Luganese

Truffa del vino, condannato anche un rivenditore

La pena stabilita dalle Correzionali di Lugano per un 63enne è di 20 mesi sospesi. Tra il 2016 e il 2017 ha venduto oltre 12mila bottiglie contraffatte

Oltre 12mila le bottiglie messe sul mercato
(archivio Ti-Press)
26 giugno 2023
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È arrivata anche la quinta condanna per la truffa del vino. Davanti alla Corte delle Assise correzionali di Lugano è comparso anche il sesto imputato, un 63enne cittadino italiano, residente in Piemonte, per rispondere di ripetuta contraffazione di merci qualificata. Con procedura di rito abbreviato, il giudice Amos Pagnamenta lo ha condannato a 20 mesi di detenzione, sospesi per un periodo di prova di due anni, approvando l'accordo presentato dalla procuratrice pubblica Raffaella Rigamonti e dall'avvocato difensore Edy Salmina. I fatti esaminati risalgono al periodo compreso tra il febbraio 2016 e il marzo 2017. In quel periodo l'uomo, reo confesso, ha messo in circolazione almeno 12'352 bottiglie di vino contraffatto, sulle quali figurava una falsa etichetta riferita al Tignanello 2021 prodotto dalla casa Antinori. Le bottiglie sono state vendute alla società riconducibile ai due ticinesi condannati la scorsa settimana a, rispettivamente, 30 mesi (di cui 6 da scontare) e 16 mesi sospesi. «Mi trovavo in un momento di difficoltà economica – ha spiegato l'imputato rispondendo alle domande del giudice –. Mi sono lasciato prendere dalla situazione, non lo rifarei mai più». Le modalità sono ormai chiare: il vino, che non era Tignanello, era stato imbottigliato da enologi piemontesi e sulle bottiglie erano state apposte etichette e capsule false e tutto quanto necessario per far credere agli acquirenti che si trattasse di vino originale. Vino che è poi stato venduto a enoteche, società di vendita all'ingrosso e ristoratori in Svizzera, per un importo complessivo di 672'352 franchi. Grazie a questa vendita, l'imputato ha ottenuto un importo di almeno 370mila euro. Parlando del suo futuro, il 63enne ha spiegato che «lo vedo tranquillo: sono alle soglie della pensione e sto aiutando mia figlia al ristorante».

Come emerso nel processo davanti alla Corte delle Assise correzionali di Lugano, l'incarto sulla truffa del vino è arrivato in Ticino dopo che è emerso che le società che lo hanno smerciato erano domiciliate o facevano capo a persone domiciliate in Ticino. Una prima denuncia, aveva spiegato la procuratrice, era stata presentata dal produttore e dal distributore ufficiale per la Svizzera del vino Tignanello, per 240 bottiglie al prezzo di 54,50 franchi l'una. Il proprietario dell'enoteca di San Gallo che ha ricevuto la proposta ha avuto subbi sull'autenticità del vino, lo ha degustato e ha riscontrato che la qualità è risultata inferiore. Una truffa che, la scorsa settimana, ha portato a quattro sentenze di condanna e a un proscioglimento.

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