Locarnese

Agoni nel Lago Maggiore: sul versante italiano si vuole ributtare l'amo, su quello svizzero non si vende

(Samuel Golay)
10 ottobre 2017
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L'obiettivo è quello di tornare a pescare gli agoni anche sul versante lombardo-piemontese del Lago Maggiore, per poi venderli come pesce commestibili. Ciò che significa rimuovere il divieto, introdotto nel 1996, al culmine dell'allarme dell'insetticida Ddt. Gli ostacoli però non mancano, anche perché la Regione Piemonte ancora non ha preso una decisione, a differenza della Regione Lombardia che dopo approfonditi studi si è detta disposta a consentire la pesca degli agoni. Solo che il via libera deve arrivare da entrambe le Regioni.

Da parte sua il Canton Ticino consente la pesca degli agoni, ma non la vendita per la presenza non di Ddt, ma di un'altra sostanza in valori che non rientrano nelle tabelle italiane, per cui i pescatori ticinesi consegnano il pescato pagato 2 franchi al chilo.

Per far chiarezza sui vari problemi degli “inquilini” del Verbano, non solo gli agoni, ma anche coregoni e lavarelli e i pesci alieni, come i pesci siluro, la cui presenza è motivo di preoccupazioni, ieri, al Centro nazionale di ricerca di Pallanza, si è riunita la Commissione italo-svizzera per la pesca, la cui competenza oltre che sul lago Maggiore, si estende anche sul Ceresio e sul fiume Tresa. Attorno al tavolo si sono ritrovati Pietro Volta (Cnr), e Diego Dagani e Danilo Foresti, delegati svizzeri e Marco Zacchera, commissario italiano e Carlo Romanò (presidente della sottocomissione) e il segretario Alcide Calderoni.

L'incontro di Pallanza ha gettato le basi per uno studio, destinato a durare non meno di quattro anni, per rispondere con rilevanza scientifica alle domande che gli addetti ai lavori si pongono da tempo. Incominciando dalle cooperative dei pescatori professionisti sia ticinesi che lombardo-piemontesi. “Un primo passo le due Regioni potrebbero già farlo – osserva Marco Zacchera, studioso, nonché sostenitore del 'Movimento gente del lago' –. Sarebbe sufficiente che la Regione Piemonte prendesse atto dei risultati lombardi”.

Lo studio dovrà dare risposte anche sulla scarsità di coregoni e lavarelli e come riuscire a smaltire la presenza di pesci siluro, per avere più possibilità di prendere qualcosa all'amo.

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