Luganese

Pride a Lugano, Helvetia valuta il ricorso

L'associazione replica al Municipio e al vescovo e parla di decisione scandalosa che lede i i diritti fondamentali garantiti dalla Costituzione elvetica e dalla Costituzione ticinese

9 maggio 2018
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Helvetia Christiana non ci sta. Critica Palazzo Civico e replica al vescovo di Lugano mons. Valerio Lazzeri. E deciderà entro lunedì prossimo se presentare ricorso. Continua a ritenere una discriminazione verso i cattolici e la civiltà cristiana la decisione del Municipio di Lugano che le ha negato una piazza cittadina per pregare in occasione del Pride e chiede all'esecutivo cittadino di "ritornare immediatamente sui suoi passi", invitando i "cittadini svizzeri ad attivarsi per la difesa dei principi cristiani e dei diritti costituzionali, in particolare la più sacra delle libertà: quella di praticare la nostra religione".

In una presa di posizione diramata nella notte scrive che "è scandaloso che dei diritti fondamentali garantiti dalla Costituzione elvetica nonché dalla Costituzione ticinese, ossia la libertà d’espressione e la libertà di manifestazione, non siano stati riconosciuti ad un’associazione svizzera in regola con le autorità della Confederazione"

E prosegue: "Questa autorizzazione è stata negata dalle autorità il 19 aprile 2018, ma questo rifiuto ci è stato comunicato soltanto lo scorso 2 maggio. Vietando un atto pacifico di natura religiosa, il Municipio ha chiaramente violato la prassi abituale e democratica della Svizzera". Ai suoi occhi "la decisione del Municipio è una doppia discriminazione, perché questi diritti sono garantiti a tutte le associazioni e i gruppi, e specialmente quelli che promuovono l'agenda LGBT, ma sono negati a un'associazione di ispirazione cattolica. Infine, le autorità dimostrano con il loro atteggiamento di piegarsi alle intimidazioni dei promotori del Gay Pride e di altri circoli anticristiani".

Si, perché, aggiunge "Gli atti omosessuali sono intrinsecamente disordinati e contrari alla legge naturale, come ricorda il Catechismo della Chiesa Cattolica (2357). Promuoverli costituisce una grave offesa nei confronti del Creatore ed esige, per questa ragione, un atto pubblico di protesta e riparazione. La dissolutezza e l'esibizione sessuale che accompagna sistematicamente il Gay Pride, imposto alla vista di tutti, specialmente ai bambini, sono fattori aggravanti che dovrebbero indurre le autorità pubbliche a vietare questa parata della vergogna"

Helvetia Christiana non fa altro che ripetere la dottrina della Chiesa Cattolica sulla castità, cioè la raggiunta integrazione della sessualità nella persona, che è valida per tutti, sia che essa sia sposata o celibe, anche per le persone che sperimentano l'attrazione omosessuale.

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