Luganese

Assolti i due agenti accusati di pestaggio

Per il giudice Simone Quattropani non ci sono prove concrete della colpevolezza, ma ha criticato la pessima inchiesta sui fatti del 2015

I fatti risalgono all’agosto del 2015
(Ti-Press)
15 novembre 2023
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Sono stati prosciolti i due agenti di polizia – uno tuttora in forze alla Polizia comunale di Lugano difeso da Luca Gandolfi, mentre l’altro è impiegato nella Malcantone Ovest ed è rappresentato da Maria Galliani accusati di abuso di autorità per un presunto pestaggio ai danni di un venditore ambulante di rose, che sarebbe avvenuto nell’agosto del 2015. Per il presidente della Corte, il giudice Simone Quattropani, non vi sarebbero prove sufficientemente concrete per dimostrare oltre ogni ragionevole dubbio la colpevolezza dei due agenti. «Data l’assenza di prove dirette – ha detto oggi il giudice nell’aula della Pretura penale di Bellinzona –, come testimoni o riprese video, è rilevante la credibilità delle persone coinvolte». Secondo Quattropani, le versioni fornite dall’accusatore privato, rappresentato dall’avvocato Nadir Guglielmoni, nel corso di tre interrogatori presentano troppe incongruenze che non sono giustificate dalla distanza dai fatti, per di più riguardano fatti troppo rilevanti per essere giustificate dal tempo trascorso.

Incongruenti le versioni della presunta vittima

In particolare, risulta incoerente la dichiarazione del venditore ambulante sulle posizioni degli agenti durante il presunto pestaggio. È parsa inoltre contraddittoria la versione sostenuta dalla presunta vittima, secondo la quale gli agenti, dapprima, lo avrebbero accompagnato fino al binario, mentre in seguito il venditore ha affermato che avrebbero atteso con lui per oltre dieci minuti l’arrivo del treno. «Appare difficile credere che due agenti avrebbero atteso il treno con lui, mentre si trovava in quello stato, in pieno giorno e in un luogo pubblico», ha dichiarato il giudice. Prima di leggere la sentenza però, il giudice non ha mancato di criticare lo svolgimento dell'inchiesta, così come la collaborazione da parte del corpo di Polizia.

«Se il Ministero pubblico non ha iniziato con il piede giusto – ha affermato – anche la Polizia comunale di Lugano non è stata da meno, fornendo documenti errati o incompleti». Criticato anche il fatto che i due agenti coinvolti siano stati sentiti solo a due anni dai fatti, rendendo gli interrogatori «di una valenza ridotta, per non dire nulla», dato che «non vi è dubbio che i due imputati abbiano avuto modo di venire informati sul procedimento e discuterne tra loro». Il procuratore pubblico Andrea Pagani, ha detto di non sapere ancora se intende ricorrere in appello. «Ho fatto il possibile per raddrizzare un’inchiesta penale partita non male, malissimo», ha dichiarato al termine del dibattimento.

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