Lugano

Finanze a Lugano, intervista al Capodicastero Michele Foletti

(Gabriele Putzu)
21 luglio 2017
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«Il preventivo 2018 sarà la chiave di volta per capire se gli obiettivi fissati nel 2013 (pareggio di bilancio) potranno essere raggiunti. Dipenderà dal senso di responsabilità, in prima battuta del Municipio, poi del Consiglio comunale, nell’evitare nuovi oneri. Ma sono ottimista. Il legislativo nella discussione sul consuntivo 2016 ha dimostrato di aver preso coscienza della situazione escludendo voli pindarici. Dobbiamo mantenere ancora a lungo la rotta tracciata fino a oggi, ossia la disciplina finanziaria (non la chiamo rigore)».

Quindi la stagione dei risparmi a Lugano continua?

"È vero che abbiamo raggiunto prima del previsto il pareggio nella gestione corrente però non in maniera strutturale. Quindi le misure di risparmio rimangono in vigore. Il nostro grosso problema, come evidenziato anche da Moody’s, è l’indebitamento di poco meno di un miliardo di franchi. In questi anni siamo stati fortunati perché i tassi d’interesse sono rimasti bassi e ci hanno dato una boccata di ossigeno, ma il problema del debito strutturale resta".

Il preventivo 2018 indicherà ancora un deficit?

"Come dicevo abbiamo il problema del debito. Di riflesso, con il preventivo 2018 non ci si potrà lasciar andare a spese non funzionali e dovremo mantenere la disciplina finanziaria. Anche perché lo ripeto sempre, il Piano finanziario prevede un deficit di due milioni nel 2018 e l’aumento di due punti del moltiplicatore d’imposta per l’anno prossimo, i soldi ricavati dalla tassa sui rifiuti erano previsti dal 2017, la Tui (tassa sugli utili immobiliari) oggi non c’è più perché il Cantone non la riversa più ai Comuni. Quindi, il controllo della spesa va mantenuto, l’equilibro è da ricercare e non sarà facile da trovare. Il Piano finanziario verrà aggiornato con nuovi indicatori decisi dal Municipio per allestire il preventivo 2018 e lo affineremo in settembre quando il Cantone presenterà la modifica della legge tributaria".

Ma i primi mesi dell’anno come stanno andando per le casse cittadine?

"Il gettito tiene (persone giuridiche tengono, in leggero aumento le persone fisiche). D’altra parte, c’è una marea di richieste di potenziamento da parte di tutti i servizi cittadini. C’è qualche margine per migliorare qualcosa. Il Municipio ha già potenziato il trasporto pubblico nella zona sud e l’Arbostora e lo faremo anche per la zona del Brè ma dovremo trovare i soldi per finanziare tali potenziamenti. Più ci avvicineremo alla scadenza elettorale più questa dinamica assumerà rilevanza. Se cominceremo già quest’anno a mollare qualcosa, chissà cosa potrebbe accadere con il preventivo 2020".

Gli investimenti sulla cinquantina di milioni all’anno saranno garantiti?

"Il Municipio lo ha già deciso: saranno fra i 50 e i 60 milioni all’anno come negli anni scorsi. Queste cifre sono più che sufficienti per la Città. Preventivo e Piano investimenti verranno calibrati in base a un grado di autofinanziamento di almeno il 50% (a consuntivo 2016 è al 70%). Altrimenti bisognerà incidere ancora sull’indebitamento".

Avete già discusso come contenere e ridurre il debito di quasi un miliardo?

"Per contenerlo, per prima cosa a preventivo occorre un grado di autofinanziamento decente. Poi, spesso i consuntivi risultano migliori dei preventivi, se questi ultimi sono fatti bene, anche i consuntivi risultano migliori. Bisognerà fare una discussione politica con il Consiglio comunale per capire con quali mezzi si vuole ridurre l’indebitamento. Nel dibattito sul consuntivo in Consiglio comunale avevo ventilato la possibilità di dismettere alcune proprietà comunali per diminuirlo ma sono stato subito attaccato dalla sinistra... Dovremo coinvolgere forse la Gestione per valutare quale tipo di intervento è maggiormente condiviso".

C’è qualche ipotesi di cui avete parlato in Municipio?

"Non ne abbiamo ancora discusso seriamente. Dal punto di vista tecnico, ci sono varie opzioni, tutte politicamente da valutare, sondare e approfondire. Una possibilità, e la butto là, potrebbe essere quella di una cessione dei nostri beni patrimoniali: immobili di reddito, parte delle società partecipate (la Verzasca Sa, o l’Ail Sa, per esempio). L’argomento lo affronteremo una volta conseguito il pareggio di bilancio strutturale nella gestione corrente. D’altro canto, dovessero aumentare i tassi di interesse saremmo nei guai. Questa è la criticità sottolineata dal rating di Moody’s che ha certificato il buon lavoro che abbiamo fatto dal 2013 e ha incrementato i nostri potenziali partner a cui richiedere finanziamenti spuntando tassi d’interesse più favorevoli. Ora possiamo comunque rinnovare debiti a scadenza a tassi più bassi, ottenendo risparmi per la gestione corrente".

A proposito di una eventuale riduzione del moltiplicatore d’imposta con l’introduzione della tassa sul sacco?

