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Uova che emozione

Gelatinose, appiccicose, morbide, dure, bianche, ma anche verdi, rosa, blu, tante o una soltanto, piccolissime o gigantesche: le uova

Uova di pernice bianca nordica
(© Ola Jennersten / WWF-Sweden )
15 giugno 2019
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Gelatinose, appiccicose, morbide, dure, bianche, ma anche verdi, rosa, blu, tante o una soltanto, piccolissime o gigantesche: le uova. La riproduzione è il processo più importante in natura. Senza di essa, la vita sulla Terra finirebbe in un baleno. Per questo ogni essere vivente, sia vegetale che animale, lotta tutta l’esistenza per assicurarsi dei discendenti. E per dar loro le migliori possibilità di sopravvivenza. Deporre uova è uno dei sistemi più “antichi” e di maggior successo. Depongono uova diversissime fra loro (per forma, consistenza e grandezza) moltissime specie animali: uccelli, pesci, anfibi, rettili e insetti.

Da un uovo può uscire un piccolo già formato (è il caso degli uccelli), o una larva (come per le farfalle e altri insetti). Dopo l’accoppiamento, la libellula depone fra le piante acquatiche delle uova gelatinose a forma di “chicco di riso”, da cui uscirà non l’individuo formato, ma una ninfa. E solo dopo molte trasformazioni (che variano da specie a specie) si giungerà alla libellula adulta. Abbiamo già detto che le uova non sono tutte uguali: quelle di pesce, ad esempio, sono avvolte in diversi strati protettivi e gelatinosi, così come quelle degli anfibi e degli insetti. Possono avere forme diverse e diversi colori, essere piccolissime, come quelle del colibrì (Lophornis ornata) che pesano appena 0,25 grammi, oppure gigantesche come quelle dello struzzo (Struthio camelus) dal peso di 1,6 chili e che equivalgono a più di 35 uova di gallina!

Uova da record
Il più piccolo uovo di uccello europeo è quello del grazioso regolo (Regulus regulus) che non arriva a un grammo; il più grande invece, del peso di 342 grammi, è del cigno reale (Cygnus olor). Ma il primato assoluto spetta alle uova fossili dell’Aepyornis del Madagascar, una creatura vissuta milioni di anni fa. Pesavano 12 chili, avevano una capienza di ben 9 litri ed erano lunghe 40 cm circa, quanto due palloni da calcio messi insieme!

A pochi giorni dalla schiusa delle uova (“piriformi”), i pulcini di uria, un uccello marino che nidifica sulle scogliere a strapiombo sull’acqua, devono imparare sia a volare che a nuotare. E anche piuttosto in fretta, visto che i genitori per dargli una mano li… beh, li gettano giù dall’alto delle rocce. Se volano, bene! Altrimenti, si spera che sappiano nuotare! Quindi non lamentatevi dei vostri genitori. Comunque, per chi volesse ammirare questo uccello particolare: vive nell’alto Artico, sulle coste della Russia o nell’America del Nord (Nuova Scozia, ma anche in Alaska).

Cova papà!

Il kiwi (Apterix australis), il famosissimo parente stretto dello struzzo, detiene il primato della cova più lunga. E non è la femmina a prendersi questo impegno, ma il maschio, che se ne sta accovacciato sul suo grandissimo uovo (450 grammi di peso) per circa tre mesi! Effettivamente, è strepitoso vedere papà kiwi covare il suo uovo che può equivalere alla grandezza del papà. La mamma, intanto, si mette alla ricerca di cibo. I kiwi, infatti, una volta che decidono di metter su famiglia, non si lasceranno mai. Purtroppo, sono a rischio estinzione a causa dell’introduzione in Nuova Zelanda dell’opossum. Un predatore che la natura non aveva previsto e che attacca gli adulti per divorare le uova. Esistono vari progetti per allevare il kiwi in cattività, pur di salvarlo dall’estinzione.

Ed è sempre un papà, quello di pinguino imperatore, ad occuparsi dell’unico uovo che la femmina gli depone fra le zampe. Un compito ingrato davvero, non solo non può abbandonarlo un istante in quel freddo polare (bastano tre secondi e l’uovo è fritto! Scusate, congelato), ma deve pure digiunare e far fronte al gelo per 90 giorni filati, fino al ritorno della compagna.
Allora, e solo allora, potrà nutrirsi. Però il mare è lontano, e sono molti i maschi che, stremati dalla fatica, non ce la fanno! E come se non bastassero i meno 60 gradi dell’Antartico, il viaggio verso il mare, i pericoli, ci si mette anche l’uomo. Secondo uno studio del WWF, infatti, se la temperatura media della nostra Terra aumenterà di 2 gradi (ed è un dato ottimistico), circa il 50% di questa incredibile specie è destinato a perire.

Un altro eroico papà è quello dell’emù (Dromaius novaehollandiae), il cui maschio intento alla cova (faccenda che si protrae per due lunghi mesi) non mangia, né beve. Risultato: alla schiusa delle uova avrà perso dai 7 agli 8 chili di peso. E il suo compito mica finisce lì, dovrà anche “rimboccarsi” le maniche e occuparsi dell’allevamento dei piccoli nati.

La femmina, infatti, ha esclusivamente il compito di deporre le uova – in media una decina – di color verde scuro. Bisogna sapere che quando arriva la stagione dell’accoppiamento, il maschio costruisce con cura un nido e aspetta che passi una femmina. Dopodiché aspetta che la sua prescelta deponga le uova, per poi lasciarla andare via. Non solo: può succedere che una seconda femmina usi il nido della “coppia” per deporre le uova. Il maschio si ritroverà con oltre venti uova da covare. E oltre venti pulcini da crescere, da solo!

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