Bellinzonese

Incidente in stazione, il macchinista: 'Ne vediamo di tutti i colori'

Il racconto di chi guida i treni e tutti i giorni vede comportamenti pericolosi. 'Molti giovani si prendono gioco di noi fingendo di buttarsi sotto'

Ti-Press
24 aprile 2018
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«Per capire cosa noi macchinisti proviamo quando con i treni attraversiamo le stazioni e vediamo cosa combina certa gente, bisognerebbe stare al nostro fianco almeno un giorno». Un macchinista delle Ffs, interpellato dalla ‘Regione’, accetta di raccontare cosa succede nelle stazioni ticinesi, svizzere e in quelle lombarde dopo l'ultimo incidente mortale in stazione a Giubiasco. «Molti giovani si prendono gioco di noi fingendo di buttarsi sotto, oppure strattonano qualche compagno pensando di fargli uno scherzo. Altri passeggeri scendono dal treno e attraversano i binari senza rendersi conto che nella direzione opposta potrebbe giungere un diretto a 80 km/h che impiega 2-300 metri a fermarsi. E non c’è videosorveglianza che tenga! Anzi, a volte sembra che certe cose le facciano per farsi registrare».

In Svizzera – prosegue il nostro interlocutore – si verifica un incidente mortale ogni tre giorni e si stima che a fine carriera un macchinista ne abbia sulla coscienza tre. «Quelle vite finite senza che noi si abbia una colpa, ci pesano molto. Alcuni colleghi non sopportano il dolore e si fanno trasferire Oltralpe, su altre tratte. Altri, grazie anche al buon sostegno psicologico garantitoci, riprendono il lavoro senza apparenti problemi, ma restano segnati per sempre. Pochi quelli che non ce la fanno e rinunciano alla cabina». Meglio non va in Lombardia: «I treni che vanno e vengono da Milano sfrecciano in piccole stazioni sovraffollate a 140 km/h...».

Soluzioni? «Una migliore educazione in famiglia, dove non si sensibilizzano abbastanza i figli sul rispetto verso il prossimo. Avvisi sonori e luminosi nelle stazioni ogni volta che passa un treno. Campagne di prevenzione chiare. C’è di mezzo la vita».

 

 

 

 

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