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Rave party abusivi, ora c’è un protocollo d’intervento

La Polizia cantonale ha elaborato una strategia da mettere in campo sensibilizzando e coinvolgendo popolazione, Comuni e Patriziati

Il rave tenutosi in Mesolcina, alla diga della Roggiasca
29 settembre 2023
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La Polizia cantonale ha elaborato un protocollo d’intervento da mettere in campo in occasione dei rave party non autorizzati che con una certa frequenza vengono proposti alle nostre latitudini. Riflessioni su come agire sono state avviate soprattutto a seguito di due casi che hanno fatto parecchio discutere: il rave non autorizzato tenutosi lo scorso autunno alla diga della Roggiasca nella bassa Mesolcina dopo il quale aveva perso la vita una 19enne del Luganese – episodio che aveva generato una riflessione politica nel vicino Canton Grigioni – ma anche il più recente evento abusivo tenutosi il 3-4 giugno ai 2’000 metri di quota del Pian Geirett, in Val Camadra, riserva naturalistica nel Comune di Blenio. Dove un primo analogo evento si era già svolto nel giugno 2021. Nel caso più recente, il Municipio di Blenio aveva criticato l’agire della Polizia cantonale di Biasca che non aveva bloccato l’evento una volta giunta sul posto per verificare la situazione e identificare l’organizzatore. Il Municipio si era detto infastidito anche per il fatto che durante il perdurare della manifestazione né la sindaca, né il collega di Municipio capodicastero Sicurezza pubblica, né l’amministrazione comunale fossero stati informati dello svolgimento del rave.

Per confrontarsi e trovare soluzioni, dieci giorni fa si è tenuto un incontro tra le autorità bleniesi, quelle di Biasca e la Polizia cantonale. «È stato uno scambio costruttivo e il rave abusivo in Val Camadra ha funto da stimolo per discutere e condividere quello che potremmo definire un piano d’azione», spiega Claudia Boschetti Straub, sindaca di Blenio, raggiunta dalla ‘Regione’. Un confronto che ha consentito alle autorità bleniesi di comprendere come ha agito la polizia in quell’occasione e permesso di perfezionare meccanismi volti a evitare il ripetersi di situazioni analoghe, in particolare migliorando la comunicazione tra le parti. A tal proposito è stato posto l’accento sull’importanza in generale di segnalare con tempestività «movimenti sospetti di persone in modo che la polizia possa intervenire il prima possibile», evidenzia la sindaca. Proprio per favorire la tempestività d’intervento, il Comune di Blenio valuterà dal canto suo se informare i cittadini sensibilizzandoli sull’importanza di annunciare il prima possibile eventuali anomalie.

Migliore collaborazione

Nel caso del rave party in Val Camadra, è stato spiegato che alcuni abitanti avevano allertato la polizia, ma quando gli agenti hanno raggiunto il luogo era ormai troppo tardi perché c’erano già molte tende piazzate e ordinare l’evacuazione nel cuore della notte, obbligando un centinaio di persone a percorrere in auto una strada di montagna ripida e stretta, sarebbe stato troppo pericoloso. La polizia aveva provveduto però a bloccare i veicoli in transito che si stavano recando sul posto. In futuro, autorità comunali e polizia potrebbero recarsi insieme sul posto per esprimere ai presenti il malcontento e, rispettivamente, intimare loro di fermare l’evento nonché – sempre che vi siano le condizioni per farlo in piena sicurezza – di lasciare quanto prima il luogo data la mancanza di autorizzazione. Da notare che nel recente rave abusivo tenutosi in alta Valle di Blenio, le molte persone salite in quota erano sprovviste anche del permesso per percorrere la strada che porta a Pian Geirett, in assenza del quale possono essere spiccate delle multe: nel caso specifico non erano stati richiesti o concessi dei lasciapassare.


Il rave tenutosi al Pian Geirett gli scorsi 3 e 4 giugno

Importanti sanzioni in arrivo

L’organizzatore del rave abusivo in Val Camadra è residente in Ticino ed è stato individuato. Proprio in questi giorni, il Comune di Blenio prenderà provvedimenti nei suoi confronti. Dato che l’evento è stato fatto in un’area naturalistica sottoposta dalla Confederazione a protezione globale, anche all’Ufficio caccia e pesca del Cantone spetterà valutare quali infrazioni sono state commesse. Ed essendo una riserva protetta, considerando il numero di persone accorse, il rumore generato e il disturbo arrecato alla fauna, le infrazioni commesse si prospettano di una certa gravità. Sanzioni importanti in arrivo, dunque. Nei giorni successivi al rave il Municipio aveva inoltre ricevuto segnalazioni di sfregi fatti con pennarelli indelebili a fermate del bus e alla cappellina della Madonna della neve. Gli organizzatori avevano invece ripulito il piazzale dai rifiuti. «È importante anche dissuadere le persone dall’organizzazione di questo tipo di eventi sul territorio. A tal proposito, si spera che le multe che verranno inflitte abbiano effetto deterrente», osserva la sindaca di Blenio. In definitiva «bisognerà prestare la dovuta attenzione per evitare che queste manifestazioni non autorizzate si ripetano. A ogni modo, adesso possiamo ritenerci un po’ più preparati ad affrontare situazioni simili, anche grazie al recente incontro con la polizia. Dopo il quale mi sento rassicurata», conclude Boschetti Straub.

