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Zone umide, tra terra e mare

Gli ecosistemi che ospitano il 40% delle specie mondiali

Lago East Dongting (Cina), una delle zone umide sulla lista Ramsar / Yifei ZHANG, WWF
2 febbraio 2019
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Oggi – in occasione della Giornata mondiale delle zone umide, World Wetlands Day – parleremo di questo ambiente così prezioso e fragile, la cui salvezza dipende anche da noi. Si tratta di un ambiente che fino a pochi anni fa veniva considerato inutile e nocivo, ma che in realtà racchiude in sé uno scrigno immenso di biodiversità, che accoglie, nutre e ospita piante, pesci, anfibi e uccelli. Eppure, dal 1900 ad oggi è andato perso il 65% di questi ambienti nel mondo. In Svizzera la situazione è ancora più drammatica: solo il 10% delle zone umide è sopravvissuto all’intervento degli esseri umani o ai cambiamenti climatici.

Le zone umide (che sono poi paludi, rive di laghi e fiumi, acquitrini, stagni ecc.) sono di fatto gli ambienti più ricchi di vita. E basta andare a vederne una, in qualsiasi stagione dell’anno, per capire come questo sia vero. Innanzitutto, le piante: canne e gigli d’acqua, ninfee, alberi, arbusti coprono il terreno ovunque l’acqua non sia troppo profonda. Basti pensare alle Bolle di Magadino, che fanno parte degli 11 siti Ramsar riconosciuti in Svizzera (siti di importanza internazionale), ma anche la zona golenale della Vallemaggia, una delle più maestose e incredibili di tutto il Paese, che lascia senza fiato. Queste zone ospitano circa 1’500 specie vegetali (circa la metà della flora elvetica), ma anche la fauna non è da meno. Pesci, anfibi come rospi, rane, salamandre e tritoni si trovano a proprio agio nelle zone umide. Ma non solo: i rettili hanno bisogno di ambienti diversi per soddisfare le proprie esigenze vitali. E gli ambienti umidi ed acquatici ne fanno parte. Infatti, si possono osservare lucertole, colubri, natrici, ramarri, ma anche vipere e tartarughe. E poi ci sono gli uccelli, che hanno bisogno delle zone umide per riposare, per rifocillarsi o anche per nidificare. Senza queste zone non vedremmo le anatre selvatiche, gli aironi, le gallinelle d’acqua, il picchio muratore, il corriere piccolo o anche le cicogne. In ogni periodo dell’anno i paesaggi delle zone umide si trasformano in un mosaico colorato e vivo di canti, di voli, di piumaggi, di comportamenti diversi. Intorno alle rive, dove i canneti sono fitti o dove crescono gli alberi che amano le zone umide, vivono tanti mammiferi come la volpe, il tasso, i ratti, i toporagni, i pipistrelli. Mentre boschi e montagne, coste e campagne, prati e mari sono vasti e silenziosi (tranne quando arriva l’uomo), le paludi e le golene sono sempre ricche di vita.

Le zone umide, preziose

Le zone umide svolgono ruoli fondamentali, primo fra tutti la fornitura d’acqua potabile, che aiutano a riciclare, favorendo la produzione del 24% del cibo del pianeta. Questi ambienti forniscono un’elevata quantità di servizi ecosistemici, come la regolazione dei fenomeni idrogeologici per l’attenuazione delle piene dei fiumi. Le paludi lungo i corsi d’acqua, ad esempio, hanno un effetto “spugna”: raccolgono le acque durante le esondazioni, diluendo inquinanti, rallentando il deflusso delle acque e riducendo il rischio di alluvioni, restituendo, poi, al fiume, durante i periodi di magra, parte delle acque accumulate. Non solo: le torbiere, le zone umide, il suolo, le foreste e gli oceani svolgono un ruolo essenziale nell’assorbire e immagazzinare carbonio, contribuendo così a proteggerci dai cambiamenti climatici. Difendendo, inoltre, coste e rive dall’erosione delle acque o da eventi catastrofici ormai sempre più frequenti. Sono importanti serbatoi per le falde acquifere e naturali “trappole per nutrienti”. La ricca e diversificata vegetazione delle zone umide conferisce a questi ambienti la capacità di creare condizioni favorevoli per la decomposizione microbica della sostanza organica: sono dei “depuratori naturali”. Lagune, laghi, golene sono habitat essenziali per molluschi e servono per la riproduzione dei pesci. Ma l’aspetto più significativo è rappresentato dalla grande biodiversità che vive in questi habitat fra terra e acqua. Infatti, le zone umide, insieme alle barriere coralline, sono gli ambienti con la più elevata ricchezza di specie animali e vegetali al mondo. Uno dei gruppi tassonomici più rappresentativo in questi ambienti è quello degli uccelli: a livello mondiale, su 9’895 specie esistenti, 878 (pari al 9%) sono legate alle zone umide almeno in una parte del loro ciclo biologico.

Lo stato di conservazione delle specie legate alle zone umide è allarmante: complessivamente il 40% degli habitat e delle specie legate all’ambiente acquatico presenta uno stato di conservazione “inadeguato”, il 19% “cattivo”, l’11% “sconosciuto” e solo il 29% “favorevole”. Negli ultimi decenni, le minacce di questi ambienti sono drammaticamente aumentate e, oltre alle tradizionali cause di degrado legate alla caccia, all’inquinamento, alla loro distruzione dovuta all’urbanizzazione o alle pratiche agricole insostenibili, si sono aggiunti i cambiamenti del regime idrologico, dovuti a una gestione spesso irresponsabile delle acque, ai cambiamenti climatici e alla grande diffusione di piante e animali alieni.

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