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L’ippopotamo, un cavallo di fiume

L’ippopotamo è un animale un po’ goffo, ma tanto simpatico: purtroppo è minacciato

(© Greg Armfield / WWF )
21 luglio 2018
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L’ippopotamo è un animale un po’ goffo, ma tanto simpatico. Purtroppo è minacciato: i bracconieri lo uccidono sia per ricavarne avorio dai denti sia per la sua carne. Inoltre l’ambiente naturale dell’ippopotamo è in costante diminuzione. Eppure, c’è tanto da scoprire su questo incredibile animale.

Nessun altro animale è in grado di spalancare la propria bocca come l’ippopotamo. Infatti può aprirla fino a un metro e quando sbadiglia può essere molto pericoloso. I maschi mostrano i loro enormi canini ed emettono dei grugniti feroci. Se un rivale gli si avvicina ha luogo un combattimento violento, che a volte può essere mortale. I canini inferiori possono arrivare a una lunghezza pari a 50 centimetri. Crescono per tutta la durata della vita e costituiscono un’arma micidiale. Molti maschi sono ricoperti di morsicature e cicatrici. Persino i coccodrilli devono stare all’erta: un ippopotamo può far saltare la loro corazza a occhi chiusi.

Il passatempo preferito degli ippopotami è fare il bagno. Trascorrono 18 ore al giorno in acqua, facendo spuntare fuori solo gli occhi, le orecchie e le narici. Lo fanno perché la loro ruvida pelle è nuda, solo sulla coda e sul muso crescono dei peli. Fuori dall’acqua prenderebbero in poco tempo una scottatura e la loro pelle si seccherebbe. Nell’acqua proteggono quindi il loro grande corpo. A proposito: lo sapevi che l’ippopotamo produce una “crema solare”? La sua pelle, infatti, espelle un muco che sembra sciroppo di lampone. Di conseguenza l’ippopotamo riflette una luce rosa e per questo in passato si credeva che sudasse sangue. Come gli elefanti anche gli ippopotami amano rotolare nel fango.

Uno spesso strato di fango li protegge dalle morsicature di insetti, dal calore e dal sole. Fortunatamente contro le zecche e i pidocchi esistono le bufaghe, degli uccelli che con il loro becco appuntito rimuovono ogni genere di animaletto fastidioso dalla pelle.

Di notte gli ippopotami escono dall’acqua e percorrono i sentieri per raggiungere i loro pascoli, dove mangiano erba per cinque ore. Le loro dure labbra tagliano i fili come un tosaerba. Ogni notte 40 chili di erba finiscono nel loro stomaco. Questa quantità è sorprendentemente poca se si pensa che un ippopotamo può pesare oltre tremila chili. Non ha bisogno di altro cibo perché di giorno vive nell’acqua, che sorregge il suo peso e gli fa risparmiare molta energia. L’ippopotamo può inoltre immergersi fino a 5 minuti e galoppare sul fondale: fluttua nell’acqua in modo elegante, come un ballerino.

Cosa fai per tenere lontani gli ospiti indesiderati dalla tua camera? Scrivi “Vietato entrare” su un cartello e lo appendi fuori dalla porta? Gli ippopotami maschi hanno un modo molto più divertente per marcare il loro territorio. Vanno a riva, fanno girare la loro corta coda come un’elica e svuotano il loro intestino. Puoi immaginare cosa succede: una doccia di letame. La puzza comunica agli altri maschi: “Stop, questo è il mio regno! Non sfidarmi, altrimenti ti aggredisco!”. Tutti gli ippopotami del branco devono ubbidire al capo dei maschi. Solitamente sono 10-15 esemplari che abitano insieme in un tratto di riva. Di giorno sonnecchiano nell’acqua e posano comodamente la testa sulla schiena del vicino.

