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Pubblico e privato uniti per rigenerare il bosco del Sassalto

Castel San Pietro pronto a co-finanziare il progetto della Cooperativa dei proprietari a tutela di una piantagione oggi ‘fortemente danneggiata’

L’area allo stato attuale
(Comune Castel San Pietro)
2 settembre 2023
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Proteggere il bosco significa proteggere noi stessi. Lo si è capito mai come negli ultimi tempi. Anni in cui anche il patrimonio forestale è stato messo a dura prova da siccità e sferzate del maltempo. L’attenzione verso la cura degli alberi e degli arbusti che costituiscono la vegetazione dei nostri monti è quindi cresciuta, sul piano pubblico e privato. È unendo le forze, infatti, che sul Monte Generoso il Comune di Castel San Pietro e la Società cooperativa dei proprietari di bosco del Mendrisiotto stanno mettendo a punto una strategia d’azione corale per rigenerare proprio il bosco di protezione della cima del Sassalto, a lato della vetta. I lavori dovrebbero partire l’autunno prossimo.

Per la Cooperativa, presieduta da Pietro Gianolli, si tratta di fatto del secondo intervento a tutela della nostra realtà boschiva. A darle fiducia sulla possibilità di centrare anche questo nuovo obiettivo ci sono, del resto, i risultati ottenuti con l’operazione quinquennale appena conclusa. Dal canto suo, il Municipio di Castello è pronto a fare la sua parte, partecipando – anche a livello finanziario, con un investimento di 90mila franchi, approdato in questi giorni sui tavoli dei consiglieri comunali – a un progetto che comporterà, globalmente, una spesa di circa 714mila franchi, ma che sa di poter contare sul contributo di Cantone, Confederazione – si parla di quasi 517mila franchi – come di fondazioni private.

Una zona ‘molto vulnerabile’

A essere bisognosa di cure particolari, oggi, è in effetti la piantagione di peccio (ovvero abete rosso) che da più di un secolo caratterizza la zona a monte della cremagliera della Ferrovia del Monte Generoso. Una piantagione che si estende per 4,2 ettari – ed è di proprietà della Fondazione Monte Generoso – e che al momento, come motiva lo stesso Municipio di Castello, risulta essere “fortemente danneggiata dai numerosi crolli di alberi e molto instabile”. Nell’area del Sassalto, quindi, il bosco è “molto vulnerabile” oltre che esposto al vento da sud, sotto l’attacco del bostrico e reso fragile pure dalla presenza degli ungulati.

Il Puc del Generoso è chiaro

Ecco che tanto l’ente locale che la Cooperativa avvertono l’urgenza di agire. Innanzitutto, come si rimarca nel messaggio municipale, al fine di “garantire la conservazione a lungo termine di un bosco di protezione e vitale”, e di seguito “migliorare la mescolanza delle specie in vista dei cambiamenti climatici, creando lo spazio per il bosco di domani”. L’autorità comunale è ben conscia, infatti, dell’importanza di preservare le diverse funzioni del bosco (protettiva, paesaggistica e naturalistica) nel nome dell’interesse collettivo. Non a caso, anche il Puc, il Piano di utilizzazione cantonale del Monte Generoso, che iscrive l’area quale ‘Parco naturale d’importanza cantonale’, richiama “la necessità di eseguire una ‘rinaturazione’”.

Pronto il piano d’azione

Suddivisa così la piantagione in zone, da un lato si interverrà per evitare lo scivolamento della neve – procedendo con tagli e posa di treppiedi e traverse –, dall’altro si metteranno a dimora arbusti e piccoli alberi di provenienza autoctona. Per i primi cinque anni si provvederà a effettuare poi dei lavori di manutenzione. Il progetto sarà completato con la valorizzazione del sentiero che attraversa il bosco e la posa di pannelli didattici. Secondo i piani, fa sapere ancora il Municipio di Castel San Pietro, le operazioni di taglio ed esbosco saranno eseguite fra quest’anno e il 2025, mentre tra il 2024 e il 2026 si procederà alla piantumazione delle varie specie. I lavori di cura, infine, saranno avviati nel 2025.

La Cooperativa

Buona la prima

Dopo cinque anni di lavoro e oltre 3’300 metri cubi di legname lavorati si può dire che il primo intervento nella storia della Cooperativa abbia fatto centro. Un risultato che vale la “piena soddisfazione” dei promotori a fronte delle cure assicurate ai boschi sulle pendici del Monte Generoso. L’operazione, avviata il 5 novembre 2018 dalla zona ‘Zoca e Stavel’, si è conclusa nei giorni scorsi dopo aver attraversato cinque inverni e, come sottolinea la stessa Società, aver migliorato lo stato di salute e l’accessibilità del bosco.

A certificare, di recente, il buon lavoro fatto è stato il sopralluogo di collaudo delle autorità superiori – presente la Sezione forestale cantonale, oltre alla direzione lavori e al consorzio delle ditte esecutrici – che, come riferisce la Cooperativa in una nota, “ha permesso di constatare la piena riuscita dell’opera, che ha rispettato i tempi e i termini quantitativi e finanziari previsti”. Ciò ha dato modo pure di quantificare l’intervento che, come detto, ha interessato oltre 3mila metri cubi di legname, 2’900 dei quali esboscati mediante trattore, teleferiche ed elicottero, e ha richiesto un investimento, a preventivo, di circa 700mila franchi. Somma coperta per il 70 per cento dai sussidi cantonali e federali e dai contributi della Città di Mendrisio e della Ferrovia Monte Generoso.

Tutto, come anticipato, è rimasto nei parametri, nonostante, si osserva, il cantiere abbia affrontato “anche problemi di non poco conto, in particolare derivanti dalla tempesta che ha colpito la regione nel 2020 e dalle difficoltà poste al trasporto a valle lungo una strada che dimostra tutti i suoi limiti per questi interventi, peraltro essenziali per la cura delle pendici del Monte Generoso”. Agli occhi di Andrea Guglielmetti, presente in rappresentanza della Sezione forestale cantonale e dell’Ufficio forestale del 6° circondario, questo primo intervento della Cooperativa è un “esempio di collaborazione tra pubblico e privato”. Del resto, oltre alla qualità del bosco, l’opera ha dato modo di migliorare “la fruibilità per la popolazione, rimuovendo 1’750 metri di recinzione e sistemando 450 metri di sentieri”.

Dal canto suo, Pietro Baragiola, alla direzione lavori per lo studio Fürst e Associati, ha sottolineato l’ottima collaborazione con le ditte del consorzio che hanno operato (Afor, Eco 2000, Galli Manuel, Piotti Stefano e Tettamanti Simone). Una intesa, ha reso attenti Christian Cattaneo dell’Afor, preziosa anche nell’evitare ogni infortunio, “nonostante i pericoli sempre presenti in questo genere di attività”.

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