Mendrisiotto

Quelle storie che restano nella testa e nel cuore

Sempre più il Telefono Sos Infanzia si ritrova in ascolto di casi di giovani con problemi di dipendenze.‘Si raccontano perché hanno fiducia in noi’

Da sin. Lidia Canonico e Tina Mantovani nella sede chiassese del Telefono
12 ottobre 2023
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Sono giovani, a volte giovanissimi. E spesso si ritrovano in mezzo a problemi più grandi di loro. Sempre più in questi anni le loro storie parlano di abusi, ma soprattutto di alcol e droghe. Ma anche di maltrattamenti, in particolare psicologici, sullo sfondo episodi di bullismo. Anche i casi che corrono lungo il filo del Telefono Sos Infanzia, del resto, sono lo specchio di una società che cambia, e in fretta, che si vuole fluida e non sa comunicare. Nata ormai 35 anni orsono per squarciare il velo del silenzio e dell'ipocrisia su un fenomeno come gli abusi sui minori, l'Associazione fondata da Federico Mari e oggi coordinata da Paolo Frangi, ha visto evolvere nel tempo la casistica delle problematiche che permeano la nostra realtà. A non essere cambiato, ieri come oggi, è il bisogno di chiedere aiuto da parte delle persone che si aggrappano allo 091 682 33 33 (dalle 9 alle 21) dall'intera Svizzera italiana (e qualcuno pure da oltrefrontiera) come a un‘àncora di salvezza. All'altro capo, infatti, trovano ascolto.

‘Occorre saper cogliere i segnali’

Ogni volta che Tina Mantovani, volontaria del Telefono fin dal primo giorno, ripensa alle tante chiamate ricevute, sente salire l'emozione, e un brivido corre lungo la schiena. Perché le parole che sente sono piene di dolore. «Poi l'esperienza acquisita nel tempo e gli specialisti (tutti volontari) al nostro fianco – ci dice – ti mettono in condizione di metterti in ascolto con empatia, senza esprimere dei giudizi e riuscendo a cogliere i segnali importanti». Certo occorre avere una conoscenza attenta del territorio e sapersi muovere attraverso le istituzioni e la rete dei servizi, a cominciare dal Servizio antidroga della Polizia Regione I di Chiasso (punto di riferimento il sergente maggiore Mauro Mantovani), interlocutori privilegiati dell'Associazione.

«Ciò che conta – spiega ancora Tina – è far capire che c’è una persona vera all'ascolto e calibrare le parole, proprio per non spezzare il filo che ci lega al nostro interlocutore». Nella maggior parte dei casi, poi, all'altro capo del ricevitore vi sono genitori - per lo più madri - nonni o familiari, i primi a comporre il numero e a segnalare o più semplicemente a cercare una spalla a cui appoggiarsi. «Sebbene sia difficile rivelare la propria sfera intima». L'anno scorso in totale sono stati 50 i casi venuti alla luce; e di questi, come ci fa notare Tina, 35 si sono dimostrati complessi. «In effetti, spesso oggi ci chiedono un sostegno anche per essere accompagnati dai servizi». E qui è Lidia Canonico, come Tina una volontaria da sempre del Telefono e responsabile dell'Associazione La Sorgente, a tendere una mano: sul campo ci lavora da anni e con i ragazzi ha un ‘feeling’ speciale.

Quel filo diretto

«A volte – ci mette a parte Lidia – mi chiedono come mai questi giovani (cosi come i genitori) si rivolgono a noi e non ai servizi o alle istituzioni. Io rispondo, perché noi siamo persone come loro. Non indossiamo un camice bianco e ci prendiamo il tempo per starli ad ascoltare. Di conseguenza queste persone si fidano più di noi che degli specialisti e ci chiedono di averci al loro fianco quando devono presentarsi dai servizi, magari perché è la prima volta o perché i genitori non sanno cosa muoversi».

E Lidia non si tira mai indietro. «Mi capita – racconta – di uscire anche di notte. Ma non ho paura, e loro, come detto, si affidano a me. Anzi, devo dire che a volte cerco di prenderli per la gola». A quel punto, cadute le barriere, è più semplice entrare nel loro mondo, fatto di esperienze forti e che possono segnare l'anima, tra consumo di sostanze e rapporti che potrebbero nascondere delle violenze.

In cima alla casistica problemi di droga e alcol

Non a caso tra le segnalazioni più numerose ci sono appunto quelle correlate alle dipendenze, seguite dai maltrattamenti psicologici, legati al bullismo e al mondo dei social network, e le problematiche famigliari che riconducono, annotano le volontarie, a storie di malattie, perdita di lavoro e separazioni. Ma quelle del Telefono Sos Infanzia non sono statistiche ‘canoniche’. «Noi – tiene a precisare Lidia – non teniamo delle cartelle. I casi sono nella nostra testa e nel nostro cuore».

Negli ultimi anni, però, sembra essere meno visibile il fenomeno degli abusi sui minori, che ha dato il ‘là’ all'operato dell'Associazione. Un fenomeno, ci confermano, che non è, però, scomparso. «Sappiamo che i casi ci sono, dunque vogliamo continuare a renderci utili», chiarisce Tina Mantovani. Di conseguenza, rimarca ancora, «è importate che le persone non abbiano paura o sentano vergogna, che ne parlino e si lascino aiutare». Rotto il silenzio diventa cruciale, quindi, la collaborazione tra il mondo del volontariato, che lavora sul territorio, e la rete dei servizi.

Associazioni di volontariato

Appuntamento con il Premio Mari

Il Telefono tiene molto, quindi, a mantenere accesa la luce sull'universo del volontariato puro e su chi si adopera a favore dei minori. Ecco per quale motivo dal 2015 e ormai da otto edizioni l'Associazione promuove il Premio Mari, intitolato al suo fondatore. Riconoscimento che ha già valorizzato un numero significativo di realtà del cantone e che quest'anno verrà consegnato il 2 dicembre prossimo nella sala del Consiglio comunale a Chiasso.

«Restiamo dunque in attesa dei progetti da valorizzare», esortano Tina e Lidia, rivolgendosi alle associazioni impegnate dentro e fuori i confini ticinesi e svizzeri. Le candidature sono attese entro il 19 novembre. Occorre inviare la documentazione, preferibilmente in forma cartacea, all’indirizzo del Telefono Sos Infanzia, casella postale 1154, 6830 Chiasso. Chi volesse saperne di più può consultare il portale adonet.net.

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