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Quartiere Officine, fra i ricorrenti anche consiglieri comunali

Contestano davanti al Consiglio di Stato la qualità dell’informazione municipale fornita al Legislativo sulle questioni edificatorie e pianificatorie

25 luglio 2023
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“Informazioni più che sufficienti”, anzi “un’oggettiva ed esauriente informazione che ha permesso ai consiglieri comunali un’analisi critica dell’intero incarto” nell’ottica di decidere nel merito. Lo scrive il Municipio di Bellinzona nella duplica ai vari ricorsi interposti nel mese di maggio al Consiglio di Stato contro la decisione adottata il 4 aprile dal Consiglio comunale a favore della variante di Piano regolatore relativa al nuovo Quartiere Officine previsto dal 2027 al posto dello stabilimento ferroviario destinato a spostarsi a Castione. Come riportato nei giorni scorsi dal ‘Corriere del Ticino’, l’esecutivo difende il proprio approccio informativo che è stato invece criticato da più parti, sia durante la seduta stessa di Legislativo, sia impugnandola davanti al governo cantonale. A distanza di due mesi dai ricorsi e dagli articoli allora dedicati al tema, emerge ora che a rivolgersi al CdS chiedendo l’annullamento della decisione del 4 aprile – anche qui ritenendola viziata da un’insufficiente quantità e qualità di dettagli forniti al Legislativo cittadino – ci sono altre persone oltre a quelle di cui abbiamo già riferito e che sono gli ex municipali Filippo Gianoni (Centro) e Felice Zanetti (Plr), l’avvocato Curzio Fontana e l’Unione contadini ticinesi. Oltre a loro vi sono infatti alcuni consiglieri comunali, ossia Maura Mossi Nembrini (Più Donne) con un ricorso personale e Matteo Pronzini, Angelica Lepori e Lorenza Röhrenbach del gruppo Verdi/Mps/Fa con un ricorso collettivo firmato dall’ex loro collega a Palazzo Civico, il granconsigliere dei Verdi Marco Noi. Consiglieri che figurano tra i 9 contrari dello scorso aprile, superati di gran lunga dai 42 favorevoli (più un astenuto) alla variante di Pr.

La battaglia della Saleggina

Il Consiglio di Stato, ricordiamo, è e sarà chiamato a pronunciarsi su due differenti livelli ricorsuali: quello attualmente pendente (ambito Legge organica comunale) per quanto riguarda appunto l’informazione fornita al Cc; seguirà quello sostanziale quando la pubblicazione della variante permetterà di entrare nel merito delle novità pianificatorie in base alle due leggi sullo sviluppo e pianificazione territoriale. Tagliando con l’accetta, su questo secondo punto tutti i ricorrenti si dicono pronti a proseguire la battaglia ritenendo che il Quartiere Officine – e non il comparto verde della Saleggina, come invece intendono fare Cantone e Città – sia il luogo ideale per ospitare il nuovo Ospedale regionale di Bellinzona e l’Ospedale pediatrico cantonale.

Il nodo delle riserve edificatorie

Restando invece sul piano formale, il messaggio – scrive Maura Mossi Nembrini – non conteneva tutte le informazioni necessarie affinché le due commissioni e il plenum “potessero esprimersi con cognizione di causa in particolare sul tema della contenibilità” delle riserve edificatorie sfruttabili a Bellinzona nel periodo di 15 anni. L’esecutivo “ha liquidato in poche righe” la questione assicurando che il Piano particolareggiato del Quartiere Officine rispetto alla situazione attuale non incrementa il numero delle unità insediative complessive calcolate con i criteri della scheda R6 del Piano direttore cantonale. L’esecutivo aggiungeva che il comparto Officine non presenta nemmeno una situazione di terreni liberi inedificati e che, sebbene la riconversione sia importante, gli indirizzi e le modalità con cui attuarla sono già previsti dal Pr in vigore.

