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‘Migranti problematici? Solo una piccola minoranza’

A Chiasso c‘è chi si dice impensierito dal comportamento di un gruppo di persone. Ma la Sem rassicura: ’Prendiamo la situazione sul serio'

‘La maggioranza dei richiedenti si comporta correttamente’
(Ti-Press)
22 giugno 2023
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Una realtà alla frontiera (anche dei flussi migratori), Chiasso non è l’eccezione. La convivenza con le strutture di un Centro federale d’asilo può avere i suoi alti e i suoi bassi. Sta di fatto che in quest’ultimo paio di anni agli occhi delle autorità locali ciò ha mostrato tutte le sue criticità. E ha fatto salire e moltiplicare i dati di controlli, interventi e casistica, passati dagli 84 casi del 2020 ai 282 del 2022. Il punto è che per un pugno di persone si rischia di compromettere il buon vivere con i migranti che attraversano e permeano la società chiassese. Perché per la Sem, la Segreteria di Stato della migrazione, i comportamenti fuori dalle righe – tra questi l’abuso di sostanze, alcol in primis, e i furti – sono da attribuire a un gruppuscolo e non alla comunità tutta intera dei richiedenti l’asilo.

C'è chi è preoccupato

Tra i chiassesi, però, c’è chi si dice preoccupato per la situazione attuale. Impensierito che da una parte, si faccia della proverbiale ‘tutta un’erba un fascio’ (di migranti), dall’altra che non ci si occupi della questione nel modo giusto. «Io ho due figlie giovani e qualche timore ce l’ho – confessa Elisabetta Bacchetta, già consigliera comunale dei Verdi –. Si tratta di un grosso problema, che va affrontato e gestito, anche sul piano politico, correttamente. Anche perché queste persone, per lo più provenienti dal Maghreb, non sono dei veri richiedenti asilo. Non sono spinti a lasciare il loro Paese dalle stesse motivazioni che muove la maggior parte dei rifugiati».

‘Falsi rifugiati? La nozione non esiste’

Lo scenario della migrazione, come ci fanno capire dalla Sem, non lo si può però dipingere così. «‘Falsi rifugiati’? Questo concetto non esiste – risponde, interpellata da ‘laRegione’, Anne Césard, portavoce della Segreteria di Stato della migrazione –. Le persone di cui la Sem è responsabile sono dei richiedenti l’asilo. Questo sino al termine dell’esame della loro domanda, sia che ricevano lo statuto di rifugiato o una ammissione provvisoria, sia che debbano lasciare la Svizzera».

Sem: ‘Aperti a discuterne’

Chiasso lamenta comunque l'esistenza di una problematica «piuttosto seria», come rilevato il maggior scorso da Sonia Colombo Regazzoni, a capo del Dicastero sicurezza pubblica, in occasione del bilancio annuale della Polizia cittadina. Tanto che in una risposta recente del Municipio a una interrogazione firmata dai consiglieri del Centro Giogio Fonio e Mara Medici, si rimarca il fatto che si sono dovute fronteggiare “nuove situazioni derivanti principalmente da fattori di degrado sociale, combinati con tutte le peculiarità negative, che tendono a caratterizzare una zona di confine”. E in questo ambito si inserisce pure la “presenza di persone a rischio nei Centri federali d’asilo”.

«La Segreteria prende sempre seriamente gli incidenti che le vengono segnalati ed è sempre aperta a delle discussioni costruttive – assicura la portavoce –. La maggioranza di ciò che accade è opera di una piccola minoranza di individui e non dell’insieme della popolazione dei Centri federali d’asilo, che si comporta in modo corretto», sottolinea.

Quei ‘problemi di inciviltà’

Per Anne Césard, del resto, la cittadina non si deve sentire un caso. «La situazione non è peculiare del Centro federale d’asilo di Chiasso – spiega –. Tutte le strutture federali, a seconda del profilo dei richiedenti asilo e soprattutto in un contesto migratorio teso, sono confrontate con le sfide della sicurezza, che riguardano tanto la Sem quanto le autorità locali. Ecco che una collaborazione stretta fra gli attori coinvolti permette di mettere in campo delle misure per risolvere eventuali problemi di inciviltà».

Il gruppo di accompagnamento

Secondo Sonia Colombo Regazzoni sono due gli aspetti da prendere in considerazione: ovvero, da un lato la necessità di individuare il problema, da disgiungere dal tema dei flussi migratori; dall’altro l’esigenza di «non essere lasciati da soli: serve l’aiuto di Berna», rilancia. Dalla Sem, a questo proposito, come sottolinea la portavoce, si fa presente che, «come accade per tutti i Centri federali d’asilo, un gruppo di accompagnamento che riunisce i rappresentanti del Cantone, della Polizia cantonale, della Polizia comunale di Chiasso e della Sem si incontra regolarmente per discutere di tutte le questioni legate alla struttura, inclusa la sicurezza».

Questione di competenze

Va detto che le autorità chiassesi hanno già fatto notare in più occasioni che prassi e misure oggi a disposizione non bastano e che si vorrebbero veder applicati provvedimenti più severi nei confronti di chi commette dei reati. Ma, «assicurare l’ordine pubblico – ci fa notare Anne Césard – è una missione che rientra nella competenza esclusiva delle Polizie cantonali. La Confederazione – ricorda ancora – sostiene i Cantoni in questo compito, pagando loro un pacchetto di sicurezza».

Rinforzate le pattuglie

Dal canto suo, la Sem «è responsabile della sicurezza interna nei Centri federali d’asilo e delle pattuglie esterne di agenti di sicurezza attorno alle strutture». Pattuglie, annota in conclusione la portavoce, il cui effettivo è stato rinforzato – oggi in totale sono due – e che sono presenti in particolare nel centro della cittadina, dalle 7 alle 23. Eppoi, ci fa notare qualcuno, la Svizzera non è anche un Paese d’accoglienza?

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