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Crisi parrocchia-prete a Cademario: questione (anche) di soldi

Il previsto taglio delle messe, casus belli della vicenda, ha dei risvolti finanziari: ‘Urge restaurare la chiesa, arduo trovare fondi se non la si usa’

In sintesi:
  • Il consiglio parrocchiale intende ridurre lo stipendio del presbitero poichè quest'ultimo celebra solo parte delle messe previste
  • Il presbitero: ‘Impossibile collaborare, vogliono decidere anche sul ministero del prete’
(Ti-Press)
11 settembre 2023
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Sarà forse uno strano scherzo del destino, ma a Cademario, il comune che ospitò per un lungo periodo lo scrittore Giovannino Guareschi, autore della saga di Don Camillo e Peppone, uno scontro frontale sta opponendo in queste settimane il parroco, don Pascal Burri, e il consiglio parrocchiale. Tanto che da quest'ultimo, con il sostegno del Municipio, è arrivata alla Curia la richiesta di rimozione immediata del presbitero.

Il casus belli di un rapporto che negli scorsi mesi si è deteriorato è la volontà di don Burri di ridurre le celebrazioni delle messe: attualmente, in tutta la zona dell'Alto Malcantone di cui don Burri è amministratore parrocchiale (oltre a Cademario, anche Breno-Fescoggia, Arosio, Aranno, Miglieglia, Mugena, Vezio), vengono celebrate due messe prefestive e cinque la domenica, di cui una, appunto, a Cademario. Ma, come spiega a laRegione il presidente del consiglio parrocchiale, Antonio Rezzonico, non si tratta solo di una questione liturgica. «Don Pascal Burri sin dall'inizio del proprio ministero si è prefissato di ridurre le celebrazioni asserendo in varie circostanze che ci sono troppe messe. E su questo si può essere d'accordo. Il fatto è che ultimamente a Cademario ne celebra solo due al mese, mentre le altre sono celebrate dal collaboratore, don Nicolas Bulian, con cui si alterna per la domenica nonché per le cosiddette feste comandate: ora, don Nicolas percepisce semplicemente un compenso di 50 franchi per ogni messa celebrata, mentre a Don Burri spettano circa 26'000 franchi l'anno». Cifra che, per inciso, viene dedotta dal contributo di circa 30'000 franchi che il consiglio parrocchiale riceve annualmente dal Municipio.

"Se riduce le messe, allora riduciamo anche la congrua"

E qui, spiega Rezzonico, si arriva al nodo della questione: sullo sfondo, c’è la necessità urgente di restaurare il soffitto della chiesa parrocchiale, un lavoro per il quale il preventivo di spesa parla di almeno 800'000 franchi. «Cademario non è una parrocchia ricca - prosegue il presidente del consiglio parrocchiale - tanto più che diamo già anche circa 4'800 franchi di affitto alla parrocchia di Breno, dove c’è la casa parrocchiale. Per non parlare di altre spese, come le assicurazioni, la luce, la nafta di cui spesso, per non gravare sui bilanci, si fanno carico personalmente i membri del consiglio parrocchiale».

Da qui, la decisione dell'ultima assemblea parrocchiale, in occasione dell'approvazione dei conti, di dare mandato al consiglio parrocchiale di rivedere con la Curia la "congrua", la quota parte versata al parroco, in funzione delle attività da lui effettivamente svolte in parrocchia, considerato anche l'investimento che bisognerà sostenere per il restauro. «Per tutta risposta, don Burri a maggio durante una riunione con i rappresentanti dei consigli parrocchiali della zona, a Miglieglia, trincerandosi dietro il pretesto dell'assenza per vacanze estive sua e di don Bulian nei mesi estivi, ha annunciato che durante l'estate avrebbe ridotto le messe, cosicché anziché una a settimana, a Cademario, così come nelle altre parrocchie, se ne sarebbe tenuta solo una ogni 15 giorni. Premesso che don Burri ha più volte sostenuto che la sua intenzione è quella di celebrare una sola messa la domenica, senza specificare ancora in quale parrocchia. Circa la riduzione durante l'estate, ha sostenuto che non ci sono abbastanza preti: allora, le parrocchie si sono attivate, e abbiamo trovato la disponibilità di don Pierangelo Regazzi e don Simone Bernasconi, i quali in passato hanno svolto il proprio ministero a Cademario, che ringraziamo di cuore per aver garantito il mantenimento del calendario delle messe estive, nonché don Erico Zoppis per la celebrazione della festa dell'Assunta»

Come si è arrivati, dunque, alla decisione di chiedere la rimozione di Don Burri? «Gli animi si sono scaldati quando al parroco è stata prospettata, come detto, la riduzione della congrua in seguito alla riduzione delle celebrazioni. La sua risposta è stata molto autoritaria al limite dell’arroganza e della presunzione, ha sostenuto che non spetta a noi decidere, che "lo paga il vescovo" e che noi non abbiamo voce in capitolo. Da questo comportamento con cui per l’ennesima volta ha dimostrato un atteggiamento “poco pastorale”, la scelta drastica di chiedere alla Curia di sostituirlo, decisione comunicata al Municipio che si è espresso in nostro favore».

