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L’importanza dei boschi

Al via la campagna biodiversità 2020

Carpineto a Scilla con geofite (Penz/Chiasso) / © Alice Ermotti
25 maggio 2020
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Il 22 maggio si è celebrata la giornata mondiale della biodiversità e oggi parliamo di biodiversità nel bosco. Questo ambiente caratterizza la Svizzera italiana, la regione più boscosa della Svizzera. Ma come sta la biodiversità nei nostri boschi? Per rispondere in parte a questa domanda, il WWF ha fatto eseguire allo studio Dionea un’analisi sui boschi planiziali e di collina del Mendrisiotto, una regione particolarmente interessante per la biodiversità ma densamente abitata e con molte infrastrutture. I risultati di questo studio non sono quindi estendibili al resto del cantone, o perlomeno solo in minima parte. Sulla base di quanto emerso si può affermare che il bosco preso in esame risulta di elevato valore naturalistico ma nel suo complesso impoverito, frammentato e privo di boschi maturi. L’evoluzione negli ultimi decenni è positiva in quanto lo sfruttamento è scemato permettendo a parte dei boschi di diventare più maturi. Le particolari condizioni climatiche della regione, derivate dalla presenza di grandi bacini lacustri da un lato e dalla pianura padana dall’altro, unitamente alla presenza di un substrato ricco di carbonati, generano delle condizioni peculiari che si riflettono nella presenza di formazioni forestali di pregio. Di particolare interesse sono i boschi golenali, ripari e di sorgente presenti nella parte planiziale e i tiglieti ad asperula, gli ostrieti e i querceti rupicoli. Vere e proprie chicche presenti solo nel Mendrisiotto sono le acerete a scolopendria insubrica e i carpineti a scilla ricchi di geofite (piante perenni che si riproducono con organi sotterranei, quali bulbi e tuberi) della Valle della Motta. In un contesto agricolo e urbanizzato, come quello analizzato, sono risultati molto estesi i margini (ecotoni) tra bosco e ambiente agricolo oppure tra bosco e ambiente urbano. Un rapido conteggio porta a ben 250 km di margini per meno di 20 km2 di bosco! Gli ecotoni possiedono una spiccata funzione di collegamento accanto a un’elevata biodiversità in quanto ospitano specie appartenenti ad entrambi gli ambienti (bosco/zona agricola, bosco/zona urbana) e specie esclusive dell’ecotono stesso. In simili contesti il bosco assume pertanto anche un’importante funzione di corridoio ecologico. In conclusione, lo studio identifica quattro ambiti d’azione: la promozione delle riserve forestali (ad oggi il Mendrisiotto ne annovera una sola) e, laddove il bosco viene gestito, di isole di bosco vecchio; l’aumento della qualità degli ecotoni; la promozione del verde urbano ad alto fusto e la conservazione e il ripristino della rete ecologica.

Di boschi luminosi...

Il clima ben soleggiato del Mendrisiotto e la composizione calcarea del suolo favoriscono la presenza di formazioni boschive particolari e ricche di piante erbacee. La flora è straordinariamente ricca e impreziosisce i pascoli e prati secchi della regione, ma non solo. I boschi a carpino nero e orno (ostrieti) e le quercete a roverella e rovere sono ricchi di specie rare come l’asparago selvatico o la rosa di Natale. Inoltre, in passato, l’agricoltura di sussistenza ha creato particolari tipologie di boschi radi, con una cotica erbosa ricca e abbondante favorita dall’elevata luminosità al suolo. Le selve castanili e i boschi di carpino nero gestiti a ceduo sono le tipologie più diffuse nella regione, mentre meno note sono le cerrete, l’equivalente della selva castanile sui substrati calcarei. Queste piantagioni di quercia cerro venivano pascolate dai maiali, ghiotti delle loro ghiande, e il sottobosco erboso presentava una ricca flora e fauna, in particolare farfalle diurne, uccelli, coleotteri e rettili. Il progressivo abbandono della ceduazione e delle pratiche agricole ha decretato il declino di questi boschi che sono evoluti in boschi più fitti con meno luce al suolo. Laddove la perdita di prati e pascoli secchi è stata importante, il WWF ha quindi deciso di sostenere il recupero di alcune selve castanili, cerrete e ostrieti a ceduo con interventi mirati di taglio di alberi e rimozione di arbusti. L’immagine sottostante mostra un ostrieto luminoso (Salera, Rovio) dopo gli interventi di recupero. Non ha però senso generalizzare questa tipologia d’intervento in quanto di regola non sussistono né il potenziale per lo sviluppo di una ricca flora e fauna nel sottosuolo, né le garanzie di una gestione agricola di qualità. Senza queste condizioni si perde biodiversità.

