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Badaracco: ‘Lista unica Plr-Centro per il Municipio di Lugano’

A un anno dalle elezioni comunali, il vicesindaco rompe il tabù sul tema dopo la disfatta alle federali 2019. ‘Tempi maturi per un terzo polo forte’

In sintesi:
  • Il vicesindaco propone di aprire la discussione su un’alleanza fra i due partiti moderati limitata all’esecutivo: ‘Rappresenteremmo un’alternativa forte agli altri due poli’
  • ‘Rispetto alla congiunzione del 2019 il contesto è cambiato: c’è tempo per una riflessione seria’
  • Le critiche? ‘Me le aspetto. Ma Lega-Udc e Ps-Verdi fanno lo stesso’
Il vicesindaco
(Ti-Press)
27 aprile 2023
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Partito liberale radicale (Plr) e Il Centro alleati. Dopo il precedente delle elezioni federali del 2019, che avevano portato a una batosta con l’estromissione di entrambi i partiti dal Consiglio degli Stati, il tema era diventato quasi tabù in Ticino. A un anno dal rinnovo dei poteri comunali, ci pensa il vicesindaco di Lugano Roberto Badaracco a squarciare il velo: le due forze politiche moderate dovrebbero valutare di unire la lista per il Municipio di Lugano. Un’idea della quale si vocifera da un po’ in città e che, qualora si concretizzasse, potrebbe impattare significativamente sugli equilibri di Palazzo civico.

Un’alleanza fra Plr e Centro per il Municipio di Lugano: perché?

Gli schieramenti d’area sono un trend non solo svizzero che si sta consolidando. È finito il periodo delle maggioranze monopartitiche, anche da noi. E quindi penso che i tempi siano maturi, almeno per aprire una riflessione. Stiamo vivendo un quadro politico generale che impone scelte chiare e comuni, in primis per l’elettore. Già da alcune legislature Lega e Udc, rispettivamente Ps e Verdi, formano delle alleanze elettorali con l’unico scopo di rafforzare il proprio fronte ideologico comune nell’ottica di ottenere maggiori consensi e quindi più seggi operativi in ambito decisionale. Ciò accade regolarmente in ambito di esecutivi, per il Consiglio di Stato e nei Municipi delle grandi città. In sostanza si formano due blocchi, uno di sinistra e uno di destra, con intenti comuni subito riconoscibili agli elettori. Plr e Centro faticano invece a connotarsi dal profilo programmatico.

Come mai a suo avviso?

A mio giudizio c’è un problema di comunicazione con l’elettorato sui temi. Siamo visti come centro destra, poi talvolta come centro sinistra, abbiamo un posizionamento che forse non è sempre chiaro. Questo contesto politico polarizzato ci penalizza. Bisogna differenziarsi, avere un’identità e un’agenda politica chiare, piuttosto che reagire a quelle altrui. E questo è più facile da fare se l’area politica è più ampia e solida. Alla domanda ‘perché dovresti votare Plr?’ tanti non sanno rispondere.

E perché si dovrebbe votare Plr-Centro allora?

Perché potremmo rappresentare un’alternativa forte e solida agli altri due poli, difendendo meglio temi importanti per la popolazione che spesso sono comuni e tornando a essere una forza trainante – e non a rimorchio come purtroppo talvolta veniamo percepiti –, in un contesto delicato come quello luganese. Il Plr a Lugano ha perso la maggioranza relativa nel 2013, che da allora è passata prima alla Lega e ora a Lega-Udc. Grazie a questa alleanza i loro tre seggi non sono mai stati messi in pericolo grazie alla somma delle rispettive forze elettorali. Vedendo anche i risultati di queste cantonali a Lugano fra un anno la situazione non cambierebbe sostanzialmente. D’altro canto la somma di Ps e Verdi in città potrebbe oltrepassare il 20%, una soglia che aprirebbe loro la strada all’ottenimento di un secondo seggio in Municipio. In mezzo vi è il Plr, con i suoi due seggi e un seggio del Centro, tutti da difendere. Insieme queste forze politiche possiedono lo stesso numero di municipali di Lega e Udc e potrebbero rafforzare le loro posizioni e addirittura diventare la forza elettorale maggiore in città. Città che avrebbe tre poli forti chiaramente definiti, che lascerebbero una vera libertà di scelta all’elettorato.

Ecco, l’elettorato. Con una storia di forte rivalità come quella che c’è stata nell’Ottocento e durante buona parte del Novecento fra Plr e Centro, pensa che sia pronto a un’alleanza?

Credo di sì. Lo si capisce dai dati del panachage: spesso gli elettori di un partito sostengono i candidati dell’altro e viceversa. E poi, come detto, siamo vicini su tanti temi: economia, libertà, solidarietà e anche ambiente, con soluzioni pragmatiche che non possono essere connotate come di sinistra ma neppure di destra. Potremmo dimostrare che i valori che hanno fatto la fortuna della Svizzera moderna possono essere reinterpretati e applicati ancora oggi. Obiettivi come apertura verso il mondo, meno burocrazia, un ente pubblico regolatore e facilitatore potrebbero essere facilmente condivisibili da un polo del centro e dal suo elettorato.

Idee che c’erano già quattro anni fa, ma la congiunzione si rivelò un buco nell’acqua, se non un boomerang.

