Stabio

Si parte con la fase tre della discarica

Via libera del Gran Consiglio al Puc del deposito di inerti. La gestione pubblica? Sarà sperimentale. Votati in tutto 6,3 milioni per l’operazione

(foto Ti-Press)
26 gennaio 2019
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La discarica di inerti a Stabio conoscerà una terza fase. Da lunedì è ufficiale. Il Gran Consiglio a larghissima maggioranza ha seguito il governo (anche se non fino in fondo) e ha messo un punto fermo sul Puc, il Piano di utilizzazione cantonale, che apre la strada al nuovo deposito di inerti e consegna i mezzi per gestire l’operazione. Infatti 3,3 milioni serviranno per attuare il progetto, mentre altri 3 milioni verranno usati per avviare l’esercizio. In totale, saranno 850mila i metri cubi che potranno essere stipati nel prossimo futuro a Cà del Boscat. Ma c’è di più. Sarà lo Stato, in prima persona, a farsi carico della gestione della deponia. In verità, il Cantone avrebbe voluto metterlo nero su bianco, modificando la base legale. Il parlamento, nel solco della Commissione speciale pianificazione del territorio, ha preferito, però, andarci più cauto: la gestione pubblica di Stabio rappresenterà un progetto pilota e un test, da monitorare e valutare. Linea sulla quale, per finire, si sono ritrovate tutte le forze politiche. Il direttore del Dipartimento del territorio Claudio Zali, del resto, è stato netto: se il Cantone prende in mano le redini della discarica è per restituire una garanzia in più alla popolazione. Cittadinanza che oggi non vede proprio di buon occhio, ha rammentato, i depositi di materiale da cantiere. Esempi passati di conduzioni «discutibili» non sono mancate, ha fatto presente ieri il relatore del rapporto commissionale Fabio Battaglioni (Ppd). Sia chiaro, la proposta cantonale di governare in proprio il deposito di inerti – Paolo Pamini (La Destra) ha parlato di una sorta di statalizzazione, accettabile proprio perché sperimentale – non ha mancato di sollevare discussioni, trasversali come all’interno del Plr, come ha riconosciuto Sebastiano Gaffuri. Oggi il Ticino, ha fatto notare il deputato, «non può fare a meno delle discariche». D’altra parte, una direzione pubblica potrà mitigare i problemi, anche se risulta essere «prematuro», al momento, ancorare questa svolta alla legge. Sta di fatto, che questa nuova rotta oltre a restituire un provento di almeno 13 milioni di franchi, darà modo altresì di tenere sotto controllo il materiale che verrà depositato. Come l’eternit, evocato da Giancarlo Seitz (Lega), peraltro facile da nascondere, ha ricordato. E sono stati pronti ad appoggiare questo compromesso anche i socialisti. Certo, ha richiamato Ivo Durisch, non bisogna dimenticare che insistere sul riciclaggio del materiale da scavo e da demolizione e trasferire parte degli inerti alle cave italiane (come prevede un accordo bilaterale) ha dato modo di ridurre l’esigenza di far capo a dei depositi. Una condizione da cui ha tratto vantaggio il Mendrisiotto. Regione che grazie alla spinta popolare e ambientalista è riuscita a salvare alcuni dei suoi angoli. Non a caso, due siti (Chioso e Prella) sono stati stralciati dalla scheda di Piano direttore. Oggi il Distretto conta sul suo territorio due depositi: Stabio, appunto, e Cantone a Rancate. Una soluzione, quest’ultima, ha sollecitato ancora Durisch, che a sua volta andrebbe messa in mani pubbliche, proprio per la sua collocazione, a ridosso del San Giorgio (targato Unesco). A questo punto, ha detto dal canto suo Francesco Maggi (I Verdi), rimane l’auspicio che il Dipartimento e il settore delle costruzioni prendano coscienza riguardo allo stato del territorio: «Il Sottoceneri è ormai saturo e in una situazione sempre più conflittuale». E se è vero che si accetta di concedere altro terreno alla terza fase di Cà del Boscat, non ci si deve dimenticare, ha chiosato Maggi, che anche quel territorio ha le sue ragioni (botaniche, ad esempio) di pregio.

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