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Il lavoro nobilita, anche i richiedenti l’asilo

Un decennio fa a Chiasso i programmi occupazionali sono stati la risposta ai migranti problematici. Colombo: ‘Oggi non è così. Eppure la base legale c’è’

Correva l’anno 2012
(Ti-Press/Archivio)
28 luglio 2023
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Chiasso e il Mendrisiotto si stanno già preparando. Annunciati in arrivo, infatti, ci sono, da subito (a partire da agosto e fino a novembre), nuovi flussi migratori. E c’è, nei programmi, la visita della consigliera federale Elisabeth Baume-Schneider, prospettata a Sud delle Alpi per l’autunno prossimo. In realtà le autorità locali avrebbero voluto sedersi allo stesso tavolo della responsabile del Dipartimento federale di giustizia e polizia il più presto possibile. Se lo aspettano pure le 230 persone che sino a mercoledì hanno sottoscritto la petizione promossa da Moreno Colombo, già sindaco di Chiasso. Alle prese con la gestione sul territorio di richiedenti l’asilo problematici (seppur minoritari), la regione non vuole essere lasciata sola. In effetti, il primo a stupirsi delle intenzioni dichiarate mercoledì dalla ministra alla Rsi è lo stesso Colombo. Nella missiva recapitata qualche giorno fa e vergata da Marcel Suter, capo Ambito direzionale Centri federali d’asilo, in effetti, non se ne faceva cenno. Una ‘omissione’ che ha un po’ infastidito l’ex sindaco, che la giudica «poco coerente». Tanto più che la consigliera viene evocata. Ricevuti comunque il conforto e la solidarietà per le “inquietudini” che attraversano il comprensorio e incassata l’assicurazione che le istituzioni competenti hanno “preso piena consapevolezza di tali disagi” e stanno già “intervenendo di conseguenza”, ad agitare i pensieri di Colombo è ora un’altra preoccupazione.

‘La visita potrebbe essere tardiva’

«Temo – ci confida – che pianificare il viaggio alla frontiera sud della consigliera federale in autunno – senza peraltro conoscere una data precisa – possa essere troppo tardi visto lo scenario che la stessa Segreteria di Stato della migrazione (Sem) profila per i prossimi mesi. La sua iniziativa è senz’altro lodevole, ma rischia di giungere nel momento peggiore. Ovvero quando al confine si sarà già confrontati con una situazione migratoria difficile». A questo punto si fa strada la speranza, che come insegna la saggezza popolare è l’ultima a morire. «Se la petizione riuscisse a fungere da stimolo e portasse ad anticipare l’incontro a settembre, sarebbe già un risultato – annota Colombo –. Devo dire, del resto, che qualche riscontro la raccolta firme l’ha ottenuto». Di sicuro oggi la tematica migratoria a livello federale ha scalato qualche posizione nell’agenda delle priorità, grazie anche all’intervento della Deputazione ticinese alle Camere.

Le misure messe in atto sin qui dalla Sem

Sta di fatto che qualche provvedimento, seppur in ottica preventiva, è stato attivato. La Sem, come ribadisce Suter rispondendo alle sollecitazioni della petizione e al suo promotore, “ha rafforzato tutte le misure già in atto”, facendo leva sulla collaborazione e sullo scambio di informazioni con le forze di Polizia cantonale e comunali ed effettuando controlli regolari all’interno delle strutture federali. In più, rimarca ancora il capo Ambito direzionale Centri federali d’asilo, la Segreteria ha introdotto “assistenti appositamente formati per la prevenzione dei conflitti”, migliorato il coordinamento con i servizi e gli educatori che operano nei Centri, potenziato il personale di sicurezza all’interno e le pattuglie all’esterno e “autorizzato e attuato il trasferimento di elementi di disturbo da Chiasso in altri Centri nazionali”. Colombo ne prende atto, ma non manca altresì di esternare le sue perplessità. «Possiamo ben dire che il nodo dei richiedenti l’asilo problematici si ripresenta ciclicamente, eppure le soluzioni tardano a venire. L’impressione – chiarisce – è che la Svizzera non abbia un piano d’azione a livello organizzativo e logistico, soprattutto per fronteggiare i periodi critici. Si sta ancora discutendo in parlamento sull’utilizzo o meno delle strutture militari in disuso. Insomma, siamo in ritardo di una decina d’anni».

