Mendrisiotto

Il casello del latte all'Alpe di Caviano sarà restaurato

Il Patriziato di Castel San Pietro ha presentato un progetto conservativo. Il presidente Frigerio: ‘Ci preme salvaguardare il nostro patrimonio’

Sulle mappe ci sono tracce dal 1874
(Patriziato Castel San Pietro)
8 settembre 2023
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A volte le pietre parlano. Raccontano delle storie e delle fatiche di chi ci ha preceduto. In Valle di Muggio sono diverse le testimonianze di un tempo, memoria tangibile di tradizioni da salvare e tramandare. Il Patriziato di Castel San Pietro è proprietario di una di queste tracce che ci arrivano dritte dritte dal nostro passato, leggibile sul territorio: un vecchio casello del latte, scavato in parte nella roccia al di sotto dell'Alpe di Caviano, al confine con l'area boschiva. La missione adesso è chiara: salvare la piccola costruzione dall'incuria degli anni, sottraendola anche all'oblio. Allestito un progetto, il Patriziato si è già presentato con il suo dossier e una domanda di costruzione – in pubblicazione da martedì – in Comune a Castel San Pietro. Poter recuperare il casello, attraverso un restauro rigorosamente conservativo, aggiungerebbe, infatti, un'ulteriore tessera alla ristrutturazione dell'Alpe di Caviano – al momento in corso d'opera e che si prevede di inaugurare a inizio marzo –, entrando altresì nel circuito turistico dell’albergo diffuso, a cui si è dato forma in Valle.

‘Un casèl che ci sta a cuore’

«Il nostro Patriziato – chiarisce subito il suo presidente Dario Frigerio – è piuttosto attento ai temi della sensibilità ambientale, della pianificazione territoriale, della salvaguardia del paesaggio e della riscoperta dei valori. Per noi è importante. E il ‘casèl dal latt’ – per dirla con i nostri padri, ndr – è un manufatto che ci sta particolarmente a cuore. Il suo ripristino consegna, innanzitutto, un valore aggiunto all'albergo diffuso. Con l'Alpe di Caviano potrà, infatti, essere visitato pure il casello del latte. In questo modo daremo agli ospiti un'ulteriore possibilità culturale: vedere da vicino quelli che erano i valori di una volta della Valle di Muggio».

Anche quella piccola edificazione, usata in pastorizia, posta in fondo al prato del pascolo, lì a quota 937 metri, e ormai in disuso da tempo, ha del resto molto da dire. «Non abbiamo una datazione certa – ci spiega il presidente –, dalle mappe catastali del territorio di Castello, però, abbiamo potuto verificare che risulta essere iscritta a partire dal 1874. Si tratta, in effetti, di una costruzione non molto grande ma con una volta a botte a piode verticali – oltre a un tetto in travi di castagno e lastre in pietra calcarea, come riporta la Relazione tecnica, ndr – che di per sé è già una peculiarità. A catturare l'attenzione è poi la presenza sul pavimento di sfiatatoi, da cui entrava l'aria fredda, oltre ai segni del passaggio di acqua di sorgente, che pare essersi esaurita: entrambi questi elementi aiutavano a conservare il latte, prima della sua trasformazione in burro, e alcuni prodotti caseari in un ambiente fresco».

Per non ripetere gli errori del passato

Restaurare il casello restituirà, quindi, anche l’opportunità di preservare uno stabile prezioso per la vita rurale, ma meno conosciuto rispetto, ad esempio alle nevere o alle graa, parte integrante dello stesso Museo etnografico della Valle, che vive tramite le testimonianze diffuse sul territorio. «A questo proposito, giusto come annotazione storica – rimarca Frigerio –, va detto che fino al 1915 il ‘casèl dal latt’ è rimasto fedele alla sua funzione, in seguito accanto allo stabile dell'Alpe è stata costruita una nevera che, purtroppo negli anni Sessanta, quando è stato realizzato l'acquedotto consortile del Monte Generoso, è stata demolita, con grande rammarico. Di fatto abbiamo perso una nevera e con l'utilizzo di altri metodi di conservazione, immagino, si è andata perdendo pure la funzione del casello».

Ecco perché al Patriziato, a Castello come altrove, preme fissare nella memoria ciò che resta del patrimonio locale. «In effetti – ci conferma il presidente –, a noi preme mantenere viva la storia del territorio, con le sue testimonianze. È questo che ci motiva a restaurare il casello e a renderlo di nuovo visibile. Proprio per non lasciar morire un pezzo di storia e la tradizione dei nostri avi. E al contempo darci modo di proporlo nel circuito turistico ed escursionistico. Certo questa operazione – che richiederà un investimento di circa 50mila franchi, ndr – è di interesse pure per il Museo etnografico, perché amplia la rete delle costruzioni peculiari in uso in passato, arricchendone il patrimonio».

Il prossimo passo, la riserva forestale

Le parole chiave sono, insomma, tutela e conservazione. «In questo solco – fa presente ancora il presidente del Patriziato – stiamo creando anche una riserva forestale che andrà ad aggiungersi agli altri beni che il Patriziato ha sul Generoso, come l'Alpe della Grassa e la riserva che si estende dai Cassinelli alla cascina d'Armirone, sul versante destro della Valle di Muggio. Anche in questo caso cerchiamo di salvaguardare ciò che abbiamo, promuovendo i prodotti locali e il nostro territorio». Non a caso il ruolo dei Patriziati, sostenuti dall'Alpa, l'Alleanza patriziale ticinese, è riconosciuto e valorizzato. Come sta facendo nel Mendrisiotto e Basso Ceresio l'Ente regionale per lo sviluppo, che è riuscito a stringere una alleanza progettuale.

Quella ‘lista dei sogni’

«Abbiamo istituito, infatti, una commissione, che coinvolge i Patriziati del Mendrisiotto e Basso Ceresio – ci illustra Frigerio –, che avrà tra i compiti principali quello di allestire una sorta di inventario dei nostri beni e di preparare una ‘lista dei sogni’, che vorremmo esaudire. Certo occorrerà capire quali progetti potremo realizzare e con quale tempistica. Con la consapevolezza che non navighiamo nell'oro, ma che possiamo contare su partner come, appunto, l'Alpa, l'Ers ma anche il Cantone e l'Organizzazione turistica regionale. Insomma, ci stiamo dando da fare per collocare il Distretto e la regione del Generoso al posto che meritano».

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