Bellinzonese

Capocantiere morto a Bellinzona, 'fu vittima di se stesso'

Per la tragedia del 2013 assolti il titolare della società immobiliare, il responsabile della sicurezza dell'impresa e il co-titolare di una ditta di scavi

La 'Regione' del 18 gennaio 2013
10 gennaio 2020
|

L’unico responsabile della morte del capocantiere valtellinese perito il 17 gennaio 2013 in via Torti a Bellinzona, all’età di soli 30 anni, sommerso e soffocato da un cumulo di terra cadutogli addosso mentre si accingeva a posare delle tubature, è lui stesso. E se al suo posto fosse perito un operaio, lo stesso capocantiere sarebbe stato l’unico a subire una condanna per omicidio colposo e franamento per negligenza. Perché solo a lui – nella funzione che ricopriva e per la quale era stato debitamente formato sia internamente all'impresa edile sia tramite la Suva – competeva la responsabilità di applicare le misure di sicurezza di cui era cognito e che si rendono necessarie in caso di scavi profondi, come lo era quello in cui è deceduto (3 metri e mezzo). Lo ha stabilito oggi, a sette anni di distanza, il giudice della Pretura penale Flavio Biaggi che ha prosciolto dai due reati i tre imputati oppostisi al decreto d’accusa pronunciato dalla procuratrice pubblica Marisa Alfier, poi sostituita in aula dal collega Daniele Galliano che a sua volta, in precedenza, ha seguito l’incarto.

Assolti dunque il titolare della società promotrice immobiliare dello stabile abitativo che si andava a realizzare in quel mappale (patrocinato dall'avvocato Rossano Guggiari); uno dei titolari della ditta di scavi che ha fornito macchinario e operaio che ha eseguito lo scavo (difeso dall'avvocato Nicola Delmuè); nonché il responsabile della sicurezza nell’impresa edile per la quale lavorava la vittima (rappresentato dall'avvocata Anne Schweikert), responsabile il quale ancora due giorni prima della disgrazia si era sincerato col capocantiere affinché venissero eseguite le scarpate necessarie per evitare crolli nello scavo. «Non sapremo mai – ha rimarcato il giudice Biaggi – il motivo per il quale il capocantiere non ha rispettato le norme di sicurezza di cui in quel frangente era il solo responsabile. Forse ha sottostimato il problema, o ha ritenuto che la pendenza data alle pareti fosse sufficiente. Eppure era da tutti conosciuto come un professionista scrupoloso». I tre imputati hanno quindi ottenuto indennizzi finanziari per diverse migliaia di franchi. Dal canto suo il giudice ha pure criticato i tempi lunghi dell'inchiesta (non imputabili né al pp Galliano né ai difensori) e la discutibile qualità di alcuni verbali d'interrogatorio concernenti i testimoni oculari della disgrazia, operai che si trovavano nelle immediate vicinanze al momento del crollo.

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