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‘Non vogliamo vedere Gandria morire’

Creata un'associazione per sostenere, con un crowdfunding, i ricorrenti nella vertenza per la trasformazione dell'ex hotel Moosmann in 24 appartamenti

L’ex albergo Moosmann
(archivio Ti-Press)
15 maggio 2023
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«Non vogliamo vedere Gandria morire». È questo l’obiettivo che è alla nascita dell’Associazione ProGandria, voluta con l’unico scopo di sostenere i ricorrenti oltre al Tribunale amministrativo cantonale (Tram). Nel quartiere cittadino continua la discussione in merito al futuro dell’ex Hotel Moosmann, chiuso oramai da diversi anni, e per il quale i nuovi proprietari – la Alegro Properties di Zugo – nel 2020 hanno ottenuto la licenza per realizzare 24 unità abitative primarie. Quella prevista è una ristrutturazione interna, che manterrà quindi immutate le caratteristiche estetiche riguardanti le facciate. Il nodo della discussione – che ha portato prima a un’opposizione (respinta dal Municipio di Lugano) poi a un ricorso (respinto) al Consiglio di Stato e successivamente al Tram, dove è tuttora pendente – è l’assenza di posteggi nel progetto edilizio. Fatto che praticamente annulla la disponibilità di posti auto per gli attuali residenti.

Chiesto il sostegno di cittadini, commercianti, amici e visitatori

L’incarto, come detto, è all’esame del Tram da più di un anno. Probabilmente, in base alla decisione, una delle due parti ricorrerà al Tribunale federale. «Siamo partiti in otto e, dopo che il primo ricorso è stato inspiegabilmente respinto, solo in quattro hanno continuato il percorso giuridico – spiega Edo Bordoni, uno dei ricorrenti –. Riteniamo però ingiusto che pochi debbano sopportare costi a salvaguardia di un bene comune, di cui beneficiano abitanti commercianti e turisti». Per questo la ProGandria ha deciso di lanciare un crowdfunding, una raccolta fondi, tra abitanti, commercianti e amici di Gandria. «Una raccolta fondi per coprire le spese legali, amministrative e, se necessario, per una campagna mediatica – continua Bordoni –. Vogliamo raccogliere quanto necessario per evitare lo scenario peggiore e aiutare le autorità a comprendere i reali bisogni collettivi, affinché Gandria non venga sconvolta a beneficio di una speculazione immobiliare fine a sé stessa». La raccolta fondi è stata lanciata con una lettera inviata a tutti i fuochi. Associazione e ricorrenti presenteranno motivazioni e obiettivi (per ogni informazione è possibile scrivere a progandria@gmail.com) nel corso di un incontro pubblico in programma stasera, dalle 20, nella palestra dell’ex casa comunale. «Vogliamo spiegare alle persone il pericolo che stiamo correndo».

‘Non vengono adattate le infrastrutture’

Un pericolo, sottolinea ancora Edo Bordoni, «che non è tanto finanziario, ma proprio del paese che potrebbe spegnersi. E non è un’esagerazione: siamo circa 250 persone e i posteggi a disposizione dei soli residenti sono più o meno una quarantina». Con 24 nuovi appartamenti «possiamo immaginare che arriverà una trentina di automobili in più, oltre a motociclette, biciclette e tutto il resto che porterebbero a una modifica, anche sociale, del villaggio. I residenti di sempre verrebbero a sommarsi a quelli nuovi, i quali avrebbero gli stessi diritti». Bordoni tiene a sottolineare che «non sono i 24 appartamenti a essere contestati. Noi ricorriamo sull’aggiunta di 24 appartamenti in un villaggio senza adattare le infrastrutture corrispondenti, soprattutto quelle necessarie alle persone per andare a lavorare, fare la spesa e portare i bambini a scuola». Nella domanda di costruzione i nuovi proprietari «hanno indicato di possedere 33 parcheggi – continua il ricorrente –. La città di Lugano ha dato la licenza con le fette di salame sugli occhi, non verificando se questo corrispondesse al vero. A Gandria ci sono 200 metri di strada carrozzabile sui quali c’è una quarantina di parcheggi per i residenti. Cosa succede con questa licenza? Senza ulteriori posteggi il paese chiude: le alternative sono posteggiare a Castagnola o a Oria e muoversi a piedi». Anche a livello di trasporto pubblico, conclude Edo Bordoni, «la nostra unica connessione con la Città è un bus della navigazione che non ha un orario cadenzato e che è sempre pieno di turisti. I nostri concittadini spesso devono fare il viaggio in piedi...».

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