Locarnese

‘Casa San Carlo, nelle cucine sta succedendo qualcosa’

Dalla Sinistra Unita un'interrogazione che mette l'accento sul viavai di personale e parla di abusi, mobbing e mancati rinnovi contrattuali

L’istituto comunale per anziani di Locarno, Casa San Carlo
(Ti-Press)
16 gennaio 2024
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“Un sospetto viavai di personale dalle cucine dell’Istituto per anziani San Carlo”: “Sembrerebbe che negli ultimi quattro anni almeno una dozzina tra collaboratori e collaboratrici avrebbero terminato le proprie attività presso l’Ente autonomo senza prolungo del contratto, o addirittura il rapporto di lavoro si sarebbe interrotto prima del termine contrattuale”. E inoltre, “in almeno uno di questi ultimi casi l’interruzione è avvenuta a seguito di abusi, di mobbing, verso il/la collaboratore/trice con conseguenze sul suo stato di salute. In un altro caso la persona allontanata era un/a apprendista. Sembrerebbe addirittura che gli impiegati nelle cucine debbano recarsi al lavoro in anticipo per riuscire a completare il carico di lavoro attribuitogli giornalmente”.

Sono le (per ora solo presunte) manchevolezze riscontrate nelle cucine di Casa San Carlo dalla Sinistra Unita, e in particolare da Francesco Albi (primo firmatario), Pier Mellini, Gionata Genazzi e Gianfranco Cavalli, che sul tema hanno presentato un'interrogazione dai contorni decisamente delicati.

A proposito dell'Ente autonomo

Se quanto sopra dovesse essere confermato, considerano gli autori dell'interrogazione, “è evidente che ci si interrogherebbe sulla qualità dell’ambiente di lavoro in seno alle cucine, sugli effetti sull’utenza, sulle varie responsabilità e non da ultimo sull’efficacia dell’Ente autonomo nel risolvere i problemi sviluppatisi durante la precedente impostazione”.

Su queste basi al Municipio vengono poste diverse domande, che riportiamo qui di seguito: “Il Municipio è al corrente del numeroso cambio di organico con il quale sarebbero confrontate le cucine dell’Istituto San Carlo? Se sì, quali sono i fattori che il Municipio reputa determinanti per tale comportamento? Corrisponde al vero che almeno una persona impiegata nelle cucine abbia subìto mobbing sul posto di lavoro? Se sì, quali provvedimenti sono stati intrapresi sia verso il/la collaboratore/trice sia verso la persona responsabile? Il Municipio è a conoscenza di altri casi limite? Quanto personale è impiegato nelle cucine? Quanti di questi sono contratti a tempo indeterminato? Quanti sono contratti a termine e qual è il termine? Quanti contratti a termine sono poi stati rinnovati?”.

‘Quanti allontanamenti retribuiti?’

Non è tutto. La Sinistra Unita prosegue domandando al Municipio “negli ultimi 5 anni quanto personale impiegato nelle cucine ha raggiunto il termine del proprio contratto di lavoro senza che ci sia poi stato un rinnovo? Quanto personale ha interrotto volontariamente l’attività prima del termine contrattuale? Quanto personale ha subìto un allontanamento retribuito dal posto di lavoro nell’attesa della scadenza contrattuale?”, ed estende poi la domanda anche agli impiegati in altri settori, “sanitario incluso”.

E nel caso in cui tutto ciò abbia avuto echi sindacali, viene chiesto quali e quanti accordi siano stati raggiunti, ma anche a quanto ammonti “la cifra che l’Istituto ha dovuto corrispondere a personale che ha subìto un allontanamento retribuito dal posto di lavoro negli ultimi 5 anni”; e se corrisponda al vero “che un/a apprendista sia stato/a allontanato/a, o abbia voluto andarsene, prima di terminare la formazione (e perché)”. Infine, “dall’istituzione dell’Ente autonomo, lo scorso anno, il Comune funge non più da datore di lavoro ma da organo di vigilanza – ricordano Albi e colleghi –. Ritiene il Municipio di essere stato adeguatamente informato? Come può il Municipio intervenire in casi come questi?”.

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