"Non torniamo indietro"

Rezzonico ci tiene a precisare, però, che non si tratta nè di una questione personale né di anticlericalismo. «Con don Nicolas non abbiamo nessun problema, anzi è un sacerdote con una forte vocazione, direi prezioso, che sa trasmettere e riscoprire valori anche, magari, un po‘ caduti nell'oblio per le vicissitudini della vita. Avessimo avuto due come don Nicolas, le parrocchie della zona sarebbero fiorite. E aggiungo: bisogna anche aver rispetto e gratitudine per le persone, del consiglio parrocchiale o meno, che, dalle pulizie della chiesa alla preparazione della messa, fanno in modo che sia tutto pronto per quando arriva il parroco a celebrare».

La palla ora è in mano alla Curia, che dovrà decidere sulla richiesta di rimozione di don Pascal Burri. Chiediamo al nostro interlocutore, infine, quale sarà la loro posizione nel caso che il parroco attuale venga confermato. «Cademario non torna indietro: non è ammissibile che nel 2023 venga imposta una persona che non è gradita e che dobbiamo poi anche pagare noi. Con il rischio che, a quel punto, il Municipio, nel caso venisse confermato don Burri, decida magari di non darci più il contributo di 30'000 franchi annui che sono vitali per la sopravvivenza della parrocchia».

"Il Municipio a un bivio sulla gestione della chiesa"

«Il Municipio ha deciso di sostenere la decisione della parrocchia perché si trova sostanzialmente oggi ad affrontare due problematiche. La prima è quella di un'eventuale chiusura della chiesa perché non rispecchia più i parametri di sicurezza e quindi necessita di restauri urgenti - spiega il municipale Lorenzo Forni - la seconda è perché come Municipio ci siamo trovati a dover gestire una serie di lamentele che vanno a toccare proprio il parroco, circa la riduzione delle messe da lui voluta e, in generale, su un atteggiamento e un modo di porsi, per così dire, poco piacevole con i fedeli, per cui ad oggi per la parrocchia di Cademario non è un valore aggiunto. Quindi, il Municipio, messi insieme una serie di dati che ha ricevuto, ha deciso di assecondare la richiesta del consiglio parrocchiale. Poi sta alla Curia decidere su come procedere».

Ipotizzando lo scenario in cui don Pascal Burri venisse confermato, ci si chiede quale saranno, eventualmente, le reazioni dell'esecutivo di Cademario. «La decisione è legata a vari fattori. Se la Curia appoggiasse la volontà del prete di ridurre le messe il Municipio sicuramente non approverebbe. Questo perché comunque, anche se i fedeli non sono tanti, si va a togliere quel momento di raccoglimento all'interno del paese. L'esecutivo, però, si dovrà soprattutto chinare sulla questione della sicurezza della chiesa, e qui siamo a un bivio: se la chiesa viene utilizzata regolarmente, allora si possono trovare degli investitori, o anche delle donazioni per restaurarla e poterla dunque lasciare aperta. Se invece, nel caso di riduzione delle messe, venisse usata sporadicamente o per nulla, allora ciò diventa difficile e saremo probabilmente costretti a chiuderla, considerato che la parrocchia, a cui appartiene l'edificio della chiesa (il campanile è invece di proprietà del comune n.d.r.) non ha i fondi per il restauro». Pieno appoggio, infine, anche alla proposta di riduzione dello stipendio del parroco: «Il prete percepisce 26'000 franchi, su 30'000 che la parrocchia riceve come contributo: se non vuole fare il suo lavoro, la parrocchia giustamente ridurrà lo stipendio, e di conseguenza il comune ridurrà il contributo alla parrocchia».

Il parroco: impossibile collaborare col consiglio parrocchiale

Di diverso avviso è invece il parroco, don Pascal Burri, raggiunto da laRegione per una presa di posizione. «Si deve assolutamente distinguere la comunità di Cademario dal consiglio parrocchiale - commenta il presbitero - Con la comunità non c’è nessun problema. Riguardo il consiglio parrocchiale, fin dal mio arrivo non sono mai riuscito a farmi accettare, anche se ci ho provato. Non c'è possibilità di collaborare con loro, ma questo, per quel che so, già da anni, anche per quanto riguarda i miei predecessori: vogliono gestire tutto, anche ciò che fa parte del ministero del prete. Essendo la crisi così grave e profonda, ho deciso io stesso di chiedere aiuto alla Curia diverse volte, di cui l'ultima due settimane fa, decidendo la situazione. E giovedì scorso, 6 settembre, la Curia ha deciso di prendere in mano la situazione. Sul come e quando, non posso aggiungere altro perché dipende da loro».

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