... e selve oscure

L’intenso sfruttamento del bosco ha distrutto gran parte dei boschi vergini d’Europa. Il Ticino non fa eccezione. Solo a partire dalla metà del secolo scorso il bosco ha potuto nuovamente evolvere verso condizioni più naturali. La presenza di alberi di grandi dimensioni e di legno morto - in piedi e al suolo - è aumentata, e il sottobosco si è fatto più fitto e ricco di strutture. Queste condizioni favoriscono lo sviluppo di un’elevata biodiversità, un ricco strato di humus nel terreno e un elevato stoccaggio di CO2.  Per questo motivo il WWF si impegna a favore della presenza di boschi non gestiti, come ad esempio le riserve forestali, o di uno sfruttamento limitato del bosco che lascia sufficienti isole di bosco vecchio indisturbate. La presenza di alberi morti in piedi e al suolo, che molte persone considerano ancora un aspetto di degrado, costituiscono le basi indispensabili per lo sviluppo di una ricca biodiversità e uno strato di humus fertile. Contrariamente ai boschi luminosi, la densa vegetazione diminuisce la quantità di luce che riesce a penetrare fino al suolo. Questa caratteristica non impedisce però la presenza di una flora interessante e variegata che sfrutta le radure o il periodo d’inizio primavera, quando gli alberi non hanno ancora sviluppato le loro fronde e la luce al suolo è abbondante, per svilupparsi. Di grande interesse naturalistico sono ad esempio i boschi della regione del Gaggiolo che ospitano il raro Dente di cane (Erythronium dens-canis). Munitevi di guida e macchina fotografica e partite in esplorazione.

Campagna 2020 Biodiversità nel bosco

Lo stato della biodiversità in Svizzera è insoddisfacente. La metà degli habitat e un terzo delle specie sono minacciati. Occorre moltiplicare gli sforzi per arrestare questa tendenza e per informare meglio la popolazione sul tema e sull’importanza della biodiversità. Una grande varietà di specie è necessaria per assicurare a lungo termine il buon funzionamento degli ecosistemi e dei servizi garantiti all’uomo e alla sua economia. Per questo motivo, lo scorso 19 maggio, l’Ufficio federale dell’ambiente ha lanciato la campagna 2020 ‘Biodiversità nel bosco’. L’obiettivo è convincere i cittadini a recarsi nel bosco per scoprire con occhi diversi un ambiente che ospita oltre 30’000 specie di animali e piante. Anche per un esperto è impossibile conoscerle tutte, per questo motivo sono state scelte alcune specie “ambasciatrici” che ci inviteranno a casa loro, cioè il bosco, per saperne di più sulle loro abitudini e il loro habitat. Le sagome in legno di questi animali saranno posizionate lungo dei sentieri, che cambieranno nel corso della campagna, permettendo così ai cittadini di scoprire di volta in volta un bosco diverso. Uno dei messaggi centrali della campagna mira a far comprendere che il caos nel bosco fa bene alla biodiversità. Il WWF da sempre ama il disordine nel bosco e pertanto invita tutti a partecipare a questa campagna (rispettando sempre le distanze). Per scoprire gli animali ambasciatori della biodiversità nel bosco, i sentieri dove troverete posizionate le sagome, i diversi eventi e i gadget della campagna vi invitiamo a visitare il sito www.diversità-forestale.ch.

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