L’intuizione dei lavori di pubblica utilità

Giusto una decina di anni fa Chiasso si misurava, del resto, con lo stesso problema e si dibatteva nella necessità di far coesistere spirito d’accoglienza, sicurezza e ordine pubblico. Anche allora le autorità cantonale e comunali avevano bussato al portone di Palazzo federale. E pure all’epoca – era il febbraio del 2012 – da Berna era giunto in visita il neodirettore dell’Ufficio federale della migrazione Mario Gattiker, con sottobraccio una proposta. Moreno Colombo, che in quel momento era sindaco di Chiasso e fece gli onori di casa, se lo ricorda bene. In quel frangente l’intuizione di coinvolgere maggiormente i richiedenti l’asilo ospitati nella sede di via Motta in programmi di occupazione di pubblica utilità si era rivelata lungimirante oltre che efficace; e aveva fatto della cittadina di confine un ‘laboratorio’ per l’intero Paese.

‘Gli strumenti per agire ci sono’

Oggi quella soluzione sembra essere, però, finita un po’ nel dimenticatoio. E ciò sebbene alcuni Comuni, come Chiasso, Novazzano o Castel San Pietro, continuino a percorrere questa strada. «Lo fa pure l’Organizzazione turistica regionale – ci tiene a completare l’elenco Colombo, da presidente dell’Otr –. Mi chiedo anch’io – confessa – come mai non vengano più attuati quei programmi con la stessa assiduità e in modo coordinato. Qual è il motivo? Anche perché gli strumenti per agire in questa direzione ci sono tutti: esiste una base legale, per mano dell’allora consigliera federale Simonetta Sommaruga; e c’è il gremio intercomunale nel quale discutere la tematica». Gruppo di collaborazione intercomunale che, a oggi, non si è soffermato sul dossier, ma che non è detto che a settembre, alla ripresa dei lavori, lo metta all’ordine del giorno. D’altro canto, le vie della convivenza pacifica – nel Dna delle regioni di confine – passano pure da esperienze simili a quelle realizzate un paio di lustri fa. «È una questione di approccio – osserva Colombo –, a tutto vantaggio dell’accoglienza e dell’integrazione. Vedere dei giovani richiedenti l’asilo dare una mano nei lavori di pulizia di una piazza o un parco giochi è ben diverso dal vederli consumare alcolici». Una attitudine di taluni, quest’ultima, che ha indotto il Municipio di Chiasso a chiedere alla Sem un maggior rigore.

Gli esempi di Castello e Novazzano

In ogni caso quanto sperimentato, ad esempio, da Castello o Novazzano ha lasciato le autorità locali più che soddisfatte. Il Municipio di Novazzano ha definito “encomiabile” l’impegno dei quindici richiedenti l’asilo ospiti a Chiasso che hanno aiutato a sgomberare e ripristinare il magazzino comunale, messo a dura prova dalle piogge battenti di giugno. L’esecutivo di Castello, poi, di questa opportunità ne ha fatto una costante. Non a caso la collaborazione con le strutture federali risale al 2010 e c’è tutta l’intenzione di proseguire a promuovere l’impiego lavorativo di queste persone. Le motivazioni sono due, come ha spiegato lo stesso Municipio rispondendo agli interrogativi del gruppo Sinistra e Verdi. La prima esprime la volontà di “contribuire a una prima minima integrazione e conoscenza del territorio che li ospita”, dando uno scopo alla loro giornata; la seconda è quella di “aiutare il Comune di Chiasso nella gestione dell’ordine pubblico, evitando il girovagare quotidiano di queste persone nelle piazze della città”.

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