempo e da un rischio reale di andare perduta, questa testimonianza del passato rurale del Mendrisiotto oggi ha l’opportunità concreta di ritrovare la dignità che le spetta, quale bene culturale protetto a livello cantonale (dal 2007). Muovendosi in silenzio, il Municipio locale è riuscito, infatti, a trovare nella Fondazione Carozza un alleato prezioso per quella che, da sempre, è una operazione importante, dal profilo storico e finanziario. Un mecenate si è detto pronto a farsi carico degli oneri del restauro conservativo – si parla di 10 milioni di franchi –, nel rispetto dei vincoli, e a rimettere, poi, a titolo gratuito l’edificio nelle mani del Comune, che potrà averne cura e destinarlo a un “uso di pubblica utilità”. L’antica masseria, insomma, potrebbe vivere un vero nuovo ‘rinascimento’.

Raggiunto un ‘Accordo di collaborazione’

L’‘Accordo di collaborazione’ è già pronto, e con esso il messaggio municipale che, giusto ieri, è stato reso ufficiale. Adesso non mancano che la firma del Consiglio di Stato, proprietario del complesso datato della prima metà del XV secolo, in calce all’atto di cessione della masseria alla Fondazione – costituita tre anni or sono a Lugano ed emanazione dei proprietari del gruppo bergamasco leader nel mondo della produzione di macchine agricole – e il via libera del Consiglio comunale, atteso per il dicembre prossimo. Poi a Castello, come nel resto del Distretto, si potrà davvero tirare un sospiro di sollievo e aggiungere Vigino tra gli obiettivi raggiunti.

‘La migliore soluzione possibile’

L’“impegno formale” messo sul tavolo, del resto, rincuora anche lo stesso Cantone, che ha seguito passo dopo passo la trattativa e che da tempo era alla ricerca di un attore realmente interessato alla valorizzazione di Vigino. Per tutti, in effetti, la nuova prospettiva viene giudicata “la migliore soluzione possibile”. Per ora sulla carta, di fatto, ripaga di tante preoccupazioni e altrettante delusioni. Stavolta, ci fa capire la sindaca di Castel San Pietro Alessia Ponti, sarà possibile portare a casa il risultato. «E grazie a un proficuo lavoro di squadra». Un operato che ha convinto, peraltro, la Fondazione Carozza a spostare la sua attenzione sulla masseria. «Eravamo già in contatto da un paio di anni con i membri della Fondazione – ci conferma la sindaca – e da parte loro c’era la volontà di fare qualcosa per la nostra comunità». Comunità che diversi anni or sono ha accolto la famiglia Carozza.

E di sicuro il recupero di Vigino, “uno dei simboli del nostro Distretto contadino”, lascerà un segno indelebile nel territorio. Di fatto, questa operazione rappresenta, come si evidenzia nel messaggio, “la chiave per il rinnovamento di questo luogo di memoria”. Tanto più, come ricorda anche il Comune, che a valle e a monte del complesso vi è una “area dall’enorme valore culturale, paesaggistico, storico, agricolo e di svago”, contraddistinta “da un’ampia possibilità di libero accesso e di percorsi pubblici”.

L'area sarà ‘frazionata‘

Il Municipio di Castello, insomma, non fatica a definire “storica” l’importanza della proposta ricevuta che, come detto, consegna gli strumenti per affrancarsi da decenni di abbandono della masseria, giunta “a un passo dalla definitiva rovina”. In effetti, si annota ancora nel dossier, “solo grazie agli sforzi di messa in sicurezza intrapresi dallo Stato – che a suo tempo ha messo a disposizione 400mila franchi –, su sollecitazione comunale, si è riusciti a evitare la perdita irreparabile di questo prezioso patrimonio culturale”.

Ora nelle mani della Fondazione (di pubblica utilità) saranno messi poco più di 4mila metri quadrati, a fronte degli oltre 59mila che costituiscono la proprietà cantonale, e secondo uno scorporo già avallato dalla Sezione dell’agricoltura. E ciò grazie appunto a un accordo che risponde alle aspettative del governo e salvaguardia l’interesse pubblico dell’operazione, intesa alla mano, “nel pieno rispetto delle norme di tutela del bene culturale”. D’altro canto, lo Stato cederà il “nuovo fondo” di Vigino per 800mila franchi. A sua volta, la Fondazione avrà la facoltà di scegliere “liberamente” a chi affidarsi per le opere di restauro, non venendo meno, però, là dove sarà richiesto, all’applicazione della Legge sulle commesse pubbliche.

‘Come un sei al lotto‘

«Ci troviamo di fronte a una soluzione d’eccezione – Antonio De Nigris, capo dell’Ufficio del demanio non ha esitazioni –: è un po’ come fare un sei al lotto. Ma, miracolosamente, ogni tanto capita. Infatti, c’è una convergenza assoluta su questa operazione, di fatto senza scopo di lucro. Io stesso, negli anni, ho assistito al degrado della masseria che avanzava. Quindi sono davvero contento che si riesca a concretizzare questo obiettivo». Il capoufficio faceva fatica ormai a vedere quell’incarto voluminoso sul tavolo senza avere una via d’uscita. Ben consapevole che sin qui lo scoglio da superare era quello finanziario – tale da frenare anche gli sforzi dell’Ente regionale per lo sviluppo –, la volontà cantonale di favorire un intervento di restauro, tiene a rammentare De Nigris, non è mai mancata. Lo stesso capo dei Beni culturali Endrio Ruggiero, da queste colonne, ci aveva confermato di restare «ottimista e fiducioso».

Pochi anni fa un tentativo simile, da parte da un’altra fondazione, non era però andato a buon fine. Cosa è cambiato? «Anche all’epoca l’operazione era interessante, alla base però, ieri come oggi, vi sono delle cautele che non possono essere disattese. La particolarità adesso è proprio l’accordo in sé. Nella mia carriera professionale non ho mai visto una convenzione di questo genere: rappresenta davvero una eccezione».

Contenuti cercansi

Salvata la masseria, il passo successivo ora sarà individuare i contenuti con i quali far vivere, di nuovo, Vigino. Il compito dalla primavera scorsa è stato affidato alla Commissione municipale consultiva. E poste queste nuove premesse, i lavori commissionali, si ricorda nel messaggio del Municipio, “acquisiscono ancora maggiore concretezza e importanza nell’ottica della definizione del progetto di restauro per la valorizzazione della Masseria di Vigino”.

Al momento, si ribadisce, “si stanno esplorando diverse possibilità che abbracciano l’arte, la cultura, l’ambito sociale, l’istruzione, l’agricoltura, la produzione locale e il turismo”. Senza trascurare che questa opera “non solo rafforzerà la nostra identità locale, ma creerà anche nuove opportunità per i cittadini del Mendrisiotto”. Su queste basi l’esecutivo è ben disposto ad accantonare 150mila franchi per la gestione del bene. D’altra parte, si tratta pur sempre di “un’occasione straordinaria e imperdibile”. E di questi tempi non capita spesso.

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