laR+ Monte Brè e Cardada

All'ombra della variante montana, frizioni Locarno-Dt

In pubblicazione gli atti pianificatori che emergono dall'iniziativa popolare del ‘Salva’. La Città al Cantone: ‘Scarsa conoscenza del nostro territorio’

In sintesi:
  • Il Dipartimento accusa la Città di non aver debitamente urbanizzato i quartieri interessati
  • Il pianificatore critica il Dt per ‘non aver compreso la particolarità della procedura pianificatoria’
Monte Brè
(Ti-Press)
3 maggio 2023
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C’è un dato non tanto incoraggiante, che sembra emergere dalle dinamiche Cantone-Comune di Locarno nell’ambito della variante di Pr riguardante Monte Brè e Cardada-Colmanicchio (variante la cui documentazione è ora consultabile per la popolazione sul sito della Città). Il dato riguarda nientemeno che la presunta scarsa conoscenza del territorio locarnese da parte dei funzionari cantonali. Lo afferma senza perifrasi la Città laddove, rivolgendosi alla Commissione del Piano regolatore del Consiglio comunale, reagisce alle critiche bellinzonesi per la (sempre presunta) insufficiente urbanizzazione della Zona residenziale montana (Zrm) che è oggetto della modifica di Piano regolatore, e che metterebbe di fatto clamorosamente in discussione la conferma del comparto quale zona edificabile.

‘Una serie di carenze ed errori formali’

Già significativa è la premessa formulata dall’esecutivo comunale, secondo il quale “relativamente alla presa di posizione cantonale, il Municipio rileva innanzitutto nel documento una serie di carenze ed errori formali che testimoniano come le particolarità della procedura siano purtroppo state ignorate”. Ma ancor più tranciante è il giudizio dei contenuti del documento stesso in merito alle proposte formulate dalla Commissione del Pr: “Senza chinarsi oltremodo sulle vostre scelte”, dice la Città ai commissari, riferendosi appunto al documento cantonale, esso “è sostanzialmente incentrato su due temi ritenuti a torto irrisolti, ovvero la contenibilità del Pr e l’urbanizzazione della Zona residenziale montana”.

Nel primo caso, ricorda la Città, “anticipando i tempi dell’entrata in vigore della scheda R6 del Piano direttore cantonale, il Municipio ha fatto allestire il calcolo della contenibilità del Pr su tutto il territorio giurisdizionale”; e la valutazione “fa stato di un adeguato dimensionamento del documento pianificatorio comunale nel suo complesso”. Per quanto riguarda l’importante aspetto dell’urbanizzazione, si legge, “il Municipio ricorda che Brè sopra Locarno e Cardada-Colmanicchio sono due quartieri e come tali sono stati oggetto nel corso degli anni di tutta una serie di interventi, a mezzo di ingenti investimenti e opere di manutenzione, che hanno toccato anche gli aspetti più importanti e fondamentali dell’urbanizzazione, ovvero l’infrastruttura stradale e le opere relative all’approvvigionamento idrico e allo smaltimento delle acque, tant’è vero che ampie parti di questi quartieri sono allacciate all’impianto di depurazione delle acque di foce Maggia”. Pertanto, Locarno contesta “risolutamente l’affermazione secondo cui il Comune sarebbe venuto meno ai propri oneri di urbanizzazione dei quartieri; affermazione evidentemente fondata su una scarsa conoscenza della nostra realtà territoriale”.

Che una simile formulazione non esca dai manuali del contraddittorio diplomatico è chiaro; ma lo è altrettanto che utilizzarla in uno scambio di pareri istituzionali suggerisce la distanza esistente fra i due attori.

Lo spavento del ‘mega resort’

La necessità di procedere con una variante di Piano regolatore che meglio regolasse lo sviluppo della Zona residenziale montana nasceva dall’iniziativa popolare comunale “Salva Monte Brè”, promossa dall’omonima associazione dopo che avevano cominciato a circolare voci e/o mezzi progetti di “mega resort” fra il Monte Brè e Cardada. Tale iniziativa, trasmessa nel luglio del 2019 dal Municipio al Consiglio comunale, chiede sostanzialmente che “la disciplina edilizia della zona montana del Pr Settore 3 sia adattata al fine di permettere uno sviluppo del comparto montano della città, compatibile con il carattere di quartieri discosti, destinati ad una residenza e ad attività turistiche e alberghiere a bassa densità”. In particolare, l’auspicio è quello di una revisione dei “parametri edificatori relativi ai volumi edilizi, ai bonus edificatori e alle disposizioni di occupazione del suolo, nello spirito dell’evoluzione avvenuta finora nel comparto”. Veniva così chiesta una verifica immediata della zona in questione per “adeguarla – con particolare riguardo ai principi di qualità degli insediamenti – ai disposti della Legge federale sulla pianificazione del territorio, secondo le modifiche accolte in votazione popolare nel 2013 ed entrate in vigore il 1º maggio 2014”.

Ne era emersa una proposta formulata dalla Commissione del Piano regolatore, previo decisivo intervento tecnico da parte del pianificatore esterno, architetto Mauro Galfetti. Fra l’altro, senza troppo entrare nel merito, la variante fissa nuovi indici di sfruttamento, condizioni per la concessione di bonus ad attività alberghiere e turistiche, misure di carattere qualitativo per un inserimento nell’ambiente circostante, e propone il dezonamento di alcuni terreni ai margini dei due quartieri.

Le critiche dipartimentali

I principali temi sollevati in sede di valutazione dal Cantone sono appunto la questione dell’urbanizzazione (che sarebbe scarsa per colpa del Comune) e degli accessi stradali (inadeguato quello al Monte Brè, inesistente quello a Cardada, collegato al piano soltanto dalla funivia). Tutto sommato, l’esame dipartimentale è dunque critico sulla conferma del comparto quale zona edificabile.

Da una parte, in relazione alla Zrm, si chiede di integrare negli atti di variante i dati, le tabelle e le risultanze della verifica del dimensionamento globale del Pr comunale di Locarno. Dall’altra, scrive il Dt, “una zona edificabile istituita nel 1978, confermata nel ’96 con un aumento degli indici edificatori, ritenute in particolare le gravi carenze circa le infrastrutture di urbanizzazione, difficilmente si giustifica in termini di sviluppo centripeto degli insediamenti”. Significativo il commento a tal proposito dell’architetto Galfetti, che anch’egli, come la Città, non le manda a dire: “Si osserva come il Dt nel suo esame preliminare non abbia assolutamente compreso la particolarità di questa procedura pianificatoria che compete al Consiglio comunale (e in prima battuta alla Commissione del Piano regolatore) e non al Municipio di Locarno”.

Quanto alla censura dipartimentale secondo cui “difficilmente si giustifica in termini di sviluppo centripeto degli insediamenti la conferma della zona edificabile di questi comparti montani”, l’architetto precisa un elemento essenziale, e cioè che “le zone montane non soggiacciono allo sviluppo centripeto allo stesso modo di quanto va effettuato per le zone urbane”.

Una volta pervenute le osservazioni di chi vorrà esprimersi nella fase di consultazione appena avviata, spetterà ancora alla Commissione del Pr esaminarne i contenuti, insieme al pianificatore, per poi elaborare il rapporto con il quale la variante – riservato l’accordo degli iniziativisti sulla conformità della proposta agli intenti dell’iniziativa generica – verrà sottoposta per adozione al Consiglio comunale. Dopodiché vi sarà la pubblicazione definitiva, con facoltà di ricorso al Consiglio di Stato, al quale compete la decisione finale sull’approvazione.

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