Locarnese

‘Incontr’Arte’, quei 14 talenti al Museo delle Centovalli

La collettiva che Marisa Cacciamognaga intendeva realizzare alla ex caserma di Losone ha preso vita negli spazi di Casa Maggetti a Intragna

9 maggio 2022
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Si chiama Incontr’Arte, l’evoluzione di Caserm’Arte, ovverosia il progetto, di Marisa Cacciamognaga, di realizzare una collettiva di 14 artisti locarnesi negli spazi della ex caserma San Giorgio di Losone. "Caserm’Arte significava semplicemente portare l’arte in caserma, sfruttandone gli enormi spazi e liberando quel luogo dalle regole e restrizioni che esso rappresentava, permettendo così a un gruppo di artisti del Locarnese, unitisi spontaneamente, di dar voce all’arte locale nelle sue svariate forme espressive", dice Cacciamognaga. Poi è arrivata la pandemia e la collettiva è stata cancellata. "L’occasione di ritrovarsi in un luogo completamente diverso si è presentata inaspettata lo scorso autunno e l’entusiasmo degli artisti, e non solo il loro, si è riacceso immediatamente. Grazie a Mattia Dellagana, curatore del Museo regionale delle Centovalli e del Pedemonte, e a Carlo Mina, presidente dell’Associazione Amici del Museo, il progetto è stato rilanciato... e adattato, prendendo oggi il nome di Incontr’Aarte. Di Caserm’Arte sopravvivono qui lo spirito aggregativo, la volontà degli artisti di ritrovarsi, di comunicare attraverso la propria arte e di far comunicare tra loro le opere".

Le opere dei 12 artisti sono pertanto state accolte negli spazi delle 4 sale all’ultimo piano del Museo, nella secentesca Casa Maggetti. Parliamo di nomi noti e affermati da tempo, come Steff Lüthi, Pascal Murer (che qui espose in una collettiva nel 2017), Renato Tagli (presente lo scorso anno in una grande personale a Suzhou, in Cina) o Hanspeter Wespi, a cui si affiancano artisti emergenti o meno conosciuti al grande pubblico. Le opere pittoriche di Marisa Cacciamognaga, significative della sua personale ripartenza, dialogano con i dipinti figurativi e misteriosamente intriganti di Martina Franscini, attorniando le tre sculture lignee di Murer, poste direttamente sul pavimento, al centro della sala 9 (ovvero i 3 elementi per salvare il mondo: "Three elements to save the world"); il grande volto femminile affrescato da Roberta Orler, che qui espose in una collettiva già nel 1994, si pone accanto al meticoloso schema espositivo dei dipinti di Wespi e alle minute sculture in bronzo di Lüty, organizzate a lato del "Sole" e di fronte alla "Vasca Galaxis" nella sala 10; le coloratissime e pazienti opere tessili di Tagli ridisegnano lo spazio della sala 11, sposandosi con l’installazione d’impronta storico-etnografica di Rita e Nick Cotti; le ceramiche realizzate da Alessandra Derighetti con l’antica tecnica giapponese del Raku esaltano la naturalezza delle sue sculture, trovando posto sia in questa corte, che nell’ultima sala, accanto alle due serie di fotografie realizzate da Sabina Lombardo partendo da dettagli di supporti in vetro, sui quali interagisce il colore, mutandone le forme nel corso del tempo.

Le sculture di Fausto Pozzi si situano sia nel corridoio tra le sale dell’ultimo piano del Museo che in questa corte ed evidenziano un percorso che, partendo dalla lavorazione della pietra, giunge all’impiego di resine e pigmenti. Accanto alle opere di Pozzi, completano l’allestimento esterno le sculture in legno di Murer (serie bianca e fiore nero) e quelle in raku di Derighetti.

Il 13 maggio dalle 16 alle 18 sarà possibile incontrare Marisa Cacciamognaga, Martina Franscini e Hanspeter Wespi, e il 3 giugno Rita e Nick Cotti, Renato Tagli e Fausto Pozzi.

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