Lugano

Cinquantenne di Lugano fermato per frode

(Carlo Reguzzi)
12 ottobre 2016
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È un 50 enne di Rieti, da anni residente a Lugano, uno dei tre presunti organizzatori di una colossale e sistematica frode fiscale transnazionale realizzata con un giro di fatture per operazioni inesistenti per 930 milioni di euro. Gli altri due sono entrambi di Vicenza. La Polizia cantonale ha eseguito oggi un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dai giudici di Vicenza. Ne ha dato notizia il magistrato inquirente Barbara De Munari, sostituto della Procura di Vicenza che ha coordinato l'inchiesta condotta dal Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza. L'ufficiale delle fiamme gialle vicentine ha indagato sul più colossale contrabbando di argento in grani dal Ticino e su un giro di fatture false per 350 milioni di euro per il commercio dell'oro, con destinazione finale della frode (25 milioni di euro) le banche di Lugano. L'ultima inchiesta ieri ha visto finire in manette 29 persone di cui 18 in carcere (compreso anche il 50enne di Chieti, arrestato a Lugano) e 11 ai domiciliari. Altre 218 persone sono indagate a piede libero. Al centro delle indagini una gigantesca frode fiscale, attraverso un giro di aziende "cartiere" al fine di evadere le imposte. Un'organizzazione che, attiva dal 2009, aveva al centro il commercio di prodotti ad alta tecnologia, come tablet e televisioni, ma anche farina, zucchero, latte in polvere e prodotti per le stampanti. Le fiamme gialle vicentine hanno accertato un complesso intreccio di società (in tutto 180), sia italiane (145, in gran parte con sede in Milano e Roma, delle quali 76 cosiddette “cartiere” e 69 effettivamente esistente) e 35 in 14 Paesi comunitari. Le fatture false avrebbero fruttato all'organizzazione oltre 130 milioni di euro di Iva non versata. Parte dei soldi sarebbero finiti in Svizzera.

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