Luganese

Brè, ai Piani ‘non si dovrebbe costruire’

Associazione, Commissione di quartiere e un’interrogazione sposano il preavviso cantonale e sollecitano la Città a escludere l'edificabilità della zona

La zona chiamata Ai Piani
(Ti-Press)
21 marzo 2024
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Non c’è nessun motivo per lasciar costruire sul terreno Ai Piani nel quartiere di Brè. Ne è convinta l’associazione Uniti per Brè. A maggior ragione dopo il preavviso cantonale che invita la Città di Lugano a escludere l’edificabilità in quel sedime. Il Dipartimento del territorio lo ha messo nero su bianco: “Il comparto Ai Piani richiede di essere oggetto di una diversa pianificazione, maggiormente attenta al ruolo rivestito come emergenza paesaggistica e superficie libera da preservare”. Interpellato in merito dalla ‘Regione’, nei giorni scorsi, Filippo Lombardi, titolare del Dicastero dello sviluppo territoriale di Lugano ha detto che l’intenzione sarebbe di concedere una ridotta possibilità di costruire, per il momento, però, la procedura è a livello di osservazioni e non c’è ancora una decisione. Intanto, è stata presentata anche un’interrogazione interpartitica (prima firmataria la leghista Lucia Minotti) che chiede proprio al Municipio se sia al corrente del malcontento e delle preoccupazioni della popolazione riguardo alla prospettata modifica di Piano regolatore per il comparto ai Piani, per quali ragioni si ostina a voler mantenere anche se in modo ridotto, l’edificabilità della zona e se non sarebbe il caso di ritenere opportune e giustificate le osservazioni fatte dal Cantone e condivise dagli abitanti del quartiere.

Problemi per il paesaggio e il traffico

Non lascia margini interpretativi il corposo documento firmato dal Dipartimento del territorio (Dt) relativo al terreno di circa 11’600 metri quadrati situato a monte del nucleo. L’associazione Uniti per Brè sottoscrive la posizione cantonale e in questi giorni invierà al Municipio di Lugano le proprie osservazioni. «Metteremo in evidenza tutti gli aspetti critici sollevati dal Dt, anche se la domanda di costruzione non è più pendente», sottolinea Mattias Schmidt, coordinatore di Uniti per Brè. La vicenda sta interessando l’associazione da diversi anni. A inizio marzo, in proposito, c’è stato un incontro organizzato da Tessa Prati, al quale hanno partecipato diverse persone, una cinquantina. Com’è andata? «Praticamente tutti, anche la commissione di quartiere, sono contrari alla prospettata edificazione, sia per una questione di protezione del paesaggio ma soprattutto per la preoccupazione legata all’aumento del traffico», risponde Schmidt. Da quell’incontro è scaturito l'atto parlamentare che vuole sapere dall'esecutivo perché ha deciso di mantenere l’edificabilità del comparto Ai Piani, nonostante in passato abbia sostenuto che questo stesso comparto non fosse sufficientemente urbanizzato conformemente alla legge federale. Dal canto suo, Filippo Lombardi, ci spiega che si prevede di diminuire le possibilità di edificare nel quartiere di Brè. Il municipale parla del Piano direttore cantonale e della scheda R6, quella che impone zone edificabili commisurate alla prognosi di crescita della popolazione, in base al principio sancito dalla legge federale sulla pianificazione del territorio: «Abbiamo fatto i compiti inviando tutto al Cantone: non ci risultano zone edificabili in esubero». In merito alla zona ai Piani, Lombardi, come detto, chiarisce che l'orientamento sarebbe quello di concedere ai privati una ridotta possibilità di costruire.

‘Le conflittualità non sono poche’

Il preavviso cantonale, tuttavia, richiama “le raccomandazioni deII’Isos (Inventario federale degli insediamenti svizzeri d’importanza nazionale da proteggere) che suggeriscono di concentrare l'edificazione (...) Oltre che problematica sotto il profilo della conformità con le raccomandazioni Isos, l’edificazione prevista per questo comparto secondo le disposizioni degli articoli 20 e 29 del Regolamento edilizio, pone non poche conflittualità in relazione all’inserimento della nuova sostanza edilizia nel contesto paesaggistico circostante. (...) I parametri proposti non sono coerenti con la situazione dei luoghi e con il pregiato contesto paesaggistico”. La proposta pianificatoria, prosegue il preavviso, “con le potenzialità edificatorie previste, presenta delle criticità rilevanti pure dal profilo della mobilità. Essa presuppone infatti la rinuncia al vincolo di nuova strada di raccolta in località Cranora, che si traduce in un nuovo concetto di mobilità facente capo alla rete stradale esistente e che prevede l’accesso veicolare transitando dal nucleo (via Cai e via Pineta). A questo proposito il rapporto di pianificazione evidenzia diverse criticità, in particolare l’aumento del traffico da e per la zona Ai Piani (+150% nell’ora di punta serale) e la difficoltà d’incrocio ai nodi (scarsa visibilità, transito difficoltoso per furgoni)”. Per concludere, in estrema sintesi, il Cantone, alla luce di una complicata accessibilità al comparto e della qualità paesaggistica dello stesso, richiama il Municipio di Lugano a confrontarsi nuovamente sul futuro assetto pianificatorio del quartiere. Rispetto al comparto della vetta, il Dt ritiene che “a quasi 30 anni di distanza il Municipio non possa sottrarsi dall’elaborare un progetto di revisione generale, che rimetta in discussione l’assetto pianificatorio del comparto, rivalutandone i contenuti e i quantitativi ammessi e valutando le necessità di tutela degli edifici esistenti”.

Il Tribunale federale respinse l’indennizzo

La questione è emersa anche in una sentenza del Tribunale federale, che ha respinto la richiesta avanzata dai proprietari di espropriazione materiale e un indennizzo di 7,9 milioni di franchi. I giudici di Mon Répos hanno tuttavia rimandato l'incarto al Tribunale amministrativo cantonale (Tram) per una nuova decisione. Una nuova decisione che difficilmente si discosterà da quella dell’ultimo grado di giudizio. In altre parole, non dovrebbe essere riconosciuto alcun diritto all’indennizzo di dezonamento, anche se il vecchio Piano regolare (Pr) concedeva l’edificazione di quel fondo e venne approvato dal Consiglio di Stato, prima dell’entrata in vigore della Legge federale sulla pianificazione del territorio (Lpt) che la vietava.

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