Lugano

Dal 1° febbraio il Museo delle dogane è gestito dalla Città di Lugano

3 febbraio 2017
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«Un presidio di memoria ancora prima che di difesa». Soddisfazione e quel pizzico di senso patrio in più rispetto al solito hanno accompagnato – nelle parole del sindaco Marco Borradori come in quelle degli altri presenti a Palazzo Civico – la firma della convenzione tra l’Amministrazione federale delle dogane e la Città di Lugano per la gestione del Museo delle dogane svizzero a Cantine di Gandria. Dal 1° febbraio la struttura è passata nelle mani comunali, più precisamente sotto la gestione del Museo delle Culture. La nuova gestione è già alacramente al lavoro per creare dei piani triennali con degli obiettivi prefissati e le novità non mancheranno. «Stiamo pensando a esposizioni dicarattere artistico sui temi dell’acqua e del confine – racconta il direttore del Museo delle Culture Francesco Paolo Campione –, certamente ci sarà un bookshop, dei concerti di musica classica, degli studi tematici. L’obiettivo è di rendere il museo più fruibile al pubblico». Il capodicastero Cultura Roberto Badaracco parla di «messa in rete delle competenze culturali, economiche e turistiche e di una valorizzazione dell’offerta».

 Nel rilancio della struttura in riva al Ceresio sono coinvolti infatti anche importanti enti locali, fra cui la Società di navigazione del lago di Lugano (Snl) e Lugano Turismo. La strategia di fondo è quella di rafforzare sempre più, come sottolineato da Badaracco, il turismo culturale a Lugano. «Ospitiamo circa 25’000 visitatori all’anno – ha aggiunto la direttrice dello stabile, Maria Moser-Menna – di cui oltre la metà vengono dalla Svizzera tedesca e francese». La particolarità dell’esposizione permanente non sta soltanto nell’unicità dell’accesso via lago, ma anche e forse soprattutto nei contenuti e nell’aria che vi si respira. «Racconta una storia ottocentesca – ha ben riassunto Campione –, una storia di guardie e ladri, di un’epoca che non c’è più ma che sappiamo bene che cosa ha significato. Per la Confedarazione rappresenta uno sforzo importante a cui è stato dato un valore definito, un sapore di ‘Heimat’». E proprio la ricostruzione storica della vita ai tempi in cui la zona di Lugano era veramente di frontiera, oltre che di contatto – e di rifugio per numerosi espatriati politici – è uno di quegli aspetti che nel futuro assetto saranno potenziati: incamminarsi nel domani con la consapevolezza dell’ieri.

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