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Mortale di Grancia, l’imputato: ‘Sapevo fosse pericoloso’

Il 23enne che nel 2021 guidava l’auto che si è schiantata contro un pilastro, causando la morte di una 17enne, rischia una condanna per omicidio

L’auto in frantumi
(Rescue Media)
22 novembre 2023
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“Vivo quotidianamente con i sensi di colpa”. Un senso di colpa che il 23enne che era alla guida di quella Volkswagen Polo che si è schiantata su un muro del Parco commerciale di Grancia, causando il decesso di una 17enne e in cui rimasero feriti altri quattro ragazzi fra i 16 e i 20 anni, si trascina da quella tragica notte del 12 febbraio 2021. Motivo per il quale è comparso oggi dinnanzi alla Corte delle Assise criminali di Lugano, presieduta dal giudice Amos Pagnamenta, con l’accusa principale di omicidio intenzionale per dolo eventuale, subordinatamente omicidio colposo. A promuovere le imputazioni nei suoi confronti è la procuratrice pubblica Margherita Lanzillo.

A circa 105 km/h in un circuito con dossi

Quella notte, in base a quanto ricostruito, nevicava leggermente e l’imputato, un portoghese residente nel Luganese e difeso dall’avvocata Anna Grümann, ha violato intenzionalmente le norme della circolazione, spinto dall’adrenalina ed esaltato dalla presenza di quattro ragazzi nella sua auto. Il giovane, con l’intento di utilizzare quella zona come circuito, consapevole della presenza di dossi, chiusini e avvallamenti, ha raggiunto una velocità di circa 105 chilometri orari, eseguendo sterzate repentine, retromarce e rapidi cambiamenti di direzione allo scopo di schivare gli ‘ostacoli’, tra i quali un furgone parcheggiato (scansato alla velocità di circa 78/83 chilometri orari), finendo poi per effettuare un’inversione di marcia azionando il freno a mano.

Manovre che, ricordiamo, hanno causato accelerazioni laterali tali da destabilizzare l’auto, che si è poi ribaltata ed è andata a collidere contro un pilastro, impatto che ha causato la morte della 17enne a bordo e gravi ferite agli altri tre passeggeri.

‘Sapevo che fosse pericoloso’

«Cercavo un rilascio di adrenalina», ha affermato l’imputato durante la fase interrogatoria. «Avevo già effettuato quel percorso almeno 7 volte. Sapevo che era pericoloso, ma era una zona che conoscevo bene. Speravo che potesse andare bene come le altre volte. Nonostante consapevole del rischio non mi sarei mai aspettato un incidente di quella portate e di causare un decesso».

Sulla testa dell’imputato pendono inoltre accuse di lesioni intenzionali gravi per dolo eventuale (subordinatamente lesioni colpose gravi); esposizione a pericolo della vita altrui e infrazione aggravata e grave infrazione alle norme sulla circolazione stradale, ripetute.

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