Luganese

Presunta truffa in famiglia, padre e figlia prosciolti

Cadono tutte le imputazioni, ma è ancora da decidersi a chi andranno le azioni, ossia il lascito dell'imprenditore defunto

(Ti-Press)
21 settembre 2023
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Non vi sono prove che la presunta procura falsificata sia stata realizzata dagli imputati. Si è dunque risolto con un proscioglimento, il processo tenutosi lo scorso 6 settembre, che riguardava un’intricata disputa familiare riguardo delle azioni (o meglio, metà di esse) di due società anonime ticinesi, appartenute a un imprenditore italiano deceduto prematuramente nel settembre del 2017. I due imputati, rispettivamente la sorella e il padre – quest’ultimo assente dall’aula per motivi di salute – del defunto, erano stati accusati di averne falsificato la firma al fine di accaparrarsi le azioni ai danni della vedova. La Corte delle Assise correzionali di Lugano, presieduta dalla giudice Francesca Verda Chiocchetti, ha ritenuto tuttavia non vi fossero elementi sufficienti a sostenere questa accusa. Il procuratore pubblico Andrea Gianini, ricordiamo, aveva chiesto una condanna a sei mesi a testa interamente sospesi condizionalmente. I due, rappresentati dall’avvocato Fulvio Pezzati, sono stati dunque prosciolti dalle imputazioni di truffa e falsità in documenti, in virtù del principio in dubio pro reo.

Tutto bene quel che finisce bene? Non esattamente, perché la destinazione della parte contesa del pacchetto azionario – valore complessivo 100mila franchi, di cui metà appartiene di fatto al cugino del defunto – rimane ancora da decidersi. Le azioni, poste sotto sequestro conservativo, andranno a chi sarà in grado – in foro civile – di dimostrare di essere il legittimo proprietario. Questione penale chiusa dunque, ma quella civile proseguirà in Italia, dove la vedova ha avviato una causa.

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