Svizzera

‘Caso Berset’, una delicata vicinanza tra giustizia e politica

La vicenda approda in Parlamento, mentre tra Udc e Ps i toni si alzano. Democentristi e socialisti ‘duellano’ anche sul piano giudiziario

Sulla graticola
(Keystone)
24 gennaio 2023
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La giustizia penale si occupa da parecchi mesi delle informazioni confidenziali sulla gestione della pandemia che Peter Lauener, ex braccio destro di Alain Berset, passava regolarmente al Ceo di Ringier Marc Walder tra il 2020 e il 2021. Adesso della vicenda, rivelata il 14 gennaio dalla ‘Schweiz am Wochenende’, è stato investito anche il Parlamento. Le Commissioni della gestione (Cg) sono da ieri al lavoro per capire se, come e quando avviare un’indagine politica sul caso che vede al centro, benché non sia indagato, l’attuale presidente della Confederazione. I due presidenti – la consigliera nazionale Prisca Birrer-Heimo (Ps/Lu) e il ‘senatore’ Matthias Michel (Plr/Zg) – informeranno stasera sulle intenzioni degli organi che controllano la gestione del Consiglio federale e dell’amministrazione federale.

Il clima si arroventa

Il clima politico si sta surriscaldando. Soprattutto per opera dell’Udc. Il consigliere nazionale zurighese Alfred Heer è stato il primo e finora unico parlamentare a pretendere esplicitamente le dimissioni del capo del Dipartimento federale dell’Interno (Dfi). Più diplomatico il presidente Marco Chiesa. Almeno fino a ieri. In un’intervista al ‘Blick’, il consigliere agli Stati ticinese ha dichiarato che "il ritiro di Berset dal governo sarebbe utile", in quanto ha perso la "fiducia" della popolazione e "distrutto" i rapporti di fiducia in seno al Consiglio federale.

Da un lato si alza il tiro, dall’altro si fa scudo. E si contrattacca. Sabato a radio Srf il copresidente del Partito socialista (Ps) Cédric Wermuth ha accusato la concorrenza politica di fare campagna elettorale con le indiscrezioni emerse oltre una settimana fa. A suo dire il momento in cui sono state fatte le rivelazioni non è casuale. La vigilia, alla trasmissione ‘Arena’ della Srf, la consigliera nazionale socialista Jacqueline Badran aveva parlato di una rete di relazioni tra Heer, un propagandista dell’Udc e la sua partner, che altri non è che la presidente dell’Autorità di vigilanza sul Ministero pubblico della Confederazione (Av-Mpc).

In precedenza, era stata la ‘Wochenzeitung’ a chiedersi: "Chi ha interesse a mettere ripetutamente nei pasticci Berset, e ha spifferato la storia a Ch-Media [editore della ‘Schweiz am Wochenende’, ndr]?" Alcuni elementi di risposta li fornisce lo stesso settimanale di sinistra, che "a quasi tutti i livelli" ha riscontrato la presenza di persone legate in un modo o in un altro all’Udc zurighese.

Ad esempio: è sotto la presidenza dell’Udc Alexia Heine che l’Av-Mpc ha esteso, con una controversa decisione, il mandato del procuratore federale straordinario Peter Marti, lui stesso ex giudice Udc, dal caso Crypto alle indiscrezioni sulla gestione della pandemia. Heine è sposata con Alexander Segert, anch’egli Udc, che si è fatto un nome come ‘propagandista dell’Udc’. Stando a Nau.ch, Segert è stato tra l’altro all’origine dei famosi cartelloni con la pecora bianca che scalcia fuori dalla Svizzera quella nera, cartelloni con cui nel 2010 l’Unione democratica di centro ha fatto campagna a favore della sua iniziativa per l’espulsione dei criminali stranieri. E oggi il consulente in Pr ha accesso a Palazzo federale grazie a un badge concessogli proprio da Alfred Heer, colui che ora invoca le dimissioni di Berset.

Per la ‘Woz’, "la vicinanza personale-politica è scandalosa per simili delicate inchieste". Una vicinanza che però non è prerogativa dell’Udc. Peter Lauener, già vice-segretario generale del Ps (e per il quale vale la presunzione d’innocenza), ha chiesto al Tribunale dei provvedimenti coercitivi di Berna di mettere i sigilli alle e-mail professionali e ad altri documenti sequestratigli da Marti. A decidere se sbloccarli o no sarà la presidente del Tribunale: Lorena Rampa, membro – come del resto lo stesso Berset – del… Ps.

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