Votazioni federali

Consenso esplicito o presunto sui trapianti, decide il popolo

Al voto un nuovo modello che mira ad aumentare il numero di organi e salvare più vite. Le ragioni di favorevoli e contrari

17 aprile 2022
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Il 15 maggio si vota su una questione delicata al confine tra vita e morte, su nuove regole per la donazione degli organi. Un nuovo modello del consenso, che mira a incrementare il numero di trapianti, passerà al vaglio della votazione popolare.

Di che cosa stiamo parlando?

In votazione c’è un cambiamento di paradigma. Attualmente in Svizzera, è possibile prelevare organi o tessuti da una persona deceduta soltanto se in vita ha dato il proprio consenso (ad esempio con una tessera di donatore o con il testamento biologico) o se i parenti possono presumere che lo volesse. Si chiama consenso esplicito. La modifica legislativa in votazione capovolge la questione. Introduce il cosiddetto consenso presunto: dopo la morte sono tutti donatori, a meno di non aver espressamente dichiarato di non voler donare gli organi.

Come si è arrivati qui?

Tutto è partito nel marzo 2019 dall’iniziativa popolare «Favorire la donazione di organi e salvare vite umane» presentata dalla Jeune Chambre Internationale Riviera (JCI). Imprenditori, medici, politici della regione di Vevey e Montreux, raccogliendo le 100mila firme necessarie, hanno chiesto d’iscrivere nella Costituzione federale il principio del consenso presunto (chi non vuole donare i propri organi dopo la morte deve dichiararlo), senza tuttavia disciplinare esplicitamente i diritti dei familiari. Consiglio federale e il Parlamento hanno respinto l’iniziativa e proposto un modello diverso. Tecnicamente, il consenso presunto in senso lato. Diverso perché prevede di coinvolgere i congiunti nel processo decisionale. Per realizzarlo va modificata la Legge federale sui trapianti.
A questo punto, e siamo al 7 ottobre 2021, il comitato d’iniziativa, soddisfatto della proposta, ha ritirato il suo testo. Poteva finire lì, invece contro la modifica di legge (approvata da Governo e Parlamento) è stato lanciato il referendum. Il popolo dovrà dire la sua il 15 maggio.

Perché cambiare rotta?

Negli ultimi 5 anni, circa 450 persone l’anno hanno ricevuto un organo. Sembra tanto, ma non basta: a fine 2021, c’erano in lista di attesa 1’434 persone e 72 sono decedute nel corso dell’anno per mancanza di donatori. Ogni settimana, 1-2 pazienti muoiono attendendo invano l’intervento. Le cifre dimostrano che il numero di organi a disposizione è ben inferiore alle necessità. Oggi gli organi possono essere prelevati solo se il donatore ha dato in vita il consenso. Lo fanno in pochi. Se non si sa cosa voleva la persona deceduta, si chiede ai parenti, che spesso rifiutano (nel 60% dei casi in Svizzera). Pur continuando a garantire la volontarietà della donazione, si vorrebbe aumentare la disponibilità di organi per chi attende un trapianto.

Perché il consenso esplicito non funziona?

Molte persone non dichiarano mentre sono in vita se vogliono donare i propri organi dopo la morte. Anche i congiunti ne sono raramente informati. Quando sono interpellati in ospedale e non sono a conoscenza della volontà della persona, spesso non danno il consenso. Nei sondaggi però la maggior parte della popolazione si dichiara favorevole alla donazione di organi. Il Consiglio federale e il Parlamento intendono sfruttare meglio questo potenziale, così da aumentare la probabilità di ricevere un organo per le persone in lista d’attesa.

In Europa che cosa si fa?

Le esperienze all’estero dimostrano che il modello del consenso presunto può contribuire ad aumentare il numero di donazioni di organi. In molti paesi attorno alla Svizzera vige il consenso presunto. Solo la Germania ha un tasso di donatori nettamente inferiore a quello elvetico. Anche la legislazione tedesca si basa sul consenso esplicito.

Che cosa succede con il consenso presunto?

