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Il diluvio, vivere lungo una costa marina

Cioccolato, un prodotto dal sapore amaro

Una bambina seduta su un’auto sommersa davanti a casa sua a Chittagong, in Bangladesh © Jashim Salam / WWF-UK
6 luglio 2020
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Il Bangladesh è una nazione costiera, che si affaccia sul Golfo del Bengala. Il suo territorio è per lo più caratterizzato da un’immensa pianura, che da sempre rende la vita difficile ai suoi abitanti a causa delle inondazioni. Con la crisi climatica la situazione sta peggiorando in maniera drastica. Alcune parti del Paese, infatti, devono far fronte a gravi inondazioni mai registrate prima. Tutto questo è dovuto all’innalzamento del mare. Il fotoreporter Jashim Salam ha passato anni a documentare la devastazione che portano con sé le implacabili maree sulla comunità di Chittagong. Chittagong è la seconda città più grande del Bangladesh, densamente popolata da oltre quattro milioni di persone. È spesso considerata la capitale commerciale del Bangladesh, con il suo porto che gestisce oltre il 90% del commercio estero del paese. L’obiettivo del fotografo? Catturare con le immagini la vita quotidiana di una città che rapidamente viene inghiottita dal mare e condividere la storia della sua comunità con il mondo. Le maree inondano le case e le attività commerciali di Chittagong almeno due volte al giorno. “La popolazione locale è sempre più preoccupata. Potremmo dover lasciare le nostre case già in tempi brevi - dice Salam -. Gli effetti dei cambiamenti climatici qui si sentono e rendono la vita delle persone sempre più vulnerabile”.

Gli esperti prevedono che, con l’intensificarsi della crisi climatica, il Bangladesh sarà vittima di tempeste tropicali più intense, di temperature più elevate, di inondazioni dei fiumi sempre più frequenti e di un innalzamento del livello del mare di oltre 27 centimetri. Secondo i dati l’innalzamento del mare potrebbe sommergere il 17% delle terre della nazione entro il 2050 e costringere alla fuga circa 20 milioni di persone. Queste previsioni sono senza ombra di dubbio destinate a mettere a repentaglio i sistemi agricoli e alimentari, la rete elettrica nazionale, le economie locali e la salute pubblica. Per evitare che il Bangladesh – ma anche tanti altri Paesi vulnerabili – venga messo in ginocchio dai cambiamenti climatici, è necessaria non solo una transizione globale urgente verso le energie rinnovabili, ma anche un investimento continuo e più intelligente negli sforzi per aiutare le comunità vulnerabili ad adattarsi.

Basti ricordare che le temperature medie globali sono aumentate di 1°C nell’ultimo secolo, e i climatologi mondiali ritengono che se non facciamo qualcosa, entro la fine del 21esimo secolo le temperature aumenteranno tra i 3 e i 5°C. E a quel punto gli effetti non saranno percepiti solo in Bangladesh, ma ovunque nel mondo.

Cioccolato, sapore amaro!

L’albero di cacao viene coltivato in America da almeno 2’000 anni. I suoi semi scuri e amari venivano usati per farne una bevanda speziata, alla quale veniva aggiunto del peperoncino. Oggi quei semi vengono mescolati al latte e allo zucchero: ed è così che nasce il cioccolato. Domani si celebra in tutto il mondo la Giornata mondiale del cioccolato. Purtroppo, questo prodotto così amato è a rischio a causa dei cambiamenti climatici. Si stima che il 70% del cacao del mondo venga coltivato in Africa occidentale, dove si prevede un aumento di temperatura e lunghi periodi di siccità. Tutto questo mette a rischio le piante di cacao, sensibili al calore e alla siccità. Non solo: la richiesta di cacao è in rapida crescita e i produttori fanno fatica a tenere il passo. Può volerci un anno intero prima che un albero produca i semi per fare mezzo chilo di cioccolato. Non solo: i produttori spesso vengono sfruttati e guadagnano così poco da non potersi permettere una tavoletta di cioccolato. Per non parlare del lavoro minorile. Durante una stagione di coltivazione gli esperti hanno stimato che oltre 2 milioni di bambini siano stati usati per lavori pericolosi nella raccolta del cacao tra il Ghana e la Costa d’Avorio. Inoltre, i coltivatori di solito disboscano le foreste tropicali per piantare nuovi alberi di cacao piuttosto che riutilizzare la stessa terra. Questa pratica ha stimolato una massiccia deforestazione in Africa occidentale, in particolare in Costa d’Avorio. Gli esperti stimano che il 70% della deforestazione illegale del Paese sia legata alla coltivazione del cacao. Meglio dunque mangiarlo con moderazione e acquistare cioccolato controllato.

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