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Foresta e Acqua: salvano vite

Questa settimana sono state celebrate due giornate importanti a livello globale: mercoledì, la giornata mondiale dedicata ai boschi, mentre giovedì quella dell’acqua

24 marzo 2018
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Questa settimana sono state celebrate due giornate importanti a livello globale: mercoledì, la giornata mondiale dedicata ai boschi, mentre giovedì quella dell’acqua. Due risorse naturali chiave per gli ecosistemi del nostro Pianeta. Il WWF ha deciso di cogliere l’occasione per sottolineare la stretta relazione tra ecosistemi forestali, qualità dell’acqua e salute umana rendendo nota una recentissima ricerca che dimostra come i bambini che vivono in bacini fluviali con maggiore copertura arborea abbiano meno probabilità di ammalarsi di diarrea, la seconda causa di morte tra i bambini sotto i cinque anni.
Lo studio, finanziato dal WWF, è stato condotto dall’Università del Vermont su 300mila bambini in 35 Paesi distribuiti tra Africa, Sudest asiatico, Sud­america e Caraibi. I dati mostrano come con un aumento del 30% della copertura di alberi nei bacini idrici rurali si abbia un effetto paragonabile al drastico miglioramento delle condizioni igieniche. La ricerca, pubblicata su Nature Communications, è la prima capace di quantificare la connessione tra il buono stato delle foreste dei bacini idrografici e la salute dei bambini su scala globale.

Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), la morte di un bambino su 4, di età inferiore ai cinque anni, è attribuibile alle cattive condizioni igieniche. Ogni anno si stima che 361mila bambini muoiano di diarrea a causa del difficile accesso all’acqua pulita, delle pessime condizioni dei servizi igienici e della mancanza d’igiene in generale. Per realizzare questo studio sono stati usati i big data: 30 anni di indagini demografiche e sanitarie raccolte da Usaid con 150 variabili per 500mila famiglie.

L’effetto foreste sull’acqua è spiegato dalla loro capacità di raccogliere le risorse idriche e depurarle rendendole potabili e adatte al consumo umano. Eppure, nonostante questa intuitiva correlazione (supportata anche da significative ricerche) gli habitat dei bacini idrografici sono in condizioni estremamente critiche.

Basti pensare che tra il 1970 e il 2012 abbiamo perso l’81% della fauna selvatica d’acqua dolce. La distruzione delle foreste e conseguentemente la riduzione del loro importante ruolo nel ciclo dell’acqua e nei sistemi idrogeologici, rafforza la portata e l’intensità di alluvioni, dei dissesti, della desertificazione e della siccità. Si tratta di una delicata catena che, se spezzata, produce devastazioni con un effetto a domino sia su scala locale (disastri ambientali) sia su scala globale (cambiamento climatico).

 

Ogni giorno scompaiono specie vegetali e animali che però non fanno notizia in quanto spesso poco “carismatiche”. Questa settimana invece, sotto gli occhi di tutti, si è praticamente estinta una sottospecie possente: il 19 marzo in Kenya, nella riserva di Ol Pejeta Conservancy, è morto Sudan, l’ultimo individuo maschio di rinoceronte bianco settentrionale. Aveva 45 anni ed era malato da tempo, tanto che è stato necessario praticare l’eutanasia all’animale per evitargli ulteriori sofferenze. Ora restano solo 2 femmine, anch’esse anziane. Ciò significa che questa sottospecie di rinoceronte è ormai segnata.

È morto Sudan

Lo diciamo senza vergogna: per noi del WWF è stato un giorno di lutto. La scomparsa di Sudan non può non essere un momento di attenta riflessione sulla gravissima crisi della biodiversità e sulla perdita di specie che il Pianeta sta subendo.

Nessuno potrà restituirci l’unicità di questi animali, che come tasselli di un enorme mosaico compongono l’incredibile varietà della vita sulla Terra. Rinoceronti, elefanti, tigri e altre specie meno conosciute sono vittime innocenti dei crimini di natura.

La morte di Sudan segna non solo la fine della storia di una delle 5 sottospecie, ma è anche il simbolo dell’inaccettabile velocità con cui si sta perdendo la biodiversità del nostro Pianeta. L’attività umana ha amplificato di 1’000 volte il normale tasso di estinzione delle specie sulla Terra, tanto che gli scienziati parlano ormai di sesta estinzione di massa.

Il rinoceronte è una specie simbolo dei drammatici effetti del bracconaggio nel mondo. Rappresentato da 5 sottospecie, di cui 2 (rinoceronte bianco e rinoceronte nero) presenti in Africa e 3 (rinoceronte indiano, rinoceronte di Giava, rinoceronte di Sumatra) presenti in Asia, il rinoceronte rischia di scomparire nei prossimi decenni da tutto il Pianeta.

Questi animali sono stati ridotti al collasso da una caccia barbara e spietata che mira unicamente al commercio del corno, il quale viene usato nella “medicina” tradizionale cinese e rappresenta uno status symbol in alcuni Paesi asiatici. In Sudafrica dal 2007 al 2016 il bracconaggio al rinoceronte è aumentato del 9’000%.

Di Sudan rimangono alcuni campioni di sperma, con la speranza di inseminare artificialmente le due femmine rimaste. Se l’esito di questo progetto non sarà positivo, avremo perso il rinoceronte bianco settentrionale per sempre.

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