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Mezzovico-Vira, Jabil è in cura dimagrante

La grossa azienda sconta il calo degli ordinativi: tagliato l'organico di una quarantina di dipendenti e, per settembre, niente lavoro il venerdì

Gli esterni dell’azienda che ha sede a Mezzovico-Vira
(Ti-Press)
26 settembre 2023
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Un calo di lavoro temporaneo. La direzione della Jabil ha giustificato così il taglio di una quarantina di dipendenti, effettuato nei mesi scorsi nei confronti di impiegati attivi nello stabilimento di Mezzovico-Vira tramite un’agenzia interinale. La grossa impresa, che produce impianti medicali e dà lavoro a oltre 500 persone, ha un unico cliente: la Johnson & Johnson, che circa cinque anni fa aveva ceduto a Jabil la produzione. Da questo mese di settembre, inoltre, al personale fisso è stato imposto un giorno di libero forzato (su cinque), chiedendo di ridurre il monte ore o di conteggiare il mancato lavoro come vacanza.

Due testimonianze sdegnate

La significativa riduzione dell’organico messa in atto dall’azienda è passata in sordina. Ne siamo venuti a conoscenza tramite la testimonianza di un paio di lavoratori ai quali abbiamo garantito l’anonimato per evitare che subiscano eventuali ripercussioni personali. La crisi della grossa azienda dell’alto Vedeggio è cominciata la primavera scorsa, ci racconta un dipendente: all’inizio dell’estate la direzione ha cominciato a lasciare a casa una fetta del personale interinale. In ditta non ci sono quasi più dipendenti interinali in produzione, solo una piccola parte di loro è stata inserita nei progetti di nuovi articoli. Ai dipendenti fissi, da questo mese, viene invece garantito lo stipendio pieno, ma sono obbligati a restare a casa tutti i venerdì di settembre, erodendo eventuali ore extra accumulate o vacanze residue. Al personale fisso è stato comunque garantito il contratto di lavoro e lo stipendio come se fossero impiegati a tempo pieno. Agli impiegati più vicini ai 65 anni sembra sia stato chiesto di valutare il prepensionamento volontario. La Jabil sarebbe disposta a versare loro i contributi, anche se si tratta ancora di valutazioni e di voci di corridoio.

Quelle garanzie non rispettate

La grossa azienda di Mezzovico-Vira, come detto, fatica dalla scorsa primavera, a causa del calo degli ordini di lavoro. Prima, osserva un lavoratore, i ritmi sono sempre stati molto elevati, con turni di notte molto faticosi, soprattutto nel 2022, dopo il periodo Covid. Poi, lo scorso mese di maggio la direzione ha inviato un’e-mail a gran parte dei collaboratori temporanei, attraverso la quale ha proposto loro una riduzione della percentuale d’impiego all’80%, garantendo contestualmente che non ci sarebbero stati licenziamenti. In realtà, dopo aver sottoscritto il contratto, è trascorso solo qualche giorno e l’azienda ha cominciato a lasciare a casa una buona parte del personale senza accordi né contrattazioni. Quanti? Oltre 35 dipendenti. Siamo rimasti scioccati – ci racconta il nostro interlocutore –, anche perché in molti erano lì da diversi anni e hanno accumulato esperienza e competenze di alto profilo. A livello fisico e psicologico è stato pesante, soprattutto per come la direzione ci ha trattati, ci racconta il nostro interlocutore. I licenziamenti sono poi continuati, quasi a scadenza regolare, malgrado le proposte alternative formulate da diversi di noi con l’aiuto di Ocst.

Consultazione avviata a fine maggio

La difficile situazione in cui versa l’azienda, così come ce l’hanno raccontato le due testimonianze, ci è stata confermata dal sindacato. «La fase di consultazione è stata avviata a fine maggio di quest’anno e riguardava 35 unità lavorative – osserva Marco Cirronis dell’Ocst –. La direzione ha comunicato ai dipendenti che era costretta a tagliare 35 posti di lavoro del personale assunto attraverso la società interinale entro fine di quest’anno. I licenziamenti sono però stati anticipati e portati a termine alla fine del mese di agosto». Il sindacalista ci conferma anche la proposta fatta e accettata dai dipendenti fissi di non lavorare il venerdì: «L’alternativa sarebbe stata il lavoro ridotto, ma la Sezione del lavoro del Cantone lo ha negato all’azienda. Di conseguenza, alla luce dei volumi insufficienti per l’organico attuale, tutti i cinque venerdì di settembre, il prossimo 29 compreso, l’azienda non lavora. Ai dipendenti è stato imposto di scalare le ore supplementari accumulate o di usare le giornate di vacanza in esubero».

Ad alcuni ridotta la percentuale

L’attuale situazione non piace ai dipendenti né al sindacato, anche se la soluzione adottata per i venerdì di questo mese dalla direzione di Jabil, è consentita dal Contratto collettivo di lavoro (Ccl): «I dipendenti possono avere infatti un massimo di duecento ore supplementari e riportarle all’anno successivo o arrivare al contrario fino a cento ore ‘negative’». I problemi di Jabil sono noti ad Ocst da alcuni mesi. Dal canto suo, l’Organizzazione cristiano-sociale ticinese, spiega Cirronis, «ha proposto all’azienda di mantenere quanto più possibile l’organico assunto tramite l’agenzia interinale, mediante il guadagno intermedio, visto che la direzione aveva parlato di una situazione temporanea. Per questo motivo, è stata chiesta una modifica di contratto piuttosto che il licenziamento. Una variazione tramite la quale il dipendente riduce la propria percentuale lavorativa, ma l’azienda mantiene le competenze al suo interno in caso di ripresa. A inizio di settembre questa soluzione è stata studiata per una ventina di dipendenti assunti tramite agenzia interinale e diventerà effettiva nel corso del mese di ottobre».

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