Biasca

Poggi, processo in Appello: tutto come da copione

Donatello Poggi
17 marzo 2017
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La sentenza sarà formulata, motivata e comunicata fra qualche settimana. Intanto stamane la Corte cantonale di appello e revisione penale (presidente Giovanna Roggero-Will) ha preso atto che nulla è cambiato nelle posizioni delle parti.

L'imputato Donatello Poggi – ex municipale di Biasca ed ex granconsigliere, dapprima comunista e poi leghista, condannato lo scorso maggio dalla Pretura penale per discriminazione razziale – ha ribadito di aver voluto pubblicare nel 2012 su alcuni media ticinesi i due testi incriminati dedicati al massacro di Srebrenica «non per disprezzo verso i musulmani, ma per evidenziare che la versione ufficiale stabilita a livello internazionale presenta vuoti e imprecisioni che porterebbero a non considerare adeguatamente nel genocidio del 1995 le 3mila vittime civili serbe, oltre le 8mila musulmane considerate ufficiali».

 

La Confederazione elvetica, ricordiamo, con l'articolo 261 capoverso 4 del Codice penale dedicato alla discrimazione razziale punisce anche chi “disconosce, minimizza grossolonamente o cerca di giustificare il genocidio o altri crimini contro l'umanità”. La sua applicazione va tuttavia adeguatamente ponderata, secondo l'avvocato difensore Andrea Rotanzi, che ha invitato la corte a prosciogliere Poggi, peraltro «tenendo presenti talune decisioni della Corte europea dei diritti dell'uomo (Cedu), secondo cui di fronte ad avvenimenti storici di questa portata, laddove sia espresso un parere critico vanno evitate nei confronti dell'estensore decisioni penali semplicistiche che non considerino tutti i diritti fondamentali in gioco, compreso quello della libertà d'espressione».

Dl canto suo la procuratrice pubblica Valentina Tuoni ha chiesto la conferma della condanna ritenendo che Poggi abbia usato i mezzi di comunicazione a fini discriminatori nei confronti dei musulmani, tentando di giustificare il genocidio di Srebrenica: «La sua tesi del complotto internazionale è discutibile, offende la memoria delle vittime e nulla a che fare con la ricerca storica».

L'avvocato Rotanzi ha replicato sostenendo, pubblicazioni alla mano, che «secondo diversi studiosi, politici e storici la verità ufficiale su Srebrenica è solo parziale e non considera debitamente le vittime civili serbe». A suo dire insomma Poggi «nel sostenere quanto scrive e dice non è mosso da odio razziale». Duplica della pp Tuoni, che ha letto una frase tratta da uno dei vari scritti di Poggi sull'argomento: “I musulmani sono nemici che trattiamo come amici. Non esiste un Islam moderato”.

Dal canto suo l'imputato ritenendosi vittima di accanimento e disparità di trattamento, si è presentato in aula mostrando la scritta “E Bosia Mirra?”. Come dire che con la granconsigliera socialista – colta sul fatto lo scorso settembre mentre, per motivi umanitari, introduceva alcuni migranti di 'sfroso' lungo la frontiera – la giustizia starebbe usando il guanto di velluto. Ma osservando la tempista, la tesi di Poggi non reggerebbe: il fermo della deputata risale infati allo scorso settembre e l'inchiesta si è conclusa sei mesi dopo; ora è in attesa della decisione penale. Quanto a Poggi, l'nchiesta a suo carico è iniziata nel gennaio 2013 e 16 mesi dopo (aprile 2015) è sfociata nel decreto d'accusa che lui ha impugnato accettando così di farsi processare pubblicamente.

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