Luganese

Pulizia dal lago, test positivo con Seabin ma...

L’Ufficio caccia e pesca: ‘Ci sono valutazioni da fare’. La prova al porto di Lugano terminerà domani ma per l’acquisto del dispositivo bisognerà attendere

Secondo i promotori, sarebbe efficace anche nel trattamento delle microplastiche
25 luglio 2019
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Promosso, ma con qualche riserva. Sembrerebbe positivo il test – iniziato al porto comunale di Lugano il 12 luglio e tuttora in corso – del Seabin, l’innovativo dispositivo a forma di cestino e con la funzione di pulire il lago. «L’esito è abbastanza buono mi sembra» valuta Fabio Schnellmann, segretario del Consorzio pulizia delle rive e dello specchio d’acqua del lago Ceresio. «Raccoglie circa un chilo di rifiuti al giorno – precisa –, una parte consistente è materiale organico di origine naturale (come fogliame o rametti, ndr), ma c’è anche molta plastica. Il suo dovere lo fa».

Presentato dapprima a Porto Ceresio (provincia di Varese), dove le autorità ne stanno valutando l’acquisto, l’impianto è sbarcato sulle coste elvetiche del lago un paio di settimane fa. Frutto dell’ingengo di due ricercatori australiani, è prodotto dalla francese Poralu Marine, mentre in Ticino verrebbe commercializzato dalla I Lake Nautic Services Sagl. Grazie al collegamento a una pompa elettrica, viene creato un flusso in grado di inviare al collettore i rifiuti raccolti, mentre un separatore pulisce e filtra l’acqua che viene poi riversata nel bacino. E secondo i promotori, sarebbe efficace anche nel trattamento delle microplastiche. Ambito nel quale il Ceresio è purtroppo, con Verbano e Lemano, fra i tre grossi laghi elvetici più inquinati, secondo due recenti studi di Confederazione e Cantone.

Un apparecchio come il Seabin potrebbe pertanto essere un ottimo alleato nella pulizia dei laghi. Ne abbiamo parlato con Tiziano Putelli dell’Ufficio caccia e pesca del Dipartimento del territorio, che sta seguendo da vicino il test del Seabin. «Per capire se e come posarlo, bisognerà fare un’analisi più approfondita, sulla resa e sul rapporto fra costi e benefici», osserva.

‘Il principio di eliminare le plastiche è condiviso, ma l’effettiva pericolosità delle microplastiche deve ancora essere dimostrata’

«La prima impressione è che venga trattenuto tanto materiale organico di origine naturale – conferma – e bisognerebbe capire dei chili raccolti quanti sono effettivamente legati alle macro e quanti alle microplastiche». In particolar modo, sono queste ultime a essere di grossa attualità. «È una problematica abbastanza emergente, con tanti studi in corso, a livello nazionale e internazionale. Bisogna essere un po’ prudenti, per evitare misure sproporzionate rispetto all’effettiva pericolosità delle microplastiche, che è ancora da dimostrare. In ogni caso, il principio di voler togliere delle plastiche dal lago è condiviso: stiamo comunque parlando di un rifiuto».

Altra questione da valutare, quella dei costi, «in particolare di gestione». Se per installarne uno l’investimento sarebbe minimo – fra i 5’000 e i 7’000 franchi, «che potrebbero venir suddivisi in parti uguali fra Consorzio, Cantone e Città» ipotizza Schnellmann –, è anche vero che il Seabin necessita di manutenzione quotidiana e che per un’efficacia reale nella pulizia ce ne vorrebbero decine se non centinaia. «Vorremmo anche valutare la questione con l’autorità di bacino che ha la competenza sulla parte italiana del lago – osserva il responsabile del Dt –, magari per arrivare a una visione comune. Per questo ci vorranno un paio di mesi per avere gli elementi per prendere una decisione definitiva».

«Al sistema si può comunque riconoscere una valenza didattica – ammette infine Putelli –, posandolo in un luogo abbastanza frequentato assieme a un pannello informativo (come la foce del Cassarate o il lungolago a Lugano, ndr)». E in attesa di evidenze scientifiche più chiare sulle microplastiche, sul tema il Dt ha in effetti scelto di agire sulla sensibilizzazione, con le giornate di Clean Up Lake svoltesi nei mesi scorsi a Magadino e Agno, ad esempio.

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