Quell’alleanza era partita male, organizzata in fretta e furia e per motivi meramente elettorali. Non si era ragionato su un programma comune. Non c’era stata una condivisione dal basso. Era anzi stata percepita, e non a torto, come strumentale e questo aveva creato molti malumori. La scelta di non proporre alleanze dopo il 2019 è la reazione a una grande scottatura, almeno da parte liberale radicale. Capisco, e condivido, perfettamente la scelta del partito cantonale per le Federali 2023 di mantenere liste separate. Questo non preclude però avvicinamenti puntuali a livello comunale. Per le comunali ci sono delle differenze significative che mi fanno ben sperare, quantomeno per una discussione costruttiva.

Quali differenze?

Intanto l’obiettivo. Per le Federali le liste si erano congiunte per il legislativo, mentre in questo caso la lista unica verrebbe eventualmente allestita per l’esecutivo. Ed è una differenza sostanziale, perché si rafforzano le posizioni di partiti simili in ambiti strategici e progettuali e di comune visione nella gestione dell’ente pubblico, dove vi sono maggiori ripercussioni sul cittadino e sulla qualità di vita, in questo caso di una città. Inoltre, quando era stata decisa l’alleanza per le Federali del 2019, si era partiti a inizio estate, pochi mesi prima del voto. Qui c’è il tempo per fare una riflessione più seria.

E c’è la volontà?

I tentativi di avvicinamento fanno fatica a ingranare per differenze di approccio e timori di vario tipo. Sono perfettamente consapevole che lanciare una tale riflessione all’interno dei rispettivi partiti può creare nervosismo o fare rumore. Ma mi sembra giusto farlo. Quanto accaduto qualche anno fa dimostra che non è un discorso facile e occorre soppesare bene tutti gli elementi in gioco. Vedo soprattutto nel Plr molta ritrosia a stringere alleanze, soprattutto con il Centro. I motivi sono sostanzialmente storici e legati a una lunga appartenenza politica che vedeva fino a pochi decenni fa questi due schieramenti primeggiare a livello cantonale. Ma i tempi sono cambiati e i retaggi storici non hanno più motivo di esistere. Tutto cambia nella vita e così anche nella politica. Oggi le cose sono cambiate e forse occorre vedere al di là. Sono convinto che vale la pena discuterne, anche solo per essere pienamente consapevoli delle scelte che si faranno. Come dire, se non si stringe questa alleanza, non lamentiamoci però dopo delle conseguenze. Si tratterebbe comunque di qualcosa di nuovo che forse avrebbe il pregio di attirare l’attenzione dei cittadini sulla politica. Bisogna saper creare, non solo fare bene: il recente caso di Amalia Mirante e del suo movimento è un esempio virtuoso in tal senso.

Le diversità fra i due partiti però restano. Non c’è il rischio di perdere la propria identità?

Stringere un’alleanza elettorale non vuol dire perdere la propria identità, storia e natura, ma semplicemente riconoscere che vi è una vicinanza politica su vari temi che può essere condivisa soprattutto in un Municipio nel quale si lavora collegialmente per raggiungere obiettivi concreti e soprattutto lanciare progetti che trasformino la città nei prossimi decenni. Sia Ps che Verdi, come anche Lega e Udc, hanno in realtà moltissime differenze al loro interno anche su temi sostanziali. Eppure per le elezioni importanti degli esecutivi si uniscono e riescono a raggiungere spesso coalizioni importanti e risultati soddisfacenti in questo modo, ottenendo seggi che determinano la politica ticinese. Sarebbe un peccato se Plr e Centro non facessero una riflessione seria su questo argomento per le elezioni comunali del prossimo anno. Quindi sì, abbiamo molte differenze, ma spesso anche un approccio simile su diversi temi comuni.

Citava la collegialità. Affinché un’alleanza sia efficace è necessario che i membri che ne fanno parte remino nella stessa direzione. I municipali di Plr e Centro non hanno proprio brillato per essere stati in grado di fare fronte comune in questa legislatura...

Chiaramente questo è un aspetto centrale. Se ognuno va per la sua direzione, contiamo poco. Bisogna fare più gioco di squadra e lavorare internamente a questo scopo. Penso però che una sana rivalità, fra Plr e Centro in una lista comune e nei partiti stessi, possa essere positiva. Una battaglia interna può essere un valore aggiunto. Ma deve essere corretta e costruttiva.

Quattro anni fa, da sinistra e soprattutto da destra, erano piovute forti critiche sull’intesa. Non teme che nella Lugano roccaforte leghista, seppur appannata, possano ripresentarsi con forza ancora maggiore?

Sono critiche che mi aspetto. Ma Lega e Udc da una parte e Ps e Verdi dall’altra, fanno la stessa cosa e da tempo. Bisogna avere il coraggio di dire che le cose si fanno anche per rafforzare legittimamente le posizioni. Non c’è nulla di male e viene fatto da tutti. Tutti tranne noi. Ora le premesse ci sono.

Anche perché alle ultime Cantonali il Plr non ha brillato...

Esatto. La perdita non è stata clamorosa, ma c’è stata. E purtroppo si tratta di una flessione che dura da tempo e che riguarda anche il Centro, che ha tenuto meglio ma il trend è il medesimo. In un contesto politico frammentato e in previsione di elezioni comunali delicate, a mio parere il Plr dovrebbe perlomeno lanciare la discussione sul tavolo. Non è detto che si arrivi poi a fare qualcosa. Neppure affrontare l’argomento sarebbe un errore, soprattutto da parte di un partito che ha sempre fatto dell’apertura e del confronto i suoi cavalli di battaglia. Dopo le Cantonali occorrono forse nuovi approcci altrimenti si marcia sul posto o si perde. Una riflessione è giusto farla e non escluderla a priori. Ricordiamoci che alla fine comunque è l’elettore che decide e proporsi come alternativa forte e credibile agli altri poli, con idee ben precise, credo che possa essere una carta vincente.

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