I piccoli di ippopotamo nascono sott’acqua e come prima cosa devono sgambettare fino alla superficie per respirare. Subito dopo la nascita sono già capaci di nuotare e camminare. Per un anno bevono il latte della mamma e dopo un paio di settimane mangiano erba. I piccoli devono sempre rimanere vicini alla propria mamma, perché solo in questo modo sono al sicuro da coccodrilli, leoni e iene. Per i più piccini c’è addirittura un “asilo”: qui possono giocare fra di loro senza pericolo, mentre le loro mamme pascolano. Un paio di femmine si prendono cura dei piccoli e guai se un leone si avvicina: contro i denti affilati delle sorveglianti non c’è alcuna possibilità di vincere.

L’ippopotamo ha un piccolo parente: l’ippopotamo pigmeo, vale a dire l’ippopotamo nano. Pesa 10 volte meno, è tre volte più piccolo e ha una testa rotonda. L’ippopotamo pigmeo non abita nei fiumi e nei laghi, ma nella fitta foresta tropicale. Per riuscire a muoversi in questo posto è molto pratico avere un corpo più piccolo. Gli ippopotami più grandi, con la loro forma a botte, rimarrebbero incastrati fra gli alberi.

L’ippopotamo ha un piccolo parente: l’ippopotamo pigmeo, vale a dire l’ippopotamo nano. Pesa 10 volte meno, è tre volte più piccolo e ha una testa rotonda. L’ippopotamo pigmeo non abita nei fiumi e nei laghi, ma nella fitta foresta tropicale. Per riuscire a muoversi in questo posto è molto pratico avere un corpo più piccolo. Gli ippopotami più grandi, con la loro forma a botte, rimarrebbero incastrati fra gli alberi.

Un animale in pericolo

La caccia all’ippopotamo – purtroppo, come avviene spesso – è spinta da motivi di denaro. I loro canini sono di avorio, materiale chiamato ‘oro bianco’ e molto richiesto sul mercato nero. Se da una parte è risaputo che l’elefante viene ucciso per questo motivo, non tutti sanno che purtroppo la stessa cosa avviene all’ippopotamo. Anche la sua carne viene venduta a caro prezzo, sebbene questo sia proibito.

In passato gli ippopotami vivevano sparsi per tutta l’Africa. Oggi si vedono solo nelle aree protette e nei parchi nazionali. Se ne contano circa 120mila esemplari. Da anni il WWF lotta per salvare questo immenso animale: vengono formati i guardiacaccia, che hanno il compito di proteggere l’ippopotamo dai cacciatori e dai bracconieri. Insieme all’organizzazione TRAFFIC (fondata dal WWF) si lavora per la protezione delle specie. Esistono dei veri e propri “detective” che hanno il compito di scoprire il commercio illegale di carne e avorio di ippopotamo e di elefante. Inoltre, si lavora affinché la popolazione venga sensibilizzata sull’importanza di questi animali, facendo capire che sarebbe meglio non mangiare la loro carne.

Un lavoro duro e costante, anche perché, secondo le ultime ricerche, il numero di ippopotami sta calando in modo vertiginoso, più di quanto si pensasse fino a pochi anni fa. Lo Iucn (International Union for Conservation of Nature), infatti, stima un calo fra il 7 e il 20% negli ultimi decenni. Le previsioni non sono delle migliori: fino al 2050 si prevede un calo del 30%. In Uganda, presso il parco nazionale “Queen Elizabeth”, negli anni Cinquanta si contavano 21mila esemplari: nelle ultime stime tracciate erano poco più di duemila.

Anche l’ippopotamo pigmeo è a rischio estinzione. Il suo habitat, vale a dire la foresta tropicale, diventa sempre più piccolo. In Africa vivono moltissime persone che hanno bisogno di spazio per campi, villaggi e strade. Per questo motivo disboscano la foresta tropicale e vendono la legna all’estero. L’ippopotamo pigmeo non può vivere senza la foresta tropicale. Oggi ci sono soltanto duemila esemplari di ippopotamo pigmeo. Il WWF lotta affinché si conservi il loro habitat. Insieme alle persone che vivono in Africa, il WWF sta cercando delle soluzioni per usufruire della foresta tropicale senza distruggerla.

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