"Non se ne parla. Chi ne parla, mente sapendo di mentire. Nemmeno con la tassa sul sacco, per la quale è stato riattivato il gruppo di lavoro che dovrà presentare una modifica del regolamento adottato dal Consiglio comunale ma mai entrato in vigore per via dei ricorsi. Ci sono tre o quattro articoli da sistemare per adeguarli alla legislazione cantonale. Dopo l’estate, dovremmo essere pronti, poi occorrerà capire dal punto di vista giuridico, con il ricorso pendente, quali sono gli spazi di manovra e i tempi per andare in Consiglio comunale. Un’altra scelta che dovrà fare il Municipio è quella di valutare se nel preventivo 2018 introdurre tassa sul sacco e tassa base oppure solo la tassa base nel preventivo 2018. Dovremo comunque arrivare a un regolamento applicabile politicamente. Ma queste entrate supplementari dovrebbero venir compensate... Tutti parlano di entrate supplementari ma nessuno ha mai pensato che in realtà a Lugano la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti non l’ha mai pagata nessuno. Sono sempre stati pagati a debito con i soldi presi a prestito dalle banche. Politicamente, si possono fare tutti i ragionamenti che si vogliono, ma dal punto di vista finanziario bisogna essere corretti e dire come stanno le cose".

Dal 2013 ad oggi siete comunque riusciti ad invertire la tendenza a livello finanziario? "Questo è assodato, ma non siamo usciti dalle secche. Negli anni scorsi la Città ha investito 220 milioni (che non avevamo) per costruire il Lac e contemporaneamente diminuito il moltiplicatore rischiando di far saltare tutto. Di solito i Comuni quando hanno grosse spese (tipo la costruzione di una scuola) prima aumentano il moltiplicatore per finanziare l’intervento, poi una volta pagati i lavori, l’imposizione fiscale può tornare ai livelli precedenti. Lugano con il Lac ha fatto esattamente il contrario. Il problema non si ripeterà perché la Città ha intenzione di fare i futuri investimenti impegnativi (Campo Marzio e Polo sportivo) tramite il partenariato pubblico-privato (Ppp). Bisognerà capire in che modo e se il Consiglio comunale seguirà questa strada per ridurre l’impatto finanziario di Lugano, oppure no. Senza Ppp non potremmo permetterci di realizzare investimenti strategici così onerosi. Dobbiamo ancora digerire l’investimento di oltre 220 milioni per il Lac. E a proposito di Polo culturale, dal primo gennaio dovrebbe entrare in funzione l’ente autonomo del Lac. Dal punto di vista contabile, non ci sarà più il dicastero o la divisione Lac, ci sarà il contributo in base al mandato di prestazione all’ente autonomo. Ma l’onere a carico della Città resterà pur sempre di 5,3 milioni all’anno."

Con l’aumento di dieci punti del moltiplicatore d’imposta, in questi quattro anni avete registrato partenze di contribuenti facoltosi o di persone giuridiche di peso?

"No, non ce ne sono state. O meglio, partenze ci sono state ma sono dovute ad altri fattori. Non all’aumento del moltiplicatore, bensì a una mancata concorrenzialità fiscale a livello cantonale e alla mini-amnistia fiscale. Quando alcuni contribuenti hanno fatto emergere sostanze molto importanti, essendo il Ticino al 22 o 23esimo posto come pressione fiscale a livello svizzero sulla sostanza, ci hanno salutato per lidi più favorevoli, come Londra. Questo è un problema che non possiamo gestire a livello di Città anche se stiamo discutendo con il Cantone per trovare soluzioni".

Le partenze quindi sono state compensate da nuovi arrivi?

"Sì, a consuntivo negli ultimi anni abbiamo sempre rivisto il gettito al rialzo. Poi ci sono realtà un po’ più sensibili che magari si spostano in Comuni della cintura urbana come Paradiso o Cadempino, dove i moltiplicatori sono più bassi. Però spesso, il ragionamento lo fanno ma non si muovono. Per cui, non abbiamo avuto grossi scompensi. Il problema è piuttosto della fiscalità troppo onerosa in Ticino e di attirare nuovi contribuenti e nuove aziende. Negli ultimi anni non ci sono stati arrivi di grossi gruppi, sono rimasti quelli che c’erano. Il problema è di concorrenzialità, di capacità di attrazione cantonale. Forse l’incertezza sulla Riforma delle imprese III e dei rapporti internazionali per le società a statuto speciale nei confronti dell’Ocse e dei Paesi europei e alcune iniziative popolari a livello federale non hanno permesso di attirare nuove imprese che cercano invece di insediarsi in un contesto legislativo e fiscale più stabile e sicuro. Attendiamo la riforma fiscale 2018 della Confederazione".

Allora il crollo del gettito del settore bancario a Lugano è anch’esso stato compensato, oppure solo in parte?

"A livello comunale no. Se pensiamo che nel 2007 incassavamo 55 milioni di imposte dalle banche adesso siamo a 13… I milioni che mancano sono stati solo in parte recuperati con il trading, con la farmaceutica ma una trentina di milioni li abbiamo persi. In queste condizioni è già stato quasi un miracolo riuscire a digerire tre tornate aggregative, l’enorme allargamento del territorio e l’aumento della popolazione".

Quanto al progetto Mizar, a che punto siamo? E quali ricadute vi aspettate?

"Swisslife ha presentato la domanda di costruzione per l’attivazione. Stando alla tabella di marcia, l’immobile ci verrà consegnato a settembre 2018, entro fine mese dovremo riuscire a costituire la fondazione dopodiché creeremo la società anonima. È stato più complicato del previsto perché oggi la struttura è più complessa ma più solida. Ci aspettiamo ricadute ma nel lungo termine, l’investimento è funzionale anche allo sviluppo del Master in medicina. L’intenzione è che nel lungo termine diventi un polo attrattivo anche per le aziende che fanno ricerca in questo campo. L’auspicio è che si inneschi un cerchio virtuoso di sviluppo in grado di diversificare in più settori il tessuto economico della città che soffre ancora della fragilità del settore bancario.

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