Si parte dal presupposto che tutti sono favorevoli alla donazione d’organi. Chi non lo è deve segnalarlo in un nuovo registro federale. Tuttavia, anche in futuro vale sempre la regola secondo cui, in assenza della dichiarazione di volontà della persona interessata, i suoi congiunti devono essere interpellati. I parenti possono rifiutare se sanno o presumono che non avrebbe acconsentito alla donazione. Se la persona deceduta non ha dichiarato la sua volontà e non sono rintracciabili i congiunti, per esempio nel caso di turisti o rifugiati, è vietato prelevare gli organi.

Quando entrerà in vigore?

Nel caso in cui il popolo si pronunciasse a favore dell’introduzione del modello del consenso presunto, la modifica potrebbe avvenire al più presto nel 2023. Questo perché, in particolare, la popolazione dovrà esserne informata quanto prima e nel modo più ampio possibile. Inoltre, è necessario creare un registro in cui le persone possano registrare la loro opposizione alla donazione di organi e tessuti dopo la morte. Sino ad allora, resta valido il modello del consenso in senso lato.

Che cosa varrebbe per bambini e adolescenti?

Come finora, i minori a partire dai 16 anni possono esprimere la loro volontà sulla donazione in modo autonomo e vincolante. Per gli adolescenti a partire dai 16 anni valgono le stesse regole come per gli adulti. Riguardo ai giovani d’età inferiore, invece, dovranno essere interpellati gli stretti congiunti, che di regola sono i genitori. In ogni modo, anche i genitori devono tenere conto dell’opinione del figlio nella loro decisione. Se gli stretti congiunti non fossero rintracciabili, il prelievo di organi è vietato.

Con il consenso presunto ogni persona deceduta diventa un donatore?

No, non sarà possibile prelevare organi o tessuti da una persona che ha dichiarato la propria opposizione quando era ancora in vita. Inoltre, i requisiti medici per una donazione rimangono invariati anche in caso di cambiamento del sistema: possono donare organi solo le persone che sono decedute nel reparto di cure intensive di un ospedale a causa di una grave lesione cerebrale o di un arresto circolatorio persistente. Se il decesso avviene al di fuori di un ospedale, la donazione di organi non è possibile.

Chi ha lanciato il referendum?

Un comitato interpartitico (co-presieduto da un’ostetrica e consigliera comunale socialista di Bienne e da un medico di Winterthur), composto da medici, esperti di bio-etica, teologi,
avvocati e politici, contestano che il silenzio possa valere come assenso, in particolare quando è in gioco il diritto all’integrità fisica garantito dalla Costituzione. Ritengono sia
necessario un ‘sì’ esplicito per qualsiasi tipo d’intervento medico. Il grosso nodo è la comunicazione: per loro, ci saranno sempre persone, soprattutto tra le fasce più deboli, che non
saranno al corrente di doversi opporre alla donazione di organi e non intraprendano dunque i passi necessari. Altro punto debole a loro giudizio, la crescente pressione sui parenti dei defunti: un rifiuto li taccerebbe di comportamento non solidale.

Chi è contro il nuovo modello?

Al voto in Parlamento, la maggioranza dell’Udc e parte dell’Alleanza del centro si sono opposti alla nuova legge, poiché ritengono che il "consenso presunto" non rispetti il diritto all’integrità fisica e all’autodeterminazione. Reputano inoltre che le riflessioni di carattere religioso o etico non siano state prese sufficientemente in considerazione e che il dubbio non possa essere interpretato come un’approvazione.

Chi sostiene il progetto?

La modifica della Legge federale sul trapianto di organi, tessuti e cellule proposta dal Governo è sostenuta da una netta maggioranza del Parlamento. Il motivo: il consenso presunto permetterà di aumentare il numero di donazioni e di recuperare il ritardo sugli altri Paesi europei. Il modello del consenso presunto è una soluzione che all’estero si è dimostrata valida. Il controprogetto riscuote un largo consenso proprio perché coinvolge i congiunti nel processo decisionale. Senza un’indicazione esplicita, si ritiene che l’interessato fosse a conoscenza del modello del consenso presunto e dunque consenziente. Questo aiuta i congiunti in una situazione delicata. Essi potranno comunque continuare a opporsi alla donazione se credono che ciò corrisponda alla volontà di chi non c’è più. Inoltre, in caso di dubbio e se la famiglia è irraggiungibile, il trapianto non sarà consentito. Il Consiglio federale ha intanto indicato che sarà istituito un registro nazionale, affinché tutti possano specificare facilmente la propria posizione. Sono previste delle campagne informative.

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