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Vita nell’Antartico

L’incredibile mondo dei pinguini imperatori

Una colonia di pinguini imperatori
19 novembre 2022
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Lo ammettiamo, quando cammina sul ghiaccio sembra un po’ goffo. Ma appena salta nelle acque gelide, si trasforma in esperto nuotatore. Oggi vi parliamo del pinguino imperatore. Si tratta di uno delle 18 specie di pinguini esistenti. Il suo "impero" è l’Antartico, con una popolazione stimata di oltre 500mila individui. Si nutre di piccoli pesci, calamari e altri cefalopodi (molluschi), ma soprattutto di krill, i piccoli crostacei che costituiscono lo zooplancton, l’alimento base dell’ecosistema marino antartico. È l’unico uccello antartico che nidifica durante l’inverno. Le coppie, infatti, si riproducono tra maggio e giugno (all’inizio dell’inverno australe). Le femmine depongono un solo uovo di grandi dimensioni, che pesa circa 450 grammi, per poi tornare in mare per alimentarsi avendo perso nel frattempo fino a dieci chili di peso. È il maschio poi che si occuperà di covare, tenendo l’uovo sulle zampe distante dal ghiaccio per circa 65 giorni coprendolo con una piega cutanea che possiede sul ventre, aspettando il ritorno della femmina al momento della schiusa. La madre tornerà dopo due mesi ed è fondamentale per la crescita del pulcino, scongiurando il pericolo che muoia di fame.

Le colonie

Mentre il maschio attende il ritorno della femmina, le uova non possono mai toccare il ghiaccio. Una volta che l’uovo si è schiuso, se la madre non è ancora tornata, il maschio può nutrire a sua volta il nuovo nato con una secrezione densa molto nutriente detto "latte di pinguino". Ricordiamo che si tratta di un uccello, che però è incapace di volare. Nidifica quando le temperature si aggirano attorno ai -60 e addirittura -100 gradi (se si considera l’effetto del vento gelido). I pinguini si radunano in colonie formate da 200 fino a 50mila coppie, in luoghi prescelti distanti anche 200 km dalla costa, situati per lo più sul ghiaccio. Delle 40 colonie note, solo 2 si trovano infatti sulla terraferma. Un pinguino imperatore può vivere 20 anni, anche se sono noti dei record di longevità di 40 anni, compiendo, per una quindicina di volte, l’incredibile viaggio di andata e ritorno dalla colonia nell’entroterra alla costa. Se sul suolo ha la caratteristica e buffa andatura, in mare, grazie alla forma idrodinamica, "vola" letteralmente sott’acqua a una velocità di 40 km/h, immergendosi anche a 150-200 metri e restando in apnea per 20 minuti. Alcuni studi hanno seguito i pinguini imperatori durante le immersioni a pesca e hanno registrato una profondità record di 500 metri. Purtroppo, la popolazione del pinguino imperatore si è ridotta drasticamente negli ultimi decenni: a Pointe-Géologie la popolazione è diminuita del 50% negli ultimi 50 anni. I rischi sono costituiti dai cambiamenti climatici a causa della scomparsa dei ghiacciai e della banchisa.

Pinguini alti 2 metri

Sono tante le curiosità che riguardano questo essere così particolare, che ha fatto dell’Antartide il suo "impero". Sin dalla nascita i pinguini imperatori sono abituati a vivere sul ghiaccio a temperature basse. Solo raramente si fa vedere qualche pinguino "vagabondo" al largo delle coste della Nuova Zelanda. Non è solo il più grande delle 18 specie di pinguini, ma è anche nella top-ten degli uccelli più grandi in generale. Appena nato il piccolo pinguino pesa 150 grammi ed è alto circa 15 cm, mentre da adulto raggiunge i 115 cm e pesa attorno ai 40 chili. Un peso che incrementa per l’accumulo di grasso in inverno per proteggersi dal freddo. Rispetto ai suoi antenati, però, il pinguino è decisamente un uccello piccolo: i ricercatori del Museo de La Plata in Argentina, attraverso l’analisi di un fossile di 115 chili e alto 2 metri recuperato dalla penisola antartica, hanno scoperto come l’antico uccello simile al pinguino fosse più alto rispetto anche alla maggior parte degli esseri umani. L’odierno pinguino imperatore vive in grandi e affollate colonie, dove condivide la lotta per la sopravvivenza con migliaia di altri individui. Il papà tiene al calduccio l’uovo, all’interno del "marsupio della covata". C’è da dire che i maschi per due mesi non mangiano. E vogliamo parlare del freddo? I pinguini imperatori sono protetti da due strati di penne e piume modificate, una buona riserva di grasso, becco e ali proporzionalmente più piccole rispetto agli altri pinguini per prevenire la perdita di calore. Gli imperatori hanno anche piume sulle zampe, per non renderle troppo fredde; mentre le loro dita possiedono grassi speciali che impediscono di congelare e artigli forti per afferrare il ghiaccio. Le colonie di adulti e pulcini, poi, si stringono insieme per condividere il calore corporeo.

La minaccia

Purtroppo, negli ultimi decenni, il numero dei pinguini imperatori in alcune colonie si è ridotto drasticamente a causa della scomparsa dei ghiacciai e della banchisa, provocate dai cambiamenti climatici. Il riscaldamento globale provoca un effetto dirompente anche sui banchi di krill, la fonte di cibo primaria non solo per i pinguini, ma per ogni specie antartica. L’Antartide è sempre stata una delle regioni più remote e poco alterate dalla presenza umana del mondo, ma l’avanzata dell’uomo sta abbattendo i confini dell’inesplorato in maniera repentina, stravolgendo gli ecosistemi e causando effetti negativi alla fauna locale. In alcune zone le colonie si sono dimezzate, ma si prevede che un aumento della temperatura di altri 2 gradi (rispetto ai livelli preindustriali), possibile entro i prossimi 40 anni, porterebbe a una nuova diminuzione delle colonie esistenti di oltre il 50%. Senza casa e senza cibo, la sorte del pinguino imperatore è segnata. Basti pensare che già oggi la riduzione del ghiaccio costringe i giovani pinguini a gettarsi in mare quando non sono ancora pronti ad affrontare il mare e i suoi predatori. Per questo motivo il WWF non solo è in prima linea per quanto riguarda l’abbandono dei combustibili fossili, ma opera nell’Antartico promuovendo una rete di aree marine protette, con progetti destinati ai metodi di pesca sostenibile. L’unico modo per assicurare un futuro alle specie minacciate è quello di preservare l’habitat in cui vivono, per permettere loro di nutrirsi e riprodursi come hanno sempre fatto.

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