Bellinzonese

E tre: per escursionisti esperti ora c’è anche la Via alta Crio

Dopo Valmaggia e Verzasca, dall’anno prossimo sarà praticabile un tragitto impegnativo di dieci tappe e 10mila metri di dislivello da Lumino al Lucomagno

Uno dei passaggi più impegnativi e perciò dotati di corda
17 ottobre 2023
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Dopo Valmaggia e Verzasca anche il Ticino settentrionale di levante ha ora una propria via alta destinata a escursionisti esperti dotati di passo sicuro, solida preparazione fisica e tecnica e privi di vertigini. Attraverso dieci tappe, dieci capanne, 100 chilometri e 10'000 metri di dislivello, la Via alta Crio porta gli amanti della montagna da Lumino sino alla regione del Lucomagno seguendo sentieri spesso in cresta, quindi tendenzialmente impegnativi, e su vette che superano non di rado i 3’000 metri di quota. L’iniziativa, presentata oggi a Bellinzona, ha richiesto quattro anni di preparazione ed è promossa dall’omonima associazione presieduta da Enea Solari, alla quale aderiscono le sette società alpinistiche proprietarie delle capanne e rifugi presenti sul tracciato. Il quale è ovviamente più facilmente percorribile tra luglio e ottobre, quando la neve è assente. Mentre dall’anno prossimo sarà completato dall’ultimo tassello mancante, il bivacco dotato di dieci posti letto e dalla forma avveniristica posato nei mesi scorsi in alta Val Malvaglia, ai 2’750 metri del Piano della Parete, su iniziativa della Sat Lucomagno.

La direzione consigliata è da sud verso nord per quattro buoni motivi: anzitutto i tratti con la maggior difficoltà tecnica sono così percorribili in salita e non in discesa, inoltre la nuova segnaletica è visibile appunto procedendo da meridione; poi, in caso di forte presenza di escursionisti sul tragitto, il loro flusso andrà tendenzialmente in una sola direzione evitando così incroci magari in punti insidiosi; infine nelle capanne che precedono i due rifugi e il bivacco incustoditi dovrebbero essere in vendita pacchetti con viveri (per chi ne fosse sprovvisto). Oltre alla demarcazione bianco-blu su pietre e tramite apposita segnaletica, sono state posate una decina di corde per agevolare i passaggi più difficili ed esposti.

Vie di fuga in caso di imprevisti

La via come detto parte da Lumino e, dopo aver attraversato le selvagge valli di Cresciano e Osogna, raggiunge la capanna Cava in Val Pontirone. Da qui, lungo il passaggio in obliquo Senda del Bo, si raggiunge il piccolo rifugio Giümela, dove partono due fra le tappe più emozionanti e impegnative che in un susseguirsi di creste e vette oltre i 3'000 metri portano alla capanna Quarnei dopo aver pernottato nel suggestivo bivacco al Piano della Parete. Il percorso passa poi dalle pendici dell’Adula e dall’omonima capanna per risalire in cresta e superare gli ultimi impegnativi tremila della serie. Giunti al rifugio Scaradra i pascoli della Greina accompagnano l’escursionista alle capanne Motterascio e Scaletta da dove, superando un’altra interessante cresta, si arriva alla capanna Bovarina. L’ultima tappa cavalca una cresta panoramica che porta al passo di Gana Negra e da qui ad Acquacalda vicino al Lucomagno. «Affrontare in sequenza le dieci tappe richiede un impegno non da poco – evidenzia il membro di comitato Massimo Gabuzzi – e anche un po’ di fortuna con la meteo. In caso di imprevisti vi sono dunque delle vie di fuga/accesso che consentono rispettivamente di abbassarsi di quota e raggiungere singoli tratti qualora si desideri percorrerne solo uno o alcuni». In ogni caso, come detto, è richiesta un’ottima preparazione e buon materiale tecnico, perché un terzo delle tappe (classificate come itinerari alpini) presenta una difficoltà alta e un terzo media, mentre un terzo (sentieri di montagna) è percorribile abbastanza facilmente. Il controllo della sicurezza su corde, catene, maniglie e demarcazione è affidato ai molti collaboratori delle società che formano l’associazione, ma a ogni escursionista è richiesto di segnalare eventuali problemi riscontrati.


Il bivacco al Piano della Parete posato quest’estate a 2’750 metri di quota

Aiuti e generosità coprono i costi

La Via alta Crio ha richiesto un investimento finanziario di 100mila franchi per metà coperto dall’Ente regionale sviluppo Bellinzonese e Valli e per metà da Comuni, ditte e privati. Il nuovo bivacco al Piano della Parete, di proprietà della Sat Lucomagno, è stato invece preventivato in 450mila franchi, per metà coperti da aiuti cantonali stanziati sotto l'egida dell’Ufficio sviluppo economico, per un terzo da Sport Toto e il restante dai Comuni della Val di Blenio e di Biasca, Federazione alpinistica ticinese, Azienda elettrica ticinese, Rotary Club e Fondazione per l’aiuto svizzero alla montagna. Progettata dall’architetto Sabrina Binda di Olivone, la struttura ettagonale è stata interamente realizzata da ditte e artigiani bleniesi e sorge su un terreno messo a disposizione per 99 anni dal Patriziato di Malvaglia.

‘Capanne attrici del prodotto turistico’

«Questo progetto – sottolinea Juri Clericetti, direttore dell’Organizzazione turistica regionale – ci permette di valorizzare le nostre capanne e ne attesta l’importanza all’interno della nostra offerta turistica, composta non solo di alberghi, campeggi, rustici e appartamenti. La Via alta Crio è quel qualcosa in più che permette di promuoverle ulteriormente. È quel fil rouge che le collega e le rende attrici di un prodotto turistico unico che diventa per la nostra regione un importante valore aggiunto. Questo progetto le ha messe in rete avvicinandole alla digitalizzazione e permettendo loro da una parte di fare un importante passo verso le nuove tecnologie di prenotazione, dall’altra anche di collegarsi ai nostri mercati digitali e in particolare a quello di SüdOstBahn». Anche l’Ente regionale sviluppo, come detto, ha contribuito finanziariamente: «Dal 2020 quando si è cominciato a parlare concretamente del progetto – evidenzia il direttore Manuel Cereda – la Via alta Crio è diventata anche un percorso di politica regionale. Il nostro auspicio è che le regioni a essa vicine recepiscano il valore intrinseco dell’iniziativa promuovendo a loro volta delle attività collaterali a vantaggio dell’utenza ma non solo».

Un brivido di speranza fra cielo e terra

Quanto al nome scelto per la via alta – sottolinea il presidente Enea Solari – esso si rifà al termine in greco che significa ‘freddo’, ‘gelo’, ‘ghiaccio’ e prende spunto dal fatto di dirigersi verso nord lambendo gli ultimi ghiacciai del Ticino: «Ma Crio vuol essere anche un grido di speranza, affinché l’umanità si ravveda nei suoi comportamenti e i ghiacciai tornino ad abbellire i nostri paesaggi alpini». Nella mitologia greca Crio è anche uno dei dodici titani, figlio di Urano (il cielo) e di Gea (la terra): una via alta dunque fra cielo e terra. Tutte le informazioni di dettaglio su tappe, difficoltà, disponibilità di posti letto e prenotazioni digitali dei singoli pernottamenti si possono trovare sul sito www.viacrio.ch.

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