Luganese

Abusò sessualmente del figlio, 48enne a processo

Ripetuti atti sessuali con fanciulli, violazione del dovere di educazione, pornografia le accuse. 35 mesi di cui 9 da espiare la richiesta di pena

Violento anche con gli altri 4 figli e la moglie
(Ti-Press)
25 luglio 2023
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Un incubo che di notte, tra le pareti di un salotto, diventa realtà. A renderlo reale è un padre. A subirlo un figlio minorenne. Il caso, che è approdato oggi dinnanzi alla Corte delle Assise criminali di Lugano, riguarda un 48enne residente nel Luganese, che tra il 2018 e il 2020 ha tentato ripetutamente di compiere atti sessuali con il figlio, all’epoca dei fatti minore di 16 anni, o di coinvolgerlo in essi. Pareti tra le quali vivevano in sette. Cinque figli, due genitori. «Non so come farò a vivere con questi ricordi, non so se riuscirò a sopravvivere». Queste le tristi parole del figlio dal quale è scattata la denuncia. La paura era che il padre compisse le stesse azioni nei confronti della sorellina. «Ha fatto bene a denunciarmi – ha affermato l'imputato oggi in aula – lo ha fatto per proteggere tutta la famiglia». Mentre in passato aveva accusato i suoi familiari di averlo denunciato con l'intento di cacciarlo dal suolo elvetico, negando inizialmente quanto imputatogli dall'accusa.

Almeno in tre occasioni, quando il figlio si recava in salotto, «il regno in cui il padre stava in mutande», come lo ha definito il giudice Mauro Ermani, per ascoltare la musica con le cuffie, l'uomo si abbassava le mutande masturbandosi in presenza del minore. Ma il peggio deve ancora venire. In un altro episodio, dopo che il figlio si era seduto sul divano, il padre lo masturbò mentre gli mostrava un filmato pornografico. Il minorenne si è sempre sottratto alle richieste del 48enne di ricambiare l'atto. Fatti che l'imputato ha negato a più riprese, se non che si masturbasse in sua presenza e che «se non voleva vedere non doveva entrare in salotto».

Chiesti 35 mesi e l'espulsione per 8 anni

La procuratrice pubblica Pamela Padretti, titolare dell'inchiesta, ha chiesto che venga condannato a una pena detentiva di 35 mesi, 9 da espiare e i restanti sospesi condizionalmente per un periodo di prova di due anni. «L'imputato – ha affermato il magistrato –, ha dimostrato grande egoismo e ha agito solo per soddisfare il proprio bisogno. Inoltre, non ha ancora preso coscienza della gravità delle proprie azioni che hanno causato severe ripercussioni sulla sua famiglia, minimizzando le proprie responsabilità». Le accuse mosse nei suoi confronti sono di ripetuti atti sessuali con fanciulli, pornografia, ripetuta violazione del dovere d'assistenza o educazione e inganno nei confronti delle autorità. Richiesta inoltre l’espulsione dalla Svizzera per un periodo di 8 anni. L'accusatore privato, rappresentato dall'avvocato Christopher Jackson, si allinea alla proposta di pena promossa dal magistrato, richiedendo 10mila franchi per torto morale. La difesa, rappresentata dall'avvocata Anna Grümann, ha invece richiesto una massiccia riduzione di pena, con il proscioglimento di quasi tutti i punti dell'atto d'accusa. Secondo la legale, le dichiarazioni della vittima sarebbero state «inquinate» dai fratelli, che non avevano un bel rapporto con il padre, da un operatore sociale e infine anche dalla polizia. Richiesto anche l'annullamento dell'espulsione: «Il mio assistito necessita di cure mediche che in Kosovo non potrebbero essergli garantite», ha spiegato durante l’arringa.

La sentenza verrà pronunciata questo pomeriggio.

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