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‘Ammetto la vernice, non i plexiglas ispirati alla strage’

Bellinzona: parla l’ex impresario che ha imbrattato l’uscio del sindaco a Palazzo Civico. ‘La Procura mi ha invece scagionato per l’altro episodio’

La soglia dell’ufficio del sindaco il 26 gennaio scorso
2 febbraio 2024
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«Confermo di aver cosparso di vernice rossa la soglia dell’ufficio del sindaco. L’ho fatto come gesto di protesta e me ne assumo la responsabilità. Ma nego – e la giustizia alla fine mi ha dato ragione, dopo i sospetti iniziali seguiti da un’indagine a mio carico – di essere stato io, nell’autunno 2021, a inviare a più personalità, istituzioni e autorità la dozzina di pacchi anonimi contenenti lastre di plexiglas la cui forma, colore e scritte ricordano la lastra di vetro presente nel Memoriale di Zugo dedicato alle vittime della strage del 2001». Non rilascia interviste, ma interpellato dalla ‘Regione’ qualcosa accetta di dire l’ex impresario edile del Bellinzonese che venerdì scorso ha versato un barattolo di pittura sull’uscio di Mario Branda a Palazzo Civico. Un agire deplorevole il cui autore è stato ben presto individuato grazie alla videosorveglianza che lo ha filmato mentre si liberava del barattolo. Registrato, subito riconosciuto e infine denunciato dal Municipio al culmine di una serie di episodi tesi, uno dei quali verificatosi sempre a Palazzo Civico e che aveva richiesto l’intervento di alcuni agenti per procedere all’allontanamento fisico.

‘Ho spiegato i motivi in una e-mail’

«Quello di venerdì scorso è stato un gesto sicuramente eclatante – ci spiega brevemente l’autore – che ho ben esposto in una e-mail inviata il giorno successivo ai sette municipali, alla Polizia comunale e alla Polizia cantonale». Un gesto di critica verso la gestione, a suo dire lacunosa, di talune questioni comunali pendenti. In primis il crollo di un tratto di via ai Ronchi a Daro, nell’agosto 2021, all’altezza di un cantiere edile di competenza dell’ex impresario. Per poter avviare i lavori di ripristino evitando che le divergenze li procrastinassero allungando all’infinito la chiusura della strada a scapito degli abitanti della zona, le parti avevano siglato un’apposita convenzione. Lavori che ora sono quasi ultimati e prima o poi bisognerà dunque affrontare l’aspetto delle cause del crollo, per capire a chi addossare, e in quale misura, la o le responsabilità e il conto spesa. Al riguardo l’ex impresario ribadisce di sentirsi tranquillo; idem il Comune, che farà i passi necessari in cerca di chiarezza.

I due ricorsi pendenti e la segnalazione

Sempre l’ex impresario, ormai in rotta col Comune, negli ultimi anni ha impugnato con dei ricorsi alcuni crediti chiesti dal Municipio e votati dal Consiglio comunale. Parliamo in particolare del superamento di spesa nella trasformazione dell’ex oratorio di Giubiasco (2,71 milioni aggiuntivi concessi dal Cc nel maggio 2022) e dell’avvio della bonifica del terreno di Preonzo occupato in passato dalla Petrolchimica (impugnato, lamentando atti illeciti e cattiva gestione, il consuntivo comunale 2021 che conteneva la liquidazione del milione stanziato l’anno prima). Contestato anche il mandato diretto a una ditta per la seconda fornitura di aule prefabbricate necessarie alle scuole comunali nord.

Nei primi due casi il Consiglio di Stato ha respinto i ricorsi ed entrambe le decisioni sono state nuovamente impugnate dall’ex impresario rivolgendosi al Tribunale amministrativo cantonale, che attende di esprimersi. Nel terzo caso il Cantone ha accolto la critica indicando la necessità di aprire un concorso di fornitura per le aule, ciò che il Municipio ha poi fatto scegliendo infine la ditta già in precedenza coinvolta, anche per poter ottenere strutture perfettamente combacianti con quelle da essa fornite nel primo lotto.

‘Polizia a casa senza trovare nulla’

C’è poi l’invio delle lastre di plexiglas, compiuto esattamente vent’anni dopo la strage di Zugo. Era il 27 settembre 2001, ricordiamo, quando un uomo armato irruppe nel Parlamento cantonale uccidendo undici deputati e tre membri del governo prima di togliersi la vita. «Nella mia e-mail inviata l’altro giorno al Municipio e alla polizia – ci spiega l’ex impresario – ho voluto sottolineare che sarebbe sbagliato stupirsi dell’esistenza di gesti eclatanti come il mio. Gesto limitato, ribadisco, al solo versamento di un po’ di vernice. Ben più pesante, nel significato, quello del plexiglas ispirato appunto alla strage di Zugo. Per un motivo che ignoro, una bella mattina nell’autunno 2021 mi sono trovato a casa dieci agenti di polizia che hanno perquisito i locali e sequestrato i computer. Pensavano potessi essere stato io a realizzare e inviare le lastre, ma al termine degli accertamenti sono risultato completamente estraneo. Lo ha stabilito la procuratrice pubblica Margherita Lanzillo, responsabile dell’inchiesta, che mi ha scagionato».

Frasi inquietanti sui simil-memoriali

Oltre al Municipio di Bellinzona, le lastre erano state inviate ad alcuni uffici dell’Amministrazione cantonale e federale, a un consigliere di Stato, al Tribunale amministrativo cantonale, alla Polizia federale, alla Curia vescovile, alla trasmissione ‘Patti Chiari’ della Rsi e al Blick. Lunghe un metro, larghe 30 centimetri e spesse uno, di colore verde chiaro e del tutto simili alla lastra di vetro presente al centro del Memoriale di Zugo, erano state spedite da una persona rimasta ignota recatasi all’ufficio postale di Castione. Contenevano frasi inquietanti. Ad esempio ‘La storia non si ripete ma fa rima con se stessa’ e ‘Ci sono storie più storie di altre’. Quella rivolta al Municipio di Bellinzona si riferiva invece ai sorpassi di spesa milionari riscontrati in tre cantieri della Città. Tutt’oggi ignoto l’autore. Dal canto suo l’ex impresario è seguito dal Gruppo prevenzione e negoziazione della Polizia cantonale, incaricato di analizzare le minacce e rendere inoffensive situazioni potenzialmente pericolose.

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