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Le righe delle zebre

Le zebre appartengono alla famiglia degli equidi e ne esistono tre specie, che vivono nelle steppe e nelle savane di molti Paesi africani

26 gennaio 2019
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Le zebre appartengono alla famiglia degli equidi e ne esistono tre specie, che vivono nelle steppe e nelle savane di molti Paesi africani: la zebra di Grévy, la zebra di montagna e la zebra di pianura (la specie più comune e diffusa). Esse possono essere molto sociali e tranquille e migrare accanto a gnu ed altri animali. Il nucleo principale è composto dal maschio, lo stallone, e da una o più femmine, le giumente, con i loro piccoli, i puledri. I maschi a un certo momento (tra uno e quattro anni) lasciano spontaneamente la propria famiglia d’origine e per un periodo vivono da soli o in branchi composti da soli maschi. I genitori sono così legati alla loro prole, che qualche volta cercano di convincere il giovane a tornare a “casa”. Nella maggior parte dei casi le coppie che si sono formate stanno insieme per tutta la vita. Lo stallone, poi, è un padre e “marito” alquanto geloso. Se qualche maschio si avvicina alle sue figlie, mette da parte il suo carattere mite e scalcia e morde fin quando non scaccia il giovane pretendente. Ogni tanto vince, ogni tanto invece perde e a quel punto la giumenta si allontana per formare un altro nucleo. A volte si congiungono più famiglie e si formano così immensi branchi di centinaia o migliaia di esemplari. In inverno, durante la stagione secca, si riuniscono attorno a una pozza d’acqua o lungo un fiume. Si cibano principalmente di erba, ma a volte mangiano anche altre piante. Ma diamo una risposta alla domanda che in molti si pongono: le zebre sono bianche a righe nere o nere a righe bianche? La questione è rimasta irrisolta per molto tempo. Poi è arrivata la scoperta: fino a quando le zebre sono nel ventre della madre, il loro pelo è completamente nero. Solo poco prima del parto compaiono le strisce bianche. A proposito, la pelle sotto il manto è anche nera, non a righe. Non solo: ogni mantello è unico al mondo. Le loro righe sono come per noi le impronte digitali. I piccoli imparano sin dai primi giorni di vita a riconoscere la mamma sia dall’odore che dalle strisce. Fino ad oggi non è ancora stato chiarito il motivo per cui questi animali siano a strisce. Si potrebbe pensare che nella savana i colori bianco e nero non siano proprio ideali per nascondersi. Secondo alcuni ricercatori, invece, il nemico numero uno della zebra, il leone, non ha la capacità di distinguere tanti colori e nella calura estiva le righe si confonderebbero grazie all’effetto del caldo che sembra far tremare l’aria. In parole povere: il leone perderebbe la capacità di capire dove inizia e dove finisce la zebra.

Una migrazione da record

Quando in Namibia si avvicina l’estate, inizia anche la stagione delle piogge. In questo periodo migliaia di zebre si riuniscono per migrare insieme verso luoghi dove trovano cibo e acqua a sufficienza. Con loro si mettono in marcia anche gli gnu, una specie di antilope, che le seguono per diversi chilometri. Cinque anni fa, un gruppo di ricercatori del WWF ha dato il via a un progetto per studiare le lunghe migrazioni delle zebre e per scoprire quali territori proteggere. Otto zebre sono state provviste di un collare con trasmettitore. Nulla di strano fin qui, se non fosse che il WWF ha scoperto che questi splendidi animali a strisce percorrono oltre 500 chilometri tra la Namibia e il Botswana (andata e ritorno). Nessun altro mammifero africano può coprire distanze così lunghe. Un record sotto gli occhi di tutti, ma che nessuno aveva mai realizzato.

Dal progetto è emerso che le mandrie, costituite da oltre 1’500 esemplari, lasciano la Namibia a dicembre per dirigersi verso il Botswana, a 250 chilometri di distanza, dove arrivano circa due settimane dopo. Dopo dieci settimane di pascolo, ritornano con calma in Namibia. Il loro viaggio di ritorno, infatti, può durare anche tre mesi. Questi studi sono essenziali, anche perché gli animali non conoscono confini. La riserva naturale KaZa si estende su cinque Paesi: Namibia, Angola, Botswana, Zambia e Zimbabwe. Le zebre, ma anche bufali ed elefanti, non fanno caso ai confini e quando cercano cibo e acqua rischiano di attraversare strade, villaggi e terreni di piccoli contadini.

Per evitare disagi con le comunità locali, il WWF ha creato diversi corridoi faunistici. In queste zone i contadini non possono coltivare campi o costruire case e sui lati della strada vengono posizionati cartelli, invitando i conducenti a rallentare per proteggere gli animali.

Progetti di convivenza

Nella stessa riserva naturale KaZa vivono molte persone. Per il WWF è importante parlare e collaborare con loro se si vogliono proteggere delle aree. Anche queste persone devono essere convinte che è importante proteggere gli animali e la fauna. Il sostentamento degli abitanti dei villaggi, infatti, è strettamente legato agli animali selvatici: c’è chi viene preparato e poi lavora come guardiacaccia o chi impara ad avere un altro tipo di approccio verso la propria terra, mostrando ai turisti queste regioni in maniera rispettosa. La convivenza è fattibile, ma bisogna volerlo. Grazie alla scoperta del WWF, ora è possibile conoscere la posizione e gli spostamenti delle zebre.

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