Mendrisiotto

Quando il troppo (traffico) storpia

Per la prima volta sono stati i sindaci del Mendrisiotto ad alzare la voce. Perché tutti, nel Sottoceneri, devono fare la loro parte

Mattina e sera (Ti-Press)
6 dicembre 2019
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Questa volta non si potrà dire che sono i ‘soliti’ ambientalisti a gridare al lupo. Stavolta ad alzare la voce – seppure con un garbo determinato – sono state delle figure istituzionali. Cinque sindaci di Comuni di frontiera del Mendrisiotto – Chiasso, Mendrisio, Novazzano, Stabio e Vacallo – hanno detto basta alle colonne quotidiane di veicoli, a una mobilità in tilt, a una qualità di vita che non fa che peggiorare. Un messaggio forte e chiaro il loro (mai come in questa occasione) che ha un destinatario preciso: i colleghi sindaci del Luganese. Sì, perché se è vero che oltre i due terzi dei pendolari a cavallo della frontiera passano dai valichi del Distretto – si parla del 69 per cento, in testa Brogeda, Gaggiolo e Chiasso strada: il Dipartimento del territorio ha fatto la conta giusto un anno fa –, è altresì un dato di fatto che i flussi dirigono in gran parte a nord. Per finire il Distretto è diventato, insomma, una terra di transito.

E allora, si sono detti Bruno Arrigoni, Samuele Cavadini, Sergio Bernasconi, Simone Castelletti e Marco Rizza, c’è qualcosa che non quadra. Ma come, si sono chiesti, qui dalle nostre parti ci si è rimboccati le maniche, e appena oltre il ponte diga di Melide si è fatto altrettanto? Nel Mendrisiotto, sotto l’occhio attento del Cantone, ci si è adoperati per eliminare i posteggi abusivi – a cominciare dalla piana di San Martino, a Mendrisio –, si è contrattato con le aziende per modificare le abitudini dei lavoratori e perorare la causa di una mobilità più sostenibile, si sono avviati progetti e sperimentazioni, si sono messe sulla strada le navette per gli operai delle industrie e alzati cartelloni – come a Stabio, varata la linea Mendrisio-Varese – per esortare a preferire il treno all’auto, si è portato il problema persino al tavolo della Regio Insubrica. Ma, vien da pensare, è servito a qualcosa? A osservare le code in autostrada si direbbe di no.

Tant’è che la frustrazione ha preso anche i cinque sindaci della regione. Che però non si sono lasciati vincere dalla voglia di fare polemica – soprattutto nel rendersi conto che tanto impegno viene vanificato giorno dopo giorno dal gran viavai di lamiere –, e hanno preferito, nonostante tutto, chiedere l’aiuto dei vicini del Luganese. Perché, a ben vedere, tutto il Sottoceneri è sulla stessa barca. L’equilibrio, fragile, della rete viaria è infatti precario: basta un incidente, una serie di cantieri – sull’A2 e sulla strada cantonale – per far saltare il banco della mobilità e i nervi degli automobilisti.

Allora adesso ci si aspetta che tutti, ma proprio tutti, a cominciare dagli enti pubblici, facciano la loro parte. All’estremo sud del cantone le autorità locali non hanno la prova che nel Luganese, quanto a lotta ai posteggi abusivi e piani di mobilità aziendale, non si sia fatto a sufficienza; ma l’impressione che ci sia ancora margine di manovra, quella c’è e chiara. Qualche risposta di buona volontà, proprio da queste colonne, ieri è arrivata dal Malcantone, pronto a mettere in campo un progetto che coinvolge proprio le ditte della regione. Certo è che fra le righe della lettera aperta dei cinque sindaci momò, i primi destinatari restano, in realtà, la Città di Lugano e il suo sindaco, Marco Borradori, che da soli potrebbero fare la differenza. Quindi non rimane che attendere se nel prossimo futuro ci sarà posta per il Mendrisiotto dalle rive del Ceresio. Avamposto di problemi e risorse, il Distretto sa aspettare. Di tenacia ha dimostrato in più occasioni di possederne in buone dosi. Però non ci si meravigli se, ogni tanto, anche da queste parti si perde la pazienza e ci intestardisce a reclamare per una prova di rally. Si sa che il troppo storpia, anche quando si tratta di auto in colonna e smog nei polmoni.

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