IL GOVERNO

Su 13 eventi, alcuni ‘stoppati’ sul nascere

Nel frattempo il Consiglio di Stato ha risposto all’interrogazione del granconsigliere Tiziano Zanetti (Plr) che, sollecitando un inasprimento delle leggi, chiedeva lumi sulle misure preventive già messe in atto e sulle procedure adottate verso i responsabili. “Nel corso del 2023 – scrive il governo – sono state constatate 13 circostanze di eventi musicali all’aperto di piccole (15-30 partecipanti), medie (30-100 partecipanti) e grandi dimensioni (più di 100 partecipanti). Il libero monitoraggio attuato dalla Polizia cantonale ha permesso in alcune circostanze di determinare anzitempo dei luoghi di ritrovo e quindi intervenire tempestivamente per risolvere tali situazioni sul nascere”. Riuscire a determinare anticipatamente dove e quando questi eventi avranno luogo è alquanto complicato, prosegue il CdS: “Le informazioni e le istruzioni di ritrovo vengono precisate anche solo poche ore prima dell’evento, generalmente tramite chat chiuse o con messaggio a lettura autodistruttiva”. Le misure preventive messe in atto “sono il monitoraggio della Polizia cantonale e le segnalazioni a essa inviate”. Il governo ribadisce infatti che di fronte a situazioni che potrebbero far pensare a raduni illegali “la prima misura da attuare è una segnalazione tempestiva alla Centrale comune d’allarme della Polizia cantonale (ndr: tel. 117), affinché quest’ultima possa intervenire il prima possibile garantendo un intervento in condizioni ottimali di sicurezza e gestione”.

Sanzioni previste e ‘nessun inasprimento’

Vi sono poi le misure sanzionatorie e le basi legali che permettono di punire gli organizzatori: la Legge sugli esercizi alberghieri e sulla ristorazione, la Legge sull’ordine pubblico e quella sul demanio pubblico, le Leggi federale e cantonale sulla caccia e la protezione dei mammiferi e degli uccelli selvatici e le relative ordinanze, oltre a quella sulle bandite di caccia. In caso di constatazione di violazioni a tali norme, la polizia le segnala alle competenti autorità comunali e cantonali cui compete spiccare le multe. “A ciò si aggiungono i casi in cui vengono constatati reati in urto in particolar modo al Codice penale e alla Legge stupefacenti, il cui perseguimento penale degli autori spetta al Ministero pubblico e alla Magistratura dei minorenni tramite la Polizia”. Trattandosi di eventi illegali, risulta difficile procedere con un inasprimento delle leggi, conclude il Consiglio di Stato spiegando che le sanzioni ci sono e vengono applicate: multe fino a 40’000 franchi per vendita di cibi e bevande da consumare sul posto in assenza di permesso municipale; fino a 20’000 franchi per eventi in zone protette.

LA POLIZIA

‘Sensibilizzare Comuni, popolazione e Patriziati’

“Come evidenziato nella risposta governativa all’interrogazione parlamentare, il fenomeno è stato oggetto di diversi approfondimenti e incontri che hanno portato a definire un flusso d’intervento consolidato in seno alla Polizia cantonale e condiviso con le locali Polizie comunali”, conferma sollecitato dalla redazione il Servizio comunicazione, media e prevenzione della Polizia cantonale. Considerato che questi raduni avvengono in zone discoste e alla luce anche delle modalità organizzative “è fondamentale anzitutto porre l’accento sul tema della prevenzione sensibilizzando la popolazione, i Comuni e i Patriziati, sull’importanza di allarmare e informare immediatamente la Centrale d’allarme della Polizia cantonale ogniqualvolta si sospetta che un evento del genere possa aver luogo. Movimenti sospetti e afflussi accresciuti di veicoli in una zona discosta possono per esempio essere un segnale degno di attenzione. Una rapida segnalazione permetterà di ‘sganciare’ subito le necessarie misure”.

Il principio della proporzionalità

Fra chi si attende dalle forze dell’ordine un intervento deciso e risolutivo, e chi invece auspica tolleranza verso eventi di questo tipo, la polizia si pone nel mezzo evidenziando la necessità di procedere nel rispetto del principio della proporzionalità delle forze: “Nell’immediato e in caso di intervento, le pattuglie di polizia cantonali e comunali procedono quindi, in base a questo principio, con l’identificazione degli organizzatori e dei veicoli presenti, dissolvendo infine l’evento quando possibile immediatamente e/o invitando l’organizzatore a porvi termine”. Contestualmente “hanno luogo anche tutte le fasi della constatazione, così da valutare – come descritto sopra – eventuali misure sanzionatorie che a dipendenza di quanto appurato possono sfociare in procedure penali o amministrative”. Tentativo vano, infine, di chiedere alla polizia di descrivere quali metodi utilizza per intercettare messaggi digitali relativi a un’imminente organizzazione di un rave: “Non possiamo entrare in dettagli – questa la riposta – anche per ragioni operative e strategiche. Ma è utile evidenziare come le misure preventive e di monitoraggio messe in atto dalla Polizia cantonale (ma anche grazie alle segnalazioni) abbiano nell’ultimo anno permesso in alcune circostanze di stabilire il luogo di ritrovo e di intervenire tempestivamente per risolvere sul nascere queste situazioni”. Alcuni episodi, come detto, su 13.

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