Accertamento senza risposte

Qui s’inserisce poi la scelta municipale – evidenziata dalla Commissione del Piano regolatore nel proprio rapporto di maggioranza all’indirizzo del Cc – di non sfruttare il potenziale edificatorio che teoricamente avrebbe potuto prevedere ben altre volumetrie per dare spazio al comparto centrale libero da costruzioni. La medesima commissione scriveva anche che il Municipio l’aveva informata lo scorso inverno di aver trasmesso nel 2022 alla Sezione cantonale dello sviluppo territoriale – con la richiesta di effettuare un accertamento di plausibilità – la verifica generale delle riserve edificatorie del Pr di Bellinzona. Una presa di posizione, prima del 4 aprile, non era tuttavia ancora giunta dal Cantone. Un altro punto, questo, criticato dai ricorrenti.

Le direttive di Berna

Tuttavia tale verifica, scrive Mossi Nembrini nel ricorso, “non ha più alcuna valenza dopo che il Consiglio federale lo scorso 19 ottobre ha approvato, con una serie di riserve, le schede di Piano direttore cantonale” inserendo alcuni principi quali l’incremento delle potenzialità edificatorie nei luoghi strategici e l'adeguamento delle dimensioni delle zone edificabili. Principi, sottolinea la consigliera comunale, che “devono costituire il filo conduttore su cui impostare la messa a punto di un progetto di modifica del Pr che incide in modo rilevante sull’assetto insediativo”. Infatti, prosegue il ricorso, “tutti i Comuni devono verificare il dimensionamento delle zone edificabili secondo il metodo descritto negli allegati della scheda R6, fornendo la tabella della contenibilità e il compendio dello stato dell’urbanizzazione. Essi devono poi adeguare il Pr, integrandovi l’impostazione urbanistica sviluppata nell’ambito del loro Programma d’azione comunale per lo sviluppo insediativo centripeto di qualità e ricalibrando le potenzialità edificatorie a favore dei luoghi strategici in base al fabbisogno all’orizzonte dei 15 anni, e ciò tenendo conto della prognosi di sviluppo territoriale”. Tutte elementi assenti, scrive la ricorrente, al momento di votare in Consiglio comunale.

‘Tira dritto con le vecchie statistiche’

“Sono state violate formalità essenziali quali il diritto a un’informazione corretta e completa per poter deliberare con coscienza di causa”, attacca il ricorso di Marco Noi e colleghi. Nel merito sottolineano poi che il Consiglio federale esprimendosi lo scorso autunno sulle schede R1, R6 e R10 del Piano direttore cantonale ha ridotto sensibilmente la quota di unità insediative sulla base delle nuove statistiche 2020 della popolazione, che mostra una previsione di crescita demografica meno elevata, mentre il Municipio si era basato su quelle del 2015 più generose in materia di dimensionamento delle zone edificabili. Decisione, quella di Berna, non gradita dal governo cantonale che nel dicembre 2022 annuncia di volersi battere in difesa della “particolarità ticinese e dei legittimi interessi dei suoi cittadini”. Ciò nonostante invita però i Comuni a dar seguito ai compiti fissati nella scheda R6 e in prima battuta a svolgere il calcolo del dimensionamento dei rispettivi Piani regolatori. E Bellinzona che fa? “Il Municipio non aggiorna il calcolo della contenibilità e lo stato dell’urbanizzazione da inviare al Cantone, ma tira dritto con le vecchie statistiche”, sottolineano Marco Noi e colleghi.

Ffs con diritto di veto: ‘Inaccettabile’

Pure criticato il fatto che Municipio e Consiglio di Stato “permettano alle Ffs, proprietarie del fondo, di partecipare dall’interno, e addirittura con diritto di veto, a una fase importante della pianificazione”. Questo “contrasta in maniera crassa col fatto che la pianificazione di una variante di Pr debba essere in mano al Comune e non al proprietario del sedime da pianificare”. Ffs accusate poi di aver fatto pressione sul Municipio “per forzare la tempistica” sul messaggio sottoposto al Cc “senza sapere se il sovradimensionamento è grande, piccolo o nullo”. Se comunque ci fosse, “dev’essere compensato con dezonamenti e declassamenti di indici” in altre parti edificabili di Bellinzona: ebbene, concludono i ricorrenti, “la cittadinanza non ha potuto avere queste